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"Pietą per il mondo, venga il nuovo sapere"(M. Serres, Distacco, 1986)!!! "La violenza contro donne e bambine/i č tenuta nascosta in tutte le culture"!!!

Porre fine alle mutilazioni genitali femminili (MGF)!!! UN URLO LIBERATORIO E UN APPELLO DALLE DONNE DELL’ AFRICA: "VAGINA, VAGINA, VAGINA" di Sally Blakemore - a cura di pfls

WWW.EQUALITYNOW.ORG. UGUAGLIANZA ORA!!! USCIAMO DAL SILENZIO: DONNE E UOMINI, TUTTI E TUTTE - IN TUTTO IL MONDO!!!
domenica 25 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
USCIRE DAL SILENZIO. Porre fine alle mutilazioni genitali femminili(MGF) - in tutto il mondo!!!

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> Porre fine alle mutilazioni genitali femminili (MGF)!!! ---- Dalla parte di tutte le bambine. Si apre oggi nel Burkina Faso la conferenza mondiale per la messa al bando (di Emma Bonino).

lunedì 9 novembre 2009

Dalla parte di tutte le bambine

Si apre oggi nel Burkina Faso la conferenza mondiale per la messa al bando delle mutilazioni genitali. All’Onu il prossimo passo

di Emma Bonino
(l’Unitą, 09.11.2009)

Ricordo ancora con emozione il racconto di donne africane, con le quali ho poi stretto amicizia, sulla lotta che faticosamente e nella quasi totale clandestinità stavano portando avanti da oltre un ventennio. Eravamo alla fine degli anni Novanta, avevo da poco concluso il mio mandato di Commissaria europea e, nonostante ne avessi sentito parlare essendomi occupata di Africa a lungo, fino ad allora non mi ero impegnata in prima persona contro la pratica, così diffusa nel grande continente, delle mutilazioni genitali femminili. All’epoca, parlarne apertamente era impensabile in molte realtà, si trattava di un argomento tabù, gelosamente custodito all’interno delle comunità in nome di tradizioni antichissime spesso confuse con le religioni. La conoscenza dell’incidenza effettiva delle mutilazioni genitali femminili mi colpì per la sua violenza, per la sua portata simbolica di soggiogamento della donna, per le conseguenze nefaste sulla salute psicofisica delle vittime, ma soprattutto per la sua diffusione: due milioni di bambine esposte al rischio di mutilazione ogni anno. La determinazione delle attiviste africane e la loro espressa richiesta di sostegno, mi convinse della necessità di un impegno di lungo periodo e fu così che con gli amici di Non c’è Pace Senza Giustizia decidemmo di lanciare una campagna internazionale. L’obiettivo della prima fase fu di contribuire a sollevare la coltre di silenzi. Grazie all’impegno della first lady egiziana Suzanne Mubarak, nel 2003 le militanti anti-mutilazioni si sono ritrovate sedute attorno allo stesso tavolo con i rappresentanti dei rispettivi governi e, per la prima volta, si è parlato di mutilazioni genitali femminili come violazione di uno dei diritti basilari della persona, il diritto all’integrità fisica. La partecipazione delle più alte autorità religiose musulmane e copte ha scardinato l’alibi religioso fino a quel momento usato per giustificare la pratica. Di lì a qualche settimana l’Unione Africana ha adottato il Protocollo di Maputo, un trattato entrato in vigore nel 2005 che bandisce le mutilazioni genitali come violazione dei diritti umani della donna.

Come spesso accade quando si tratta di conquiste di civiltà e di spazi di libertà individuale, le esperienze altrui possono giocare un ruolo decisivo nel determinare un’accelerazione, ed è proprio quello che è successo in questa campagna. Dopo il 2003 la rete di attiviste locali ha iniziato a fare sinergia, la loro azione con i governi è diventata più efficace e, ad oggi, 18 Stati africani sui 28 dove si praticano le mutilazioni genitali femminili hanno adottato una legge che punisce penalmente la pratica e hanno messo in campo campagne d’informazione e di sensibilizzazione. A distanza di quasi un decennio, i risultati ottenuti sono eccellenti e continua a crescere il numero di Paesi che scelgono di dotarsi di un quadro legislativo di prevenzione e sanzione. Nel corso della seconda Conferenza del Cairo, che si è tenuta nel dicembre del 2008 grazie al contributo del governo italiano, tutti i partecipanti, governativi e non, hanno preso atto dei considerevoli passi avanti compiuti negli ultimi cinque anni e hanno affermato l’intenzione di raddoppiare i propri sforzi. È ormai evidente l’esistenza di una volontà generalizzata di creare le condizioni politiche per sradicare questa pratica una volta per tutte. Il governo italiano, da anni molto attento e sensibile a questa campagna, ha di recente adottato iniziative ai più alti livelli diplomatici affinché la prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvi una risoluzione di condanna delle mutilazioni genitali femminili come violazione dei diritti umani e che inviti i governi dei Paesi interessati ad adottare tutte le misure necessarie a contrastare il fenomeno.

Con questo spirito la first lady del Burkina Faso, Chantal Compaoré, ha voluto organizzare con Non c’è Pace Senza Giustizia e con il sostegno della Cooperazione Italiana la conferenza «Dal Cairo a Ouagadougou: verso la definitiva messa al bando delle mutilazioni genitali femminili», che si apre oggi nella capitale burkinabé. Le first ladies dell’Africa occidentale sono state invitate a partecipare per sancire con la loro presenza l’impegno politico dei rispettivi Paesi a cooperare. Mentre fervono i preparativi per questo evento, le attiviste di tutta la regione cominciano ad arrivare in una torrida e caotica Ouagadougou, dove i venti degli ultimi giorni hanno colorato il cielo di sfumature rosso-arancio e dove le donne burkinabé sfrecciano per le strade sui loro scooter, lasciandosi dietro nuvoloni multicolori che si mescolano alle mille tinte dei loro abiti tradizionali. ❖


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