Cio’ che è da riscrivere non è la storia di Papa Pacelli, ma dell’antisemitismo istituzionale del cattolicesimo-romano .... se ancora oggi ci si rifiuta di riconoscere - come la maternità a Maria - la paternità a Giuseppe. Sull’argomento, si cfr., del 1918, la novella "Un goj" di Luigi Pirandello!!! (fls)
Papa Pacelli, una storia da riscrivere
di Gian Maria Vian (Avvenire, 20.04.2007)
Riscrivere «innumerevoli testi storici» su Pio XII: questo imporrebbe, «dopo un completo accertamento dei fatti», la rivelazione dell’esistenza di una direttiva di papa Pacelli per «ospitare gli ebrei perseguitati dai nazisti in tutti gli istituti religiosi». Così si è espresso ieri, sulla prima pagina del quotidiano torinese «La Stampa», un osservatore come Arrigo Levi, autorevole e certo non imputabile di essere un difensore d’ufficio del papato. Del documento, datato 25 ottobre 1943, ha parlato il 17 aprile scorso, con evidente cognizione di causa, il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, rispondendo ai giornalisti che lo interrogavano sulla tempesta scatenatasi la scorsa settimana a Gerusalemme, e ora felicemente sopita, sulla presentazione di Pio XII allo Yad Vashem: una presentazione ritenuta inaccettabile dalla Santa Sede e che l’istituzione israeliana nata per ricordare la spaventosa tragedia della Shoah si è detta disposta a rivedere sulla base dei documenti. E fatti e documenti - a cominciare dalle decine di migliaia di carte pubblicate per volontà di Paolo VI fin dal 1965 - stanno lentamente riemergendo da questo passato che non passa. E rendono giustizia a quanto papa Pacelli e la sua Chiesa hanno fatto di fronte alla criminale persecuzione degli ebrei. Proprio ieri su «Avvenire» Marco Roncalli ha di nuovo rievocato la straordinaria epopea dei «giusti» - in stragrande maggioranza cattolici - che, non di rado a rischio della vita, hanno salvato migliaia di figlie e figli di Israele, come da anni con tenacia sta ricostruendo questo giornale e raccontano ormai molti libri. Con contributi e ricostruzioni puntuali: solo in Italia, di Aldo Brunacci, Alessia Falfigli, Antonia Grasselli, Grazia Loparco, Matteo Luigi Napolitano, Liliana Picciotto, Andrea Riccardi, Giovanni Sale, Andrea Tornielli. Con un revisionismo storico che sta finalmente demolendo la leggenda nera di un Pio XII addirittura filonazista - sino all’ignobile caricatura che lo ha dipinto come «il papa di Hitler» - e antisemita, inerte e in un silenzio complice di fronte alla Shoah. Leggenda diffamatoria nata negli anni del conflitto mondiale dalla propaganda sovietica e poi sviluppata durante la Guerra fredda da quella comunista, che culminò nel 1963 con la rappresentazione del dramma «Il vicario» di Rolf Hochhuth e che è stata rilanciata nel 2002 dal film «Amen» di Constantin Costa-Gavras. Che si trattasse di una campagna orchestrata lo aveva denunciato in Italia Giovanni Spadolini già nel 1965, quando arrivò nel nostro Paese «Il vicario». E lo ha confermato il 29 marzo scorso «La Repubblica», dando conto di un intero dossier da cui risulta che i capi del Terzo Reich consideravano papa Pacelli un nemico: documenti inediti nazisti che erano finiti in mano ai dirigenti dei servizi segreti della Germania comunista e che, naturalmente, erano rimasti nascosti. Fino alla scoperta del quotidiano romano. Da questo punto di vista, insomma, la storia di Pio XII va riscritta.