Stamane su un volo dell’Onu si sono imbarcati 30 italiani e 8 di varie nazionalità Sul posto, nei tre ospedali e nei 28 pronto-soccorso, rimane il personale afgano
Emergency, lo staff straniero
ha lasciato l’Afghanistan
Strada: "Non ci sono più le condizioni di sicurezza" Partenza non definitiva: ulteriori decisioni entro domani *
KABUL - Il personale italiano e internazionale di Emergency ha lasciato stamane l’Afghanistan. "Quando il governo del paese in cui lavori si pone come nemico - dice Gino Strada dal sito Peacereporter spiegando i motivi di una scelta così drastica e clamorosa - le motivazioni - non ci sono le condizioni di sicurezza per continuare a lavorare". I 30 italiani che lavoravano per i tre ospedali di Emergency in Afghanistan, oltre ad altre otto persone di varia nazionalità, si sono già imbarcati su un volo dell’Onu, diretto a Dubai. Gli ospedali di Emergency non sono stati tuttavia chiusi: al momento il personale afgano sta continuando a lavorare. (Il comunicato della ogn, pdf)
Dalla sede italiana di Emergency viene chiarito che la partenza non è, per ora, definitiva e che il personale che ha lasciato l’Afghanistan si incontrerà, all’estero, con componenti il direttivo dell’organizzazione per decidere insieme, fra oggi e domani, se continuare a operare nel Paese.
’PeaceReporter’ ha riferito anche che tutto il personale di Emergency dislocato in vari località dell’Afghanistan era stato convocato a Kabul per poter "discutere la situazione e, anche, per decidere provvedimenti a garanzia dell’incolumità degli operatori dell’ospedale di Lashkargah, il più esposto in questi giorni a rischi".
Il vicepresidente dell’organizzazione umanitaria, Carlo Garbagnati, ha spiegato che il motivo del trasferimento consiste nella mancanza di "condizioni di sicurezza" e "nell’assenza di una significativa reazione e azione del governo", come era stato chiesto nei giorni scorsi.
La notizia era nell’aria da giorni dopo l’arresto di Rahmatulah Hanefi, il mediatore di Emergency detenuto nelle carceri afgane e accusato dai servizi di Kabul di aver avuto un ruolo nel rapimento del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo.
Il fondatore di Emergency Gino Strada per giorni aveva spiegato alle autorità afgane e italiane che l’attività di assistenza dell’associazione era in grave crisi a causa dell’arresto di Hanefi, e aveva lanciato un ultimatum: "Resteremo in Afghanistan solo se Rahmatullah sarà liberato e se ci sarà data la possibilità di lavorare in sicurezza".
* la Repubblica, 11 aprile 2007