Inviare un messaggio

In risposta a:
Emergenza culturale e politica...

MA COME PENSA E PARLA CARUSO?! MA COME PENSANO E PARLANO LE ISTITUZIONI?! E COME PENSANO GLI ITALIANI E LE ITALIANE?! CECITA’ E SORDITA’: ITALIA o "Forza Italia"?!! E’ LA STESSA COSA?!! IL "BUFFONE" A "BERTINOTTI", COME A "BERLUSCONI", E’ UNA FORTE DENUNCIA DEL NARCISISMO E DELLA CRISI DELLE ISTITUZIONI - non un’offesa alle persone!!! Sveglia!!! Per la difesa della Costituzione, e per il dialogo, quello vero!!! - a cura di pfls

ITALIA: Presidente, Napolitano. Forza... ITALIA: Presidente, Berlusconi.
venerdì 10 agosto 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Seppellire sotto cartelli e striscioni l’ex subcomandante non è stato facile per tutti, però. «Abbiamo discusso e valutato - racconta Dario -. E abbiamo scelto di usare l’arma dell’ironia». E c’è chi, come Aurora, ammette: «Non mi fa piacere contestare Bertinotti, ma qui non abbiamo amici o non amici. C’è soltanto chi è sulle nostre posizioni e chi non lo è». E Bertinotti in questo momento è lontano anni-luce dagli studenti dell’estrema sinistra, quelli dei collettivi e quelli della (...)

In risposta a:

> MA COME PENSANO LE ISTITUZIONI?! E COME PENSANO GLI ITALIANI E LE ITALIANE?! CECITA’ E SORDITA’: ITALIA o "Forza Italia"?!! E’ LA STESSA COSA?!! IL "BUFFONE" A "BERTINOTTI", COME A "BERLUSCONI", E’ UNA FORTE DENUNCIA DEL NARCISISMO E DELLA CRISI DELLE ISTITUZIONI - non un’offesa alle persone!!! Sveglia!!! Per la difesa della Costituzione, e per il dialogo!!! - a cura di pfls

sabato 2 giugno 2007

La ricerca delle «Alternative» e l’autocoscienza del leader

In edicola la nuova rivista teorica di Bertinotti «per una società liberata è aperta». Battezzata questa mattina da Massimo Fagioli. Scoppia la scintilla tra i militanti senza identità e una politica narcisista?

di Ida Dominijanni (il manifesto, 01.06.2007)

Alternative, ovvero «ciò che è maturato nel nuovo secolo nella critica della globalizzazione capitalistica; la trasformazione (e l’autotrasformazione) delle soggettività come leva di ’un altro mondo possibile’». Per il socialismo, ovvero «per una società liberata e aperta: liberata dallo sfruttamento e dall’alienazione capitalistica, aperta nella possibilità che offre a ciascuno e ciascuna di vivere la libertà e la propria irriducibile differenza». Il programma del nuovo bimestrale di Fausto Bertinotti, Alternative per il socialismo appunto, che esce oggi edito da Editori riuniti e distribuito in edicola da Left, si riassume in queste righe tratte dagli «Appunti» che in coda al primo numero restituiscono lo schema di base su cui la rivista è stata progettata e discussa con un gruppo di collaboratori (in questo primo numero scrivono fra gli altri Rina Gagliardi, Tiziano Rinaldini, Riccardo Bellofiore, Ali Rashid, Ritanna Armeni, Lea Melandri, Anubi D’Avossa Lussurgiu, Lea Melandri, Sandro Portelli, Domenico Jervolino, Giuseppe Prestipino).

