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Questione antropologica - Life out of Balance!!! "I soggetti sono due, e tutto è da ripensare" (Laura Lilli, 1993).

GENERE UMANO: DONNE E UOMINI. 50 E 50. EQUILIBRARE IL CAMPO. DEMOCRAZIA PARITARIA, A TUTTI I LIVELLI !!! - a cura di pfls

Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria, affinché l’umanità possa essere intera, nell’identità e nella differenza.
sabato 21 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] L’Udi con questa Proposta intende aprire un dibattito dentro e fuori le Istituzioni perché la Democrazia paritaria venga riconosciuta come un aspetto fondamentale del vivere civile e politico nel nostro Paese.
Auspichiamo che questa Proposta sia accolta favorevolmente da uomini e donne di buona volontà, presenti in tutti gli schieramenti politici.
Questa Proposta si inserisce in una campagna complessiva che l’Udi ha promosso fin dagli inizi del 2006, denominata 50E50 ovunque si (...)

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> DONNE E UOMINI. L’"UDI": EQUILIBRARE IL CAMPO!!! 50e50: DEMOCRAZIA PARITARIA. Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria affinché l’umanità possa essere se stessa - a cura di pfls

giovedì 3 maggio 2007

Parità uomo-donna, il Ruanda in testa

di Luigina D’Emilio *

In Ruanda, uno dei paesi più poveri al mondo, le pari opportunità tra uomini e donne sono maggiormente garantite che negli Stati Uniti e nella maggior parte dei paesi industrializzati.

È quanto emerge dall’Indice di parità di genere (Gei nell’acronimo inglese) del Social Watch, network internazionale di oltre 400 organizzazioni impegnate per una giustizia sociale, economica e di genere, lanciato durante la cinquantunesima sessione della Commissione sulla condizione femminile delle Nazioni Unite, a New York.

Nel mondo i gap di genere sono presenti ovunque e l’andamento generale è quello di un progresso molto lento o totalmente assente in tutte quelle condizioni dove l’uguaglianza tra uomini e donne dovrebbe essere garantita, come nello studio.

L’indice di parità di genere è stato sviluppato sulla base di indicatori sociali che avessero valore a livello internazionale e prendendo in considerazione una scala di riferimento che evidenzia i più bassi valori di equità. Tre sono i punti di riferimento: attività economica, sviluppo e educazione.

Secondo il rapporto, che stila una classifica di 154 Paesi in nessuno stato le donne hanno le stesse opportunità degli uomini e, anche se la tendenza generale è in lieve miglioramento, in molti Paesi la condizione femminile è peggiorata.

Nella classifica per il 2007 del Gei, il Ruanda occupa la terza posizione, dopo Svezia e Finlandia, mentre per trovare l’Italia occorre scorrere fino al settantaduesimo posto. «Questo dimostra», ha spiegato Karina Batthyany, coordinatrice dei ricercatori del Social Watch, «come non sia necessario raggiungere alti livelli di crescita economica o di industrializzazione per realizzare politiche efficaci per una maggiore equità». E come, ha rilanciato Roberto Bissio, coordinatore di Social Watch, «non ci sia bisogno di essere ricchi per essere giusti».

A parlare sono i numeri, che sorprendono. Tra le dieci nazioni che hanno fatto più progressi dall’ultimo rapporto del 2004, infatti, ci sono altri Paesi oltre il Ruanda che si trovano in condizione di forte arretratezza, è il caso dell’Equador, seguito a ruota da Capo Verde e Guatemala. Tra i Paesi definiti ricchi, la Spagna al quinto posto. Il Bel Paese invece non ha fatto nessun progresso e dopo tre anni la situazione è rimasta invariata. I risultati più critici sono quelli legati alle differenze di reddito e all’esigua presenza di donne nelle posizioni dirigenziali, ministeriali e parlamentari.

Ma tra i primi classificati anche altri Paesi europei , la Svezia, la Finlandia e la Norvegia occupano i primi posti registrando la più bassa disuguaglianza tra uomini e donne. Questa performance è il risultato di buone politiche legislative e uguaglianza anche sul lavoro. Pecora Nera anche gli Stati Uniti con un punteggio pari a 74 in una scala di valori (negativi) compresa tra 0 e 100. Gli Usa, infatti, hanno registrato una regressione del 7% in relazione al 2004 ed è una delle 10 città che hanno sperimentato una forte perdita negli anni recenti.

Agli ultimi dieci posti della lista ci sono Arabia Saudita, Pakistan, Marocco, Benin, Repubblica Centrafricana, Togo, Ciad, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Yemen, ma la tendenza generale è che tre regioni come l’America Latina, i Caraibi ha non registrato una buona cresicta mettendo l’Europa al secondo posto e il nord Africa al terzo. In tutti e tre i casi, infatti il progresso supera il 6%.

* l’Unità, Pubblicato il: 02.05.07, Modificato il: 03.05.07 alle ore 14.30


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