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Questione antropologica - Life out of Balance!!! "I soggetti sono due, e tutto è da ripensare" (Laura Lilli, 1993).

GENERE UMANO: DONNE E UOMINI. 50 E 50. EQUILIBRARE IL CAMPO. DEMOCRAZIA PARITARIA, A TUTTI I LIVELLI !!! - a cura di pfls

Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria, affinché l’umanità possa essere intera, nell’identità e nella differenza.
sabato 21 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] L’Udi con questa Proposta intende aprire un dibattito dentro e fuori le Istituzioni perché la Democrazia paritaria venga riconosciuta come un aspetto fondamentale del vivere civile e politico nel nostro Paese.
Auspichiamo che questa Proposta sia accolta favorevolmente da uomini e donne di buona volontà, presenti in tutti gli schieramenti politici.
Questa Proposta si inserisce in una campagna complessiva che l’Udi ha promosso fin dagli inizi del 2006, denominata 50E50 ovunque si (...)

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> GENERE UMANO: DONNE E UOMINI. "I soggetti sono due, e tutto è da ripensare" (Laura Lilli, 1993). Le donne sono l’altra parte del genere umano necessaria affinché l’umanità possa essere intera, nell’identità e nella differenza. EQUILIBRARE IL CAMPO. DEMOCRAZIA PARITARIA, A TUTTI I LIVELLI !!! - a cura di pfls

mercoledì 1 agosto 2007


-  La Suprema Corte ha dato ragione al Tribunale del Riesame di Lecce
-  I giudici avevano vietato all’uomo di risiedere nello stesso comune della donna

-  Ha costretto la moglie a chiudersi in casa
-  Per la Cassazione è violenza privata

L’uomo era arrivato a installare una telecamera per sorvegliare la consorte *

ROMA - Costringere la moglie a vivere chiusa in casa, per giunta controllata da una telecamera, è violenza privata. Lo attesta una sentenza della quinta sezione penale della Cassazione (n.31158), con la quale è stata confermata la misura cautelare del divieto di dimora nello stesso comune di residenza della moglie, Soleto, emessa dal tribunale del Riesame di Lecce nei confronti di un uomo che rischia una condanna fino a quattro anni per violazione dell’articolo 610 del codice penale.

La moglie, si legge infatti nella sentenza, Maria Addolorata N., era stata obbligata a "modificare le proprie abitudini di vita, rinunciando ad uscire a piedi e, comunque, a limitare le proprie uscite, a vivere chiusa in casa, controllando continuamente le immagini provenienti da una telecamera esterna appositamente installata, a richiedere la compagnia della madre nelle notti in cui il marito era impegnato in turni di lavoro notturni".

Il giudice per le indagini preliminari aveva rigettato la richiesta del pm di applicazione della misura di arresti domiciliari nel confronti dell’indagato, Roberto V., 50 anni, non ritenendo "ravvisabili" nella fattispecie gli estremi del reato di violenza privata. La richiesta di misura cautelare, anche se limitata al divieto di dimora, era invece stata accolta dal Riesame.

La Suprema Corte, quindi, ha rigettato il ricorso avanzato dal difensore dell’indagato, nel quale si spiegava, tra l’altro, che "le asserite limitazioni del libero comportamento della persona offesa non erano riferibili ad alcuna minaccia, ma solo ad attenzioni amorose, ed erano ascrivibili ad autonome scelte di vita della stessa".

Per gli ’ermellini’, invece, "con motivazione idonea, immune da vizi od incongruenze di sorta, il giudice del riesame ha diffusamente argomentato in proposito, giungendo alla corretta conclusione degli elementi costitutivi dell’ipotizzata fattispecie delittuosa".

Per i giudici di piazza Cavour, dunque, "la fattispecie in oggetto" non aveva nulla a che fare con "le attenzioni amorose", ma era diventato "un sistema di reiterate molestie e minacce tali non solo da costringere la persona offesa ad un radicale cambiamento del suo regime di vita, ma a tollerare anche pesanti intrusioni nella sua vita privata e nella sfera della sua riservatezza".

* la Repubblica, 1 agosto 2007


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