Un progetto iperpolitico, anche se è lo stesso Bertinotti, nell’editoriale di presentazione anticipato ieri da Liberazione, a insistere sulla necessità prioritaria di una «grande opera culturale» rivolta non solo a un’avanguardia politica ma «all’intera società che vogliamo trasformare», investita com’è da una crisi che non si presenta più solo come crisi della democrazia, della politica, del capitalismo, della classe omai precarizzata, ma come «crisi di civiltà». L’opera culturale è finalizzata tuttavia a uno scopo preciso, riaprire «una linea di ricerca per la rivoluzione in Occidente», giacché «la vocazione totalizzante del capitalismo, cioè la sua aspirazione a sussumere, dentro di sé, l’intera vita della specie e il suo rapporto con la natura» riporta all’ordine del giorno «il tema del socialismo oltre il Novecento». Tema che tuttavia - e qui torniamo agli «Appunti» - ha bisogno di una coraggiosa sferzata di revisionismo culturale, di segno opposto rispetto a quello egemone dall’89 in poi nella sinistra moderata.

Alla chiave marxiana - che «resta fondativa ma non è esaustiva» - la traccia di lavoro per la rivista ne affianca perciò altre, prima fra tutte un’ispirazione benjaminiana, dalla quale Alternative trae per un verso la critica dell’idea di progresso, per l’altro la riproposizione del «balzo di tigre» nella storia: ovvero, come ripensare il salto rivoluzionario, sia pure all’interno di un processo di trasformazione disteso nel tempo. Va da sé che sia per ingranare la marcia della trasformazione sia per aprirla al salto rivoluzionario serve una buona analisi del capitalismo globale, del lavoro salariato e del nuovo proletariato postindustriale, della crisi della democrazia, nonché un fertile intreccio fra storie generazionali diverse e fra contraddizioni e soggettività diverse, queste ultime purtroppo ancora rubricate come «vecchie» (la classe) e «nuove» (genere, generazione, etnie) mentre la storia ce le presenta già intrecciate da decenni se non da sempre. Va da sé, infine, che il lavoro di Alternative dovrà nutrire la costruzione di quella sinistra di alternativa cui Bertinotti affida il compito di riempire «il vuoto politico» che c’è a sinistra, facendo leva sulla «risorsa» del movimento altermondialista e degli altri movimenti; quanto alla pratica, la stella polare, senza o con il balzo di tigre, resta la non violenza e di più non si dice.

E a proposito di pratica, non dev’essere senza significato che Alternative per il socialismo venga battezzata questa mattina alla Sala Sinopoli dell’Auditorium di Roma in un incontro fra il presidente della camera e l’«Analisi Collettiva» di Massimo Fagioli, il terzo solenne incontro dopo quello che il 5 novembre 2004 lanciò la «svolta» della non violenza a Villa Piccolomini e quello che il 26 luglio 2005 lanciò il programma di Bertinotti per le primarie alla Libreria «Amore e psiche» di Roma. Infatti non senza significato lo giudica per l’Analisi Collettiva Federico Masini, preside della facoltà di Studi orientali alla Sapienza, che officerà il battesimo e a buon diritto incassa la «novità storica» dell’incontro fra la ricerca di Bertinotti su «una democrazia socialista che non c’è mai stata» e «la ricerca sulla realtà inconscia» che non un secolo di psicoanalisi, ma «35 anni di Analisi Collettiva hanno dimostrato conoscibile».

E non lo giudicherà d’altro canto senza significato chiunque conosca il percorso dell’Analisi Collettiva di Fagioli, la sua fascinazione sulla crisi dei gruppi dell’estrema sinistra alla fine degli anni Settanta, la sua pratica terapeutica basata sul culto della personalità, la sua politica di autopromozione, così come oggi vengono del resto raccontate nei blog frequentati da chi quell’esperienza l’ha fatta e l’ha poi messa in questione. Per la cultura della sinistra italiana, che ad un confronto serio con la psicoanalisi e «la realtà inconscia» non è mai stata sensibile, l’incontro dell’Auditorium non pare la migliore occasione di recupero. E comporta almeno una domanda, questa: se alla fine degli anni Settanta la fascinazione dell’Analisi Collettiva sugli ex militanti della nuova sinistra poteva far leva sulla promessa del ritrovamento di un’identità di gruppo perduta nella sconfitta e nella delusione politica, non è che sui militanti senza identità di oggi rischia di far presa solo grazie al collante del narcisismo del leader?


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: