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Questione antropologica - Life out of Balance!!! "I soggetti sono due, e tutto è da ripensare" (Laura Lilli, 1993).

GENERE UMANO: DONNE E UOMINI. 50 E 50. EQUILIBRARE IL CAMPO. DEMOCRAZIA PARITARIA, A TUTTI I LIVELLI !!! - a cura di pfls

Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria, affinché l’umanità possa essere intera, nell’identità e nella differenza.
sabato 21 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] L’Udi con questa Proposta intende aprire un dibattito dentro e fuori le Istituzioni perché la Democrazia paritaria venga riconosciuta come un aspetto fondamentale del vivere civile e politico nel nostro Paese.
Auspichiamo che questa Proposta sia accolta favorevolmente da uomini e donne di buona volontà, presenti in tutti gli schieramenti politici.
Questa Proposta si inserisce in una campagna complessiva che l’Udi ha promosso fin dagli inizi del 2006, denominata 50E50 ovunque si (...)

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> GENERE UMANO: DONNE E UOMINI. "I soggetti sono due, e tutto è da ripensare" (Laura Lilli, 1993). ..... UN PO’ DI BUONE NOTIZIE di Maria G. DI RIENZO.

mercoledì 25 luglio 2007

Che ne dite di un po’ di buone notizie? E allora sì va!

di Maria G. Di Rienzo

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per questo intervento. *

La femminista turca Pinar Ilkkaracan ha ricevuto il “Premio Internazionale per i Diritti delle Donne”, assieme a due organizzazioni da lei fondate, “Donne per i diritti umani delle donne” e “Coalizione per i diritti sessuali e corporei nelle società musulmane”. E’ impossibile raccontare in breve tutto quel che Pinar ha fatto per le donne durante la sua vita, e quanto il suo lavoro per le riforme nelle leggi penali e nel diritto di famiglia conti in Turchia: se qualcuna meritava un riconoscimento internazionale, è proprio lei.

Il Presidente delle Maldive ha nominato nel luglio 2007 le prime due donne giudici del paese. Aisha Shujoon ha prestato giuramento per la corte civile, e Huzaifa Mohamed per quella famigliare. Le nomine seguono alle calcagna il rapporto dello speciale rappresentante NU per i diritti umani Leandro Despouy, in cui si consigliava di mettere rimedio alla discriminazione di genere nel sistema giudiziario. Le Maldive hanno un bel po’ da fare per raddrizzare i torti relativi agli arresti indiscriminati di attivisti per i diritti civili e agli abusi sui detenuti, ma nel marzo 2006 il governo ha adottato una “roadmap” per le riforme che prevede di migliorare la protezione dei diritti umani e i gruppi femministi glielo ricordano ad oltranza. Buon lavoro, amici ed amiche.

Forse conoscete già la sorte di molte donne colpite da complicazioni post parto nel mondo. Le fistole, che affliggono soprattutto madri molto giovani, non permettono alle donne di controllare vescica ed intestini. Ci vuole un intervento chirurgico, o più d’uno, per rimediare e molte donne non riescono ad ottenere cure sanitarie. Si sono ormai formati interi villaggi di “reiette” di questo tipo, in Africa, abbandonate dai mariti e cacciate dalle famiglie. Ma finché ci sono uomini come Omar Abdullah Al Bakar c’è speranza. Sua moglie Mecca Mohammed Ibrahim, a seguito di un aborto spontaneo, si è trovata nelle condizioni sopra descritte e nonostante le tremende pressioni ricevute dalla propria famiglia e da quella della moglie, affinché divorziasse da lei, Omar (che è cieco) ha sfidato usanze e tradizioni e rischi. Ha preso con sé i figli, ha trasportato la moglie sul suo carretto trainato da un asino ed è riuscito ad arrivare all’ospedale dopo tre giorni e dopo aver perso la maggior parte dei suoi averi durante il viaggio, grazie ad un’aggressione di banditi. La famigliola, che vive nel Darfur, ha dovuto aspettare quattro mesi prima che la donna fosse visitata, e altri otto prima che fosse sottoposta all’intervento. Ora sono pronti a tornare a casa. “Questa è mia moglie, e io ho avuto una buona vita con lei, ed ho bisogno di lei per crescere insieme i nostri due bambini.”, ha detto Omar, “Ne’ la mia famiglia ne’ la sua ci hanno aiutato, durante questo anno, ma penso che era destino andasse così. Non ho rancore per nessuno.”

Cosa si può fare per arginare la diffusione di Hiv/Aids in India? La Ministra per lo Sviluppo di Donne e Bambini, Renuka Chowdhury, ha dato una scossettina al suo paese il 16 luglio u.s., rispondendo che come prima misura le donne devono proteggersi dai loro mariti. “Comprateli voi, i preservativi, non siate imbarazzate. Lasciate pure che i vostri uomini sospettino. E’ il comportamento sessuale degli uomini indiani, dei vostri mariti, che sta contribuendo al diffondersi dell’epidemia. Mi scuso con gli uomini presenti, ma non potete fidarvi di loro.”, ha detto Renuka al Forum nazionale delle donne sieropositive e che vivono con l’Aids, “Se credete che gli uomini staranno attenti, scordatevelo.” L’India ha 2 milioni e mezzo di persone sieropositive o ammalate di Aids: il 40% sono donne e la stragrande maggioranza di esse ha contratto il virus dai propri mariti o compagni. “Siamo degli ipocriti.”, ha aggiunto la Ministra rispondendo alle domande dei giornalisti, “Come popolazione siamo un miliardo e non vogliamo parlare di sesso. E i governi regionali si rifiutano di finanziare l’educazione sessuale perché essa sarebbe contraria alla cultura indiana. Questo devo cambiare.” Averne in Italia, di Ministre così.

In Sierra Leone il Parlamento ha licenziato tre leggi che segnano un deciso avanzamento per i diritti delle donne: ora potranno ereditare le proprietà, la violenza domestica sarà perseguita e le giovani verranno protette dai matrimoni forzati. Inoltre, la partecipazione politica femminile verrà incoraggiata tramite un apposito programma. “Queste leggi daranno fiducia alle donne.”, dice convinta la coordinatrice Christiana Wilson, “Se non hai fiducia in te stessa non esci a prendere posizioni politiche.” Sapete come si chiama il programma coordinato da Christiana? 50 e 50! (Ehi, donne dell’Udi, non è una soddisfazione?)

Gli ulema indonesiani (leader religiosi musulmani) stanno per ricevere dallo stato un libretto d’istruzioni sulla pianificazione familiare. Servirà loro a fornire informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva ai/alle fedeli. L’impegno degli ulema è il risultato di un lungo processo di incontri con il governo e con le ong del paese, comprese quelle delle donne.

Alle donne del Kurdistan iracheno non piacciono i loro nuovi passaporti. A differenza di quelli del passato, ora per la loro validità è necessaria la firma di un “tutore” maschio della donna, marito o padre eccetera. Rezan Muhammad Ali se ne è accorta quando qualche mese fa ha programmato un viaggio in Gran Bretagna per andare a trovare una parente: “A momenti urlavo. Io non sono una bambina, e non ho bisogno del permesso di un guardiano.” A Nazaneen Rasul, 45enne, un’esperienza analoga si è presentata in giugno: “Dovevo andare in visita dai parenti di mio marito. Non capisco: io sono la tutrice legale dei miei bambini, ed ora ho bisogno di un tutore legale che mi permetta di avere un passaporto, alla mia età?” Sroosht Wahbi, avvocata, di anni ne ha 36. Per lavoro doveva recarsi in Turchia e Arabia Saudita, ma non ha un padre, non ha un marito, non ha un fratello e non è in buoni rapporti con suo zio. Le è stato impedito di partire: “Non vi è alcuna giustificazione, legale o sociale, per questo.”

Ne sono tutte talmente convinte che si sono unite ai gruppi di femministe che stanno contestando la legge: durante la sola prima settimana di campagna hanno raccolto oltre 1.000 firme. “La legge contraddice la Costituzione, che garantisce ad ogni cittadino o cittadina di muoversi liberamente dentro e fuori il paese. Non permetteremo mai che si degradino le donne, e continueremo a criticare la legge fino a che non la cambieranno.” Parola dell’attivista Nasreen Muhammad.

Maria G. Di Rienzo

Fonti: Reuters, Christian Science Monitor, India News, Jakarta Post, Institute for War & Peace Reporting

* IL DIALOGO, Mercoledì, 25 luglio 2007


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