MADDALENA GASPARINI: TRE PERCHE’*
"Usciamo dal silenzio" mi ha permesso di guardare con occhi diversi alla politica istituzionale, che ho sempre considerato estranea, quando non apertamente ostile. Ai miei occhi e’ stato per caso; dopo il 14 gennaio c’erano due turni elettorali: quale migliore occasione per dare pubblica evidenza al nostro fare e pensare?
In questo tempo ci siamo impegnate perche’ fosse riconosciuta la responsabilita’ collettiva di fatti che hanno una dimensione personale, intima, come la violenza, e perche’ fosse garantita concretamente la liberta’ di disporre della propria vita, e non solo riproduttiva. E abbiamo provato a farlo con donne, e uomini, della politica. Benche’ in piu’ di un’occasione "Usciamo dal silenzio" sia stata riconosciuta e interpellata dalla politica, la distanza fra la radicalita’ (qui nel senso di andare alla radice delle cose) del nostro fare e pensare e la sciatteria dell’iniziativa politica, spesso limitata a disegni di legge che dovrebbero rifletterla o la mancanza di adeguamento delle leggi esistenti (vedi la Ru486, la mediazione linguistica, la vicenda della rianimazione dei feti), mostra la necessita’ di un cambiamento visibile della politica: che la presenza di donne non porti il segno della minoranza tutelata o cooptata e ancor meno quella della lobby.
Non siamo una categoria o una parte, siamo piu’ della meta’; non ci interessa il salvataggio della politica (in crisi) ma l’affondamento di quel ceto politico che l’ha ridotta in questo stato. E questo e’ il mio primo perche’: la pari rappresentanza estromette piu’ della meta’ dell’attuale ceto politico.
Il rimprovero piu’ pesante che faccio a questa politica e’ quello di guardare alla Vita come a un valore astratto, senza prendersi cura delle condizioni materiali e morali in cui e’ vissuta. E’ questa la premessa che legittima il controllo dei corpi, la progressiva erosione dei diritti acquisiti e líincapacit‡ di riconoscere nuove libert‡, legate ai cambiamenti sociali e introdotte dalla tecnoscienza. Libert‡ da maneggiare con cura piuttosto che spingere o lasciare nella clandestinita’. Dice Paola Redaelli che l’appello ai principi favorisce la conservazione. Perche’ trascendono il corpo? Ci liberano del suo ingombro? Nel confronto fra Vita e Liberta’, sembra aver vinto la prima. Piu’ si fa vicina al corpo e piu’ la liberta’ si fa evanescente: accerchiata da leggi punitive (come la legge 40), subordinata al potere medico, negata e ricattata (come per Welby), non riconosciuta, come per le coppie omosessuali, non sembra piu’ un valore fondante, ma un peso da portare in solitudine.
La pari rappresentanza puo’ far si’ che i corpi si facciano soggetti. Un corpo politico che rappresenta l’uguale presenza dei sessi nel mondo fara’ piu’ fatica a espellere i corpi dalla politica o a ridurli a pura materia biologica, oggetto di regole e leggi che impediscono di disporne. E questo e’ il mio secondo perche’: il corpo diventi soggetto della politica.
Se i corpi pensanti tornano al centro della politica possiamo (ri)aprire pubblicamente e dar contenuto a quel discorso sui limiti, che, nato nel movimento delle donne negli anni ’80 (dopo Cernobyl), e’ rimasto un’affermazione di principio. Cosicche’ le critiche, per esempio alle biotecnologie o ad alcune forme della scienza, hanno poca voce (e poco ascolto), ma anche difficolta’ da chi di noi cerca di tenere insieme pensiero critico e liberta’ di disporre di se’. E questo e’ il mio terzo perche’: liberta’ di conflitto sui contenuti e censura del conflitto delle appartenenze (inclusa quella di genere).
Finche’ la rappresentanza femminile e’ minoritaria c’e’ poco spazio per le donne che si sottraggono agli stereotipi della femminilita’: materna, salottiera, emancipata, omologata. Le nostre vite, di donne e di femministe, faticosamente costruiscono una femminilita’ che si riscatta dalla tradizione. Vorrei che questo diventasse un fatto politico.
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NOTIZIE MINIME DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 60 del 15 aprile 2007
[Dal sito www.usciamodalsilenzio.org riprendiamo il seguente contributo al "manifesto dei perche’"" a sostegno della campagna e della proposta di legge "50e50 ovunque si decide" (su cui cfr. anche il sito www.50e50.it). Maddalena Gasparini, laureata in medicina e chirurgia e specializzata in neurologia, ha svolto attivita’ clinica e curato l’organizzazione di congressi e corsi di aggiornamento e formazione in collaborazione e per conto di strutture ospedaliere del Consiglio nazionale delle ricerche, della Regione Lombardia e della Provincia di Milano; grazie all’incontro con la Libera universita’ delle donne, da anni segue gli sviluppi delle tecnologie riproduttive approdando agli interrogativi etici che l’evoluzione delle biotecnologie pone alla collettivita’; dal 2003 e’ vicecoordinatrice del gruppo di studio di "Bioetica e cure palliative in neurologia" della Societa’ Italiana di Neurologia]