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La famiglia,la politica, e la religione della "preistoria"!!!

EUROPA. DONNE E UOMINI, MADRI E PADRI, CITTADINI E CITTADINE, E IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (Varsavia, maggio 2007). Un articolo di Katha Pollitt ("The Nation") - a cura di pfls

«Sotto il profilo demografico, si deve purtroppo constatare che l’Europa sembra incamminata su una via che potrebbe portarla al congedo dalla storia» (Benedetto XVI, marzo 2007).
domenica 1 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] i paesi con le famiglie più rigidamente patriarcali e con maggior sessismo sui luoghi di lavori sono quelli che presentano i tassi di fertilità più bassi. Questo dovrebbe dire qualcosa al Congresso mondiale delle famiglie, quando si incontrerà a maggio a Varsavia. Fondato dall’ideologo della destra Allan Carlson, propugnatore dei “valori familiari”, il Congresso inveisce contro l’interruzione di gravidanza, le unioni fra persone dello stesso sesso e il laicismo, e promuove (...)

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> EUROPA. DONNE E UOMINI, MADRI E PADRI, CITTADINI E CITTADINE, E IL CONGRESSO MONDIALE DELLE FAMIGLIE (Varsavia, maggio 2007). Un articolo di Katha Pollitt ("The Nation") - a cura di pfls

domenica 1 aprile 2007

L’Italia non difende le immigrate E’ l’ipocrisia del multiculturalismo»

di Mariolina Iossa (Corriere della Sera, 01 aprile 2007)

ROMA - Sono le donne immigrate a pagare il prezzo più alto delle «bugie del multiculturalismo». Sono loro soprattutto a subire le conseguenze di un «buonismo ipocrita che fa male, non bene». Ma questo in Italia accade perché c’è «indifferenza anche da parte di molte donne italiane. Le femministe? All’inizio mi facevano arrabbiare. Ma adesso è chiaro: le femministe non ci sono più. Quelle poche rimaste hanno una certa età, altra formazione, sono abituate a parlare di cooperazione internazionale. Ci vorrebbe una nuova generazione di femministe».

Non si preoccupa di dire cose politicamente scorrette la leader delle donne marocchine in Italia, Souad Sbai. Souad fa parte della Consulta islamica, con il ministero degli Interni sta facendo un lavoro certosino che porterà alla Carta dei valori. Eppure le mogli musulmane picchiate da mariti che seguono i consigli di un imam qualunque, per lei sono pane quotidiano. Che se ne parli soltanto dopo una trasmissione televisiva non la sorprende.

Dice Souad: «La sinistra si riempie la bocca di questo multiculturalismo, del rispetto per le altre culture. Sono falsità. Destra e sinistra, è tutta una guerra per tirare ciascuno acqua al proprio mulino. E invece l’immigrazione è un problema di tutti, che va affrontato subito. O esplode».

Racconta Souad: «Un marito marocchino ha rotto la mascella della moglie ma non ha fatto neppure un giorno di galera perché il giudice ha riconosciuto che ha seguito la sua cultura e le sue tradizioni. È accaduto a Verona. Questa è indifferenza, è lavarsene le mani. Preferisco avere a che fare con i razzisti, almeno ci puoi litigare. Ma con gli indifferenti la battaglia è perduta».

Ammonisce Souad: «Mi fa rabbia quando le femministe dicono: noi abbiamo fatto il nostro ’68, i diritti vanno conquistati con le lotte. Ma io ribatto: anche le nostre madri hanno fatto il ’68 ma poi siamo tornate indietro, ci hanno messo il velo in testa e costretto a chiuderci in casa. State attente, le conquiste si possono perdere. Si può sempre tornare indietro».

Quello che, secondo Souad, nessuno capisce o fa finta di non capire è che «le donne marocchine arrivate in Italia dieci anni fa, restano ferme. In Marocco, intanto, c’è la nuova legge sulla famiglia, in sette anni l’analfabetismo femminile è sceso dall’80 al 35 per cento. Le donne vanno a scuola la sera, gli danno un chilo di farina, un litro d’olio e loro sono contente. Poi imparano a leggere e a scrivere. Le marocchine che vivono in Italia restano indietro, ce ne sono molte che dopo dieci, quindici anni ancora non sanno una parola di italiano. Gli imam dicono agli uomini: tua moglie non porta il velo? Allora non sei un vero uomo. E loro le obbligano a portare il velo quando in Marocco l’obbligo non esiste più. C’è una pressione degli imam sulle comunità dovuta a lobby estremiste finanziate dall’estero. E l’Italia che fa, non chiede niente? Non chiede conoscenza della lingua, rispetto delle leggi? Ci vuole un’ufficio dell’immigrazione con soldi e progetti. Che invece spesso sono parcellizzati».

A sentire Souad sembra di stare in un Paese lontano. Ma non è l’Afghanistan questo, è il mondo che sta dentro le nostre città. «Le donne italiane - continua - credono di essere emancipate ma la violenza sulle donne è all’ordine del giorno. Contano poco. Nel parlamento marocchino le donne sono il 13 per cento, in Italia siamo appena all’8 per cento. Le donne ministro sono senza portafoglio, che possono fare?».

Eppure quello che c’è da fare Souad Sbai ce l’ha ben chiaro nella testa. E non è un’impresa impossibile. «Scuole. La sera aprite le scuole che sono chiuse, apritele alle donne immigrate. Il permesso di soggiorno non va rinnovato se non si conosce la lingua italiana. Le leggi italiane e la Costituzione devono valere per tutti, anche per gli immigrati. La poligamia per il maschio italiano è vietata, dev’esserlo anche per i musulmani. Una bambina di 8 anni non può portare il velo, è solo una bambina. Quando ne avrà 13 deciderà come crede. Il burqa? Vietato. Gli imam che predicano la jihad vanno espulsi. Perché avete così tanta paura di assimilarci?». Assimilazione o integrazione? Forse qui sta il nodo. «Se un medico siriano dice ai pazienti musulmani che la poligamia fa bene alla prostata e nessuno fa nulla, io chiedo: che cos’è questa? Indifferenza, ecco cos’è. Assimilazione o integrazione? Io dico che non ci sono mezze misure. Chi vive in Italia deve rispettare le leggi e le regole di questa comunità. Punto e basta. Con tutti i diritti e i doveri che ne conseguono. Un ragazzo che conosco bene, da sei mesi non mi dà più la mano. "Perché sei donna", mi ha detto. È cambiato dal giorno alla notte in sei mesi. Gli hanno fatto il lavaggio del cervello. Così si mettono a rischio anche le seconde generazioni. Altro che integrazione».


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