Inviare un messaggio

In risposta a:
Politica addio?

"Pd" - Un partito democratico? Un partito nuovo? Ma di quale Italia e di quale Europa? "Note da lontano 13": un commento di Rossana Rossanda, prima della investitura di Walter Veltroni - a cura di pfls .

Il convitato di pietra di tutta la storia, quello che è stato ucciso e si spera sepