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Il magistero di "Mammona" ("Deus caritas est") e della Morte ("ictus") o il magistero evangelico dell’Amore ("Deus charitas est") e della Vita ("I.ch.th.u.s")?!!

SOVRANITÀ E OBBEDIENZA. "DICO": DI CHI, DI QUALE LEGGE - A CHI, A QUALE LEGGE OBBEDIRE?!! ALLA LEGGE DEL PAPA - "COME UN CADAVERE" o ALLA LEGGE DEL "PAPÀ-PADRE NOSTRO" (Amore-Charitas, dei nostri "padri" e delle nostre "madri") - COME UN FIGLIO E UNA FIGLIA, UNA CITTADINA SOVRANA E UN CITTADINO SOVRANO?! Al Faraone e alla sua legge o a Mosè e alla Legge che egli stesso segue?! Abramo, chi ascoltò: Baal, il dio dei sacrifici e della morte, o Amore, il dio dei viventi?! Un’analisi di Giovanni Filoramo - a cura di pfls

"Preghiamo per quegli infelici che si sono sacrificati per il loro malinteso ideale" (don Lorenzo Milani) - di famiglia, di Patria, e di Dio!!!
giovedì 5 aprile 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Non si può fare a meno di ubbidire: ma a chi? a quali leggi? a quale autorità mediatrice? Il problema del contrasto tra spirito e lettera è un problema universale. Quante volte la disobbedienza si è rivelata essere la vera, più profonda forma dell’obbedienza religiosa, come insegna, tra tanti, il caso del leader religioso induista Ramanuja (XI sec. d.C.), che disubbidì al suo guru, rendendo pubbliche, affinché tutti gli uomini fossero salvi, le dottrine di salvezza che fino a quel (...)

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> SOVRANITA’ E OBBEDIENZA. "DICO": DI CHI, DI QUALE LEGGE - A CHI, A QUALE LEGGE OBBEDIRE?!! -- Il sacro e il potere nella storia del Cristianesimo (di Giovanni Filoramo).

lunedì 3 settembre 2018

Sacro e potere nella storia del Cristianesimo*

Premessa

1. Il ritorno sulla scena pubblica a livello globale delle religioni tradizionali costituisce, per riconoscimento unanime degli studiosi della società contemporanea, uno degli avvenimenti più rilevanti di questi ultimi anni. Si tratta di un fenomeno complesso, che ha dietro di sé molteplici cause, tra le quali basterà ricordare, in sede introduttiva, i processi di globalizzazione, che hanno prodot to, nel giro di pochi anni, una vera e propria religione “globale”, profondamente diversa - almeno per quel che concerne l’Europa - dalla situazione in atto fino alla fi ne del Novecento, creando un panorama religioso radi calmente nuovo di cui è diventato difficile ridisegnare la mappa, data la mobilità continua del nuovo territorio re ligioso. Sia per il diffondersi e moltiplicarsi delle cosid dette religioni diasporiche nei paesi industriali e cioè, in conseguenza dei giganteschi processi immigratori indot ti dalla globalizzazione, del moltiplicarsi di diaspore reli- giose, sovente a sfondo etnico, sia per la crisi che ha co nosciuto lo Stato laico caratteristico della tradizione oc cidentale, al di là delle pur rilevanti variazioni nei rapporti fra tradizioni religiose e Stati peculiari dei vari paesi eu ropei, a differenza di quanto è a lungo avvenuto in regi me di secolarizzazione, oggi le religioni tendono a fuori uscire dalla sfera privata in cui uno Stato di tipo laico le relegava, ponendo nuovi e complessi problemi di rappresentanza civile, pubblica, giuridica e, alla fin fine, politica.

Nella particolare prospettiva in cui questo saggio si col loca, il mutamento radicale sommariamente delineato in veste in modo nuovo uno dei nodi fondamentali che le re ligioni tradizionali incontrano nel loro più o meno lungo cammino storico: quello dei rapporti con la sfera della po litica o, per la precisione, dei rapporti tra sacro e potere.

Tradizionalmente, almeno in Occidente, la relazione tra religione e politica è stata intesa e interpretata nel recin to ben delimitato, ma anche angusto e oggi deviante, dei rapporti tra Chiese cristiane e Stati moderni. Si tratta di relazioni essenzialmente politico-giuridiche, che tocca no certamente un nodo fondamentale nella storia dei rap porti tra Chiese cristiane e società in periodo moderno e cioè dalla costituzione degli Stati sovrani, attraverso le va rie rivoluzioni, fino all’imporsi di forme di democrazia li berale. Si tratta, altresì, di una prospettiva unilaterale che riesce con difficoltà a dar conto della complessità attuale del problema e che comunque, nel momento in cui negli ultimi decenni si è imposto un nuovo pluralismo religio so che ha scardinato antichi monopoli creando nuove con dizioni di confronto ed esigendo di affrontarle in una pro spettiva più ampia, è stata progressivamente sostituita, per rimanere sul terreno politico-giuridico, da nuove pro spettive, in grado di fare i conti non più solo con il dirit to canonico cattolico, ma con diritti sacri meno sensibili alle sirene secolarizzanti e non disponibili a compromessi e condizionamenti sulle questioni fondamentali.

