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Cercate ancora (Claudio Napoleoni, 1990)

PRIMO LEVI. Quando Levi morì (11 aprile 1987), Claudio Magris scrisse un articolo che cominciava così: «È morto un autore le cui opere ce le troveremo di fronte al momento del Giudizio Universale». Un ricordo di Ferdinando Camon - a cura di pfls

lunedì 2 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Nella sua sopravvivenza e nella sua scrittura c’è stato un doppio fallimento del sistema lager. Il sistema lager non ha agito su Levi con tutta la sua forza. Perché Levi era un chimico, perché ha imparato il tedesco, perché non si è mai ammalato, e perché ha avuto la fortuna di ammalarsi negli ultimi giorni, evitando la marcia della morte, l’evacuazione dal lager (raccontata da Elie Wiesel)[...]
[...]«C’è Auschwitz, quindi non può esserci Dio». [...] «Non trovo una soluzione al (...)

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> PRIMO LEVI. --- Nasce a Torino un istituto internazionale dedicato allo scrittore (di Massimo Novelli).

martedì 10 novembre 2009

Nasce a Torino un istituto internazionale dedicato allo scrittore

Primo Levi, un centro studi e la traduzone in arabo

"Se questo è un uomo" diffuso nella lingua del Corano e in farsi, insieme ad Anna Frank, Shlomo Venezia e vari altri testi, da un sito che vuol combattere il negazionismo

di Massimo Novelli (la Repubblica 10.11.2009)

TORINO. Una delle ultime traduzioni di Se questo è un uomo è in arabo. A curarla e a metterla in rete è stata l’associazione di scrittori, diplomatici e intellettuali "Projet Aladin", che ha promosso un sito di divulgazione e una biblioteca anche nella lingua del Corano e in farsi con vari testi sulla Shoah, tra cui, oltre a Levi, Il diario di Anna Frank e Sondercommando di Shlomo Venezia: ad avere la coraggiosa idea è stato Abraham Radkin, capo della britannica Human Rights Foundation, che ha coinvolto molti altri nel progetto, dal presidente del Senegal Abdoulaye Wade alla principessa del Bahrain Haya al-Khalifa, all’ex capo di stato francese Jacques Chirac, Gerhard Schroeder e l’Unesco. Oltre alla valenza culturale e a suo modo politica dell’iniziativa, tesa a contrastare nell’universo islamico il diffuso negazionismo, come sottolinea Amos Luzzatto, già presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche, la pubblicazione online del libro, dato alle stampe da una piccola casa editrice torinese nel 1947, è un’ulteriore conferma della modernità e del valore di Primo Levi, uno dei narratori italiani più letti nel mondo.

Per raccogliere le edizioni delle sue opere, le numerose traduzioni (più di 800, in 30 lingue), la bibliografia critica e ogni altra documentazione sulla sua figura, compreso un ricco sito Internet e in prospettiva la possibile acquisizione del suo archivio, è stato creato a Torino, la città dove nacque, un Centro studi internazionali a lui dedicato. Ospitato in uno dei palazzi dei Quartieri militari progettati da Filippo Juvarra, l’organismo è presieduto da Luzzatto ed è diretto dallo storico Fabio Levi (soltanto omonimo dello scrittore). Entra ora nel vivo delle attività, peraltro nell’anno in cui cade il novantesimo anniversario della nascita dell’autore de I sommersi e i salvati, che morì nel 1987. I soci fondatori sono la Regione. il Comune e la Provincia, la Compagnia di San Paolo, la Comunità ebraica, la Fondazione per il libro, la musica e la cultura, i figli di Primo Levi. Tra i componenti del consiglio direttivo ci sono Bianca Guidetti Serra ed Ernesto Ferrero.

Il centro studi, come spiegano i promotori, "punta a diventare l’interlocutore di riferimento in Italia e all’estero per chi intende approfondire la conoscenza dello scrittore torinese". Tutto ciò è reso possibile dal fondo bibliografico di circa 2 mila titoli, usciti dal 1947 in avanti, in italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo, che è già consultabile presso la biblioteca dell’Istituto storico della Resistenza di Torino. Sul sito del centro, quindi, si può accedere alla bibliografia online, che raccoglie le diverse edizioni italiane dei suoi volumi, i riferimenti a quelle straniere e una descrizione analitica del patrimonio di testi critici finora censito. È stata realizzata da Domenico Scarpa e da Maurizio Vivarelli.

Primo Levi fu un romanziere, un poeta, un saggista, un chimico (lavorò per anni alla fabbrica Siva di Settimo Torinese), un intellettuale dai molteplici interessi. Sempre pronto a ragionare, soprattutto con i giovani, sulla sterminio degli ebrei e degli altri deportati, sui mali, sui vizi e sui drammi del nostro tempo. E fu ovviamente un testimone d’eccezione dell’Olocausto, così come uno dei pochi sopravvissuti, dunque un "fortunato". Ma un uomo che scampò all’inferno dei lager nazisti, poteva definirsi tale? Levi meditò a lungo su questo tema, indagando l’intreccio di casualità e di sistematicità, di "normale" burocrazia e di pianificazione degli eccidi, presente nella Shoah.

Un argomento centrale nel suo pensiero, in sostanza, che oggi verrà affrontato da Robert Gordon, docente di Letteratura italiana a Cambridge, nel corso della prima "Lezione Levi". Lo studioso inglese parlerà pertanto sul "ruolo e sul significato del concetto di "fortuna" o di "casualità" nell’opera di Levi, che ne fu perennemente affascinato e preoccupato". La lezione si terrà ogni anno alla facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università torinese, dove Levi riuscì a laurearsi, nonostante i diktat delle legge razziali, all’inizio degli anni Quaranta. Ogni appuntamento sarà incentrato ovviamente su aspetti diversi della sua vita e della sua attività; la lezione verrà poi pubblicata dall’Einaudi, la casa editrice di tutti i suoi libri che tuttavia, nel dopoguerra, rifiutò all’inizio la pubblicazione del manoscritto di Se questo è un uomo, edito invece da De Silva.


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