Telecom-Berlusconi, torna il conflitto di interessi
di Bianca Di Giovanni *
Doveroso sperare che «almeno un’impresa di telecomunicazioni rimanga italiana mi sembra un augurio doveroso, poi vinca il migliore». Così Romano Prodi apre la giornata delle polemiche intorno a Telecom. La ritirata degli americani dà la stura a un tornado di commenti. In campo politici e le corazzate dell’informazione, mentre riesplode il conflitto di interessi di Berlusconi che punta sulle telecomunicazioni.
Massimo D’Alema - chiamato in causa nonostante il quasi totale silenzio sulla vicenda - definisce «deprimenti» le ricostruzioni lette sui giornali. «Vorrei non aggiungere parole - ha dichiarato il vicepremier - Avendo io detto che ritengo che non si debba fare ora una legge sulle scatole cinesi e non bisogna dare l’ impressione di voler intervenire su una vicenda economica aperta, ma che, semmai dopo, discutendone con gli operatori economici, si possa ragionare su questo, un giornale (il Sole24Ore, ndr) ha scritto che voglio fare un blitz. Mi astengo dal commentare, altrimenti dovrei dire delle parole sconvenienti».
Anche la sorte toccata a Prodi da parte degli osservatori non lascia molto spazio all’ottimismo, per la verità. Le accuse di interventismo nel «recinto sacro» del mercato si sprecano. Da Tokyo il premier misura le parole. «La partita sarà ancora lunga; credo che avremo una pluralità di protagonisti in futuro - dichiara - Quindi l’uscita di At&T la giudico nè positiva nè negativa, ma solo un atto di una lunga commedia, o tragedia, o film. Ma solo un episodio che non è certo conclusivo».
Il premier non si dice sorpreso del ritiro americano: sembrava un’offerta più messicana, con un «appoggio esterno» americano. No comment di Prodi su un eventuale intervento di Intesa, mentre il premier considera positiva la tendenza del mercato di forte concentrazione nell’area europea. «Le fusioni che ci sono state dimostrano che si va verso un mercato europeo e parteciparvi sarà importante». Secondo alcuni osservatori bene informati, l’offerta Usa serviva più per fare il prezzo che per comprare.
E la reazione di Marco Tronchetti Provera la dice lunga al riguardo («Pirelli venderà al prezzo giusto»). Ma il centro-destra cavalca la propaganda della fuga di fronte alle interferenze politiche, mentre a sinistra tiene banco il «caso» Mediaset. Scende in campo il presidente della Camera Fausto Bertinotti «Non è che in Italia esista solo Berlusconi, ci sono altri imprenditori...- fa notare - Bisogna approvare presto una legge sul conflitto d’interessi». In appoggio si schiera Giovanna Melandri, che chiede di approvare subito una legge sul conflitto di interessi. Voce fuori dal coro, quella di Clemente Mastella: «Non vedo in maniera così disdicevole un ingresso di Mediaset», ha detto il ministro della Giustizia. In difesa del Cavaliere è sceso Sandro Bondi, definendo le parole di Bertinotti e del ministro Melandri «strabilianti».
Forza Italia è divisa tra chi si dice certo che l’ipotesi di uno «sbarco» nei telefoni si esclude, e chi invece crede che per farlo il leader sarebbe pronto a lasciare la politica. Mediaset non nasconde che l’operazione sarebbe interessante. Una sorta di interferenza della politica (straniera) nella vicenda per la verità c’è: è quella dell’ambasciatore americano Ronald Spogli il quale sottolinea «la forte presenza del governo negli affari dell’economia in Italia». Inutile ribattere che ben tre compagnie di telecomunicazioni in Italia sono straniere. «Alla politica spetta dettare le regole» dichiara in serata Vannino Chiti, riportando in prima linea la questione della rete. Un tema niente affatto nuovo: era aperto almeno dall’estate scorsa. Tutti ricordano il caso Rovati.
* l’Unità, Pubblicato il: 18.04.07, Modificato il: 18.04.07 alle ore 12.38