Questo confronto/scontro, che domina ormai da alcu-si ni anni la scena pubblica europea, ha messo in luce un aspetto fondamentale di questo rapporto, che una pro spettiva tradizionale tendeva a trascurare: e precisamen te il fatto che ciò con cui il potere politico nelle sue varie forme ha a che fare, prima delle religioni, è il sacro. Ri torneremo nel corso del saggio sulla questione controver sa di che cosa sia «sacro» e di come possa essere distinto dalla «religione»: questione annosa e che non si pretende certo di dirimere definitivamente. Quel che ora preme piuttosto sottolineare è un altro punto: in prospettiva storico-comparata, dietro le relazioni fra religioni e varie forme della politica si cela, in realtà, un rapporto più profondo: quello tra sacro e potere. Il potere ha sempre a che fare con il sacro, che decida di usarlo come forma di legittimazione, come in genere è avvenuto nelle più di verse forme di monarchia - non a caso definite monar chie «sacre» - o, come ha invece avuto luogo in epoca moderna per effetto della secolarizzazione, che decida di circuirlo, confinarlo, esorcizzarlo per, alla fine, espeller lo. Il sacro, a sua volta, è un potere particolare, dai mil le nomi (mana, carisma, ecc.) e volti, che rimandano però e celano il mistero stesso del potere e cioè la forza.

Nella loro storia millenaria, le varie tradizioni religiose, in conseguenza sia di quello che veniva ritenuto il loro messaggio «originario», sia dei confronti, conflitti e adat tamenti che esse hanno conosciuto ora come religioni dia sporiche - il caso dell’ebraismo - ora come religioni trans nazionali a vocazione universalistica - dal cristianesimo all’islam al buddhismo -, nel loro rapporto con le differen ti forme di Stato hanno elaborato una serie di risposte al l’annosa questione di come i credenti devono comportar si nei confronti delle autorità politiche che li governano. Questo hanno fatto ricorrendo ad adattamenti e compro messi estremamente vari, che però, nel loro nucleo, ruo tano in genere intorno al modo in cui esse decidevano di rispondere a poche semplici questioni di fondo: chi gesti sce il potere sacro che discende direttamente dalla divi nità? qual è la natura e l’origine del potere politico? chi sono i rappresentanti autorizzati dei due poteri? quali so no le modalità, i luoghi e i gestori della mediazione?

È nota la tesi di Marcel Gauchet, esposta ne Il disincanto del mondo, che sta alla base anche dei suoi lavori successivi sulla natura della democrazia contemporanea e i suoi problemi. Secondo questa tesi, il politico preesiste, e può esistere, di conseguenza, senza il religioso e al di fuori delle religioni, mentre il religioso, nella sua costitu zione primordiale, si dà come una risposta nei confronti dell’autonomia processuale che si instaura attraverso il politico. Le religioni, in altri termini, sono un’espressio ne di questa autonomia del politico e, nel contempo, una scelta nei suoi confronti, che consiste nel rifiutarla e nel cercare di esorcizzarla. Per far questo, esse costruiscono un’eteronomia fondata sulla presunta esistenza di esseri indipendenti e superiori a noi.

La tesi di Gauchet non tiene nel debito conto la «real tà» del sacro, che preesiste con il politico, e non ne è una conseguenza: questo, almeno, è il modo in cui le due sfe re si sono rapportate e sono state concepite per secoli, an zi, millenni, fino a oggi: e questo, nel fondo dei loro rap porti, senza sostanziali variazioni rispetto ad alcuni possi bili modelli di relazione. Trascurare questa coesistenza - che non coincide né con la tesi di Gauchet né con il pri mato metafisico assegnato alla religione in una visione teo logica tradizionale, ma presuppone antropologicamente l’e sistenza di due sfere di esistenza ed esperienza diverse - ha delle conseguenze non solo sul piano storico, ma anche nell’interpretazione del presente, per quanto concerne il rapporto tra religione/i e sfera del / la politico/a.

Per comprendere questo aspetto, in genere trascura- to, nei pur numerosi lavori che si sono accumulati sugli scaffali in questi ultimi anni sul tema in oggetto, tra tan- te e legittime prospettive possibili occorre tener conto anche di una prospettiva storico-religiosa, in grado di for nire profondità storica al problema, nel contempo allar gandosi a qualche fruttuosa - anche se inevitabilmente circoscritta - comparazione. L’asse della nostra riflessio ne è costituito dal modo in cui questa tematica si è posta in alcuni momenti nodali della storia del cristianesimo, secondo una prospettiva che aspira a far dialogare que sta storia, nella fattispecie per quanto riguarda il tema

«sacro/politica», con altre tradizioni religiose attraverso una comparazione attenta alle specificità storiche, rispet tosa delle avventure della differenza, ma anche convinta che soltanto attraverso un’appropriata analisi comparata è possibile mettere meglio in luce la complessità dei problemi in gioco.

2. Oggi, nei paesi cattolici (in particolare in Italia, ma anche in Spagna e in minor misura in Francia), si è colpi ti dai reiterati tentativi del Magistero di mettere in di scussione radicalmente il tipo di rapporto tra religione e politica tipico dello Stato laico. La Chiesa, in quanto realtà istituzionale che rappresenta il corpo dei cattolici, non ac cetta più di essere relegata nello spazio del privato, ma aspira a porsi come una sorta di «religione civile degli ita liani», in funzione della sua pretesa di essere la garante dei «veri» diritti umani e del suo possesso di un patrimo nio etico fondato sulla Rivelazione. In questo modo, se pur indirettamente, essa cerca di esercitare un controllo su tutte le questioni fondamentali dell’etica, che si tradu ce in un controllo politico delle coscienze

Questo nodo ha dietro di sé una lunga storia. Essa co stituisce, d’altra parte, soltanto un esempio, anche se par ticolarmente significativo, del modo complesso in cui nel le vicende millenarie del cristianesimo hanno teso a por si i rapporti tra Chiesa (nella fattispecie, Chiesa cattolica) e potere politico. Lo scopo del saggio è quello di fornire una chiave di lettura di questi rapporti, attraverso la ri costruzione sintetica dei momenti forti e degli episodi più significativi di questo rapporto, riletti nella particolare ottica della relazione tra sacro e potere. Ma che cosa significa esattamente ciò?

3. Il problema è molto complesso, sia per la polivalen za dei due termini e delle due sfere d’azione, sia perché, di conseguenza, esso può essere affrontato da una molte plicità di punti di vista: ad esempio, in funzione della storia del pensiero politico, indagando le differenti concezio ni del potere, della politica e dello Stato proprie della Chiesa e del Magistero; o da un punto di vista genericamente storico, ricostruendo le principali fasi di questo rapporto, in Occidente e in Oriente; o ancora da un pun to di vista di filosofia e di teologia della politica , analizzando i presupposti filosofici e teologici delle concezioni più significative in gioco, da Agostino a Tommaso, da Marsilio da Padova a Hobbes; o, infine, da un punto di vista storico-giuridico , indagando i rapporti e le relazioni, prima di tutto giuridiche, tra Chiesa e Stato.

Il punto di vista qui assunto è diverso. Oggetto dell’a nalisi sono i presupposti sottostanti a queste relazioni, le forme di rapporto soggiacenti all’estrema variabilità sto rica delle relazioni tra l’istituzione ecclesiastica, a comin ciare dal papato, e i vari Stati con cui essa è entrata con tinuamente in contatto. Dietro questa variabilità si cela no, da un lato, dei tipi di rapporto (ad esempio quello «dualistico», che avrebbe contraddistinto la Chiesa ro mano-cattolica d’Occidente e quello «sinfonico», che avrebbe invece caratterizzato le Chiese orientali); dall’al tro, delle forme (o come altro si decida di chiamare que sto persistere di configurazioni e costellazioni di pensie ro) che elaborano in modo diverso la relazione tra sacro e potere.

Per perseguire questo scopo il lavoro si articola in tre parti. La prima ( Alle origini ), dopo aver affrontato alcu- ni nodi metodologici e ricostruito l’ambiente storico-re ligioso del Vicino Oriente antico con il suo istituto della regalità sacra (cap. i ), descrive il modo in cui il problema si è posto nel primo cristianesimo (cap. ii ), sofferman- dosi poi, nel capitolo iii , sul caso del messianismo. La se conda parte ( Variazioni storiche ), dopo aver tracciato i rapporti fra sacro, istituzione ecclesiastica e potere poli tico in età precostantiniana (cap. iv ), prende in esame i due modelli di relazione che si sono affermati in Orien te (cap. v ) e Occidente (cap. vi ). Infine, la terza parte ( La rottura del moderno e le sfide attuali ) esamina nei capitoli vii e viii il modo in cui il problema in questione si è po sto in epoca moderna dopo la Riforma, per concludersi con qualche riflessione di tipo comparativo sul caso del l’islam (cap. ix ).

* Giovanni Filoramo, Il sacro e il potere. Il caso cristiano, Einaudi, Torino 2009.

-  Premessa (ripresa parziale senza note).


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