I leader dei Ventisette hanno raggiunto un’intesa sul mandato per la Conferenza intergovernativa che dovrà redigere il nuovo Trattato e riscrivere le regole per l’Unione Europea allargata
Ue, accordo dopo la maratona notturna
Dal 2017 voto a doppia maggioranza
Il cancelliere Merkel: "Abbiamo portato tutti e 27 gli Stati membri sulla stessa strada: tutti hanno dovuto accettare qualcosa o rinunciare a qualcosa" *
BRUXELLES - Dopo aver rischiato una clamorosa rottura, l’Europa ha trovato nel cuore della notte l’accordo sul Trattato che dovrà sostituire la Costituzione bocciata nel 2005 dai referendum in Francia e Olanda. far ripartire il processo di allargamento. "Abbiamo ottenuto un mandato chiaro per la conferenza intergovernativa. C’è una grande opportunità per avere un nuovo Trattato in vigore nel 2009", ha detto il cancelliere tedesco Angela Merkel, nella conferenza stampa tenuta dopo la chiusura del vertice.
"C’è stato bisogno di molta volontà e abbiamo fatto ricorso a molti compromessi, ma alla fine ciò che conta è che siamo riusciti ad uscire dall’impasse e a rilanciare il Trattato su basi nuove - ha aggiunto ancora Merkel - E lo abbiamo fatto portando tutti e 27 gli Stati membri sulla stessa strada: tutti hanno dovuto accettare qualcosa o rinunciare a qualcosa".
C’è voluta infatti una maratona negoziale protrattasi fino a notte fonda, ma i leader dei Ventisette hanno raggiunto un’intesa sul mandato negoziale per la Conferenza intergovernativa la quale nei prossimi mesi, sotto la Presidenza semestrale di turno portoghese, dovrà redigere il nuovo Trattato che riscrive le regole per l’Unione Europea allargata.
Il cancelliere Merkel era arrivata a minacciare di convocare la Cig a 26, senza la Polonia, se i gemelli Kaczynski avessero insistito nella loro opposizione. Un decisione che avrebbe avuto un solo precedente, nel Consiglio Europeo di Milano del 1985 che lanciò il negoziato sull’Atto Unico malgrado il no di Gran Bretagna, Grecia e Danimarca.
Alla fine a far quadrare i conti è stata un’ulteriore concessione alla Polonia, contraria al passaggio a un meccanismo di voto a doppia maggioranza, in base al quale le decisioni sono adottate dal Consiglio se c’è il sì del 55 per cento degli Stati membri e del 65 per cento della popolazione complessiva: il nuovo sistema non entrerà in vigore nel 2009, come inizialmente previsto, ma solo nel 2017, dopo un periodo di transizione a partire dal 2014.
Sono occorse quasi diciannove ore di febbrili trattative, condotte anche al telefono con il premier polacco Jaroslaw Kaczynski il quale seguiva da Varsavia l’andamento del negoziato condotto dal fratello gemello Lech, per trovare un’intesa che a un certo punto è stata rimessa in discussione dal fronte europeista: Italia, Belgio, Cipro, Malta, Lussemburgo, Ungheria; quest’ultimo lamentava le troppe aperture ai contestatori.
Anche le trattative con la Gran Bretagna sono state complesse. Il premier Tony Blair aveva posto quattro punti irrinunciabili, ma alla fine ne ha tenuto fermo solo uno, che è stato accolto nella stesura finale dell’accordo: una clausola che salvaguarda la Common Law, il sistema giuridico anglosassone che sotto molti aspetti differisce dagli ordinamenti dei Paesi continentali. "Sono consapevole che molti britannici ora sono euroscettici, ma questa era un’occasione per andare avanti anche per noi", ha commentato Blair nell’incontro finale con i giornalisti.
* la Repubblica, 23 giugno 2007