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CuChina

CuChina? No, preferisco vivere. Una riflessione del markettiano Cosmo de La Fuente, polivalente, uomo di spirito e pizzetato mento, biro di Tormento

Di Cosmo de La Fuente
venerdì 13 aprile 2007 di Emiliano Morrone
Cucina cinese? No grazie, preferisco vivere.
La cucina cinese è una vera porcheria, almeno quella che viene proposta in Italia dai vari ristoratori cinesi. Non parlo soltanto della risaputa scarsissima igiene che regna nella quasi totalità dei ristoranti, tranne alcune eccezioni il lavoranti non rispettano la minima regola d’igiene e sovente vi sono parassiti, scarafoni e topolini che si rincorrono felici e indisturbati tra i piedi di cucinieri e cuciniere sdentanti e maleodoranti. La (...)

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sabato 14 aprile 2007

Milano, scritte fasciste a Chinatown *

Croci celtiche, scritte razziste e decine di manifesti contro la presenza dei cinesi nel quartiere di Chinatown, con la sigla di Forza Nuova, sono apparsi questa notte nella zona di via Paolo Sarpi: lo ha reso noto, con un comunicato, il centro sociale Cantiere, documentando con una galleria fotografica la notizia.

L’episodio è stato confermato dalla Questura, che ha incaricato la Digos di svolgere accertamenti. Le scritte sono apparse in particolare in via Montello e verso la fine di via Paolo Sarpi, verso l’Arena. «Cinesi a casa» e «No immigrazione» portano la firma di FN e anche, in un caso, del Fronte della Gioventù.

Secondo quanto si vede nelle foto scattate dai giovani del centro sociale, inoltre, alcuni palazzi sono stati tappezzati da manifesti, sempre siglati Forza Nuova, su cui campeggia la scritta "Embargo contro tutti i Prodotti Cinesi". Tra essi anche delle pseudo-locandine, su cui risalta una sorta di numero verde "salva-italiani" lanciato dallo slogan «lo Stato non ti ascolta ti ascoltiamo noi».

I manifesti e le scritte, secondo la Digos, sarebbero frutto di un blitz notturno. La polizia non esclude collegamenti con la presenza, a Milano, di decine e decine di militanti dell’estrema destra che si sono riuniti in presidio davanti al centro sociale "cuore nero", devastato da un’esplosione prima della sua inaugurazione.

Intanto, sono arrivati a Milano i corrispondenti di alcune testate giornalistiche cinesi quali il "Quotidiano del popolo", il quotidiano "Guangming Ribao", di "China Radio International" e dell’agenzia di stampa "Nuova Cina". Il che servirà alla stampa cinese per toccare con mano la situazione che si è venuta a creare nella cosiddetta Chinatown di Milano, in via Paolo Sarpi, e per incontrare i responsabili delle istituzioni locali, oltre al console cinese. Commenta il presidente della Provincia Filippo Penati: «Il problema si è scatenato dal fatto che prima si è lasciato correre e poi si è cambiato registro di colpo», osserva Penati, «tuttavia, il fatto che lì sventolino bandiere della Repubblica Popolare Cinese è sintomo che c’è l’orgoglio di essere un pezzo dell’economia globale cinese». Insomma, secondo Penati, si tratterebbe di «un fattore di sviluppo».

* l’Unità, Pubblicato il: 14.04.07, Modificato il: 14.04.07 alle ore 16.04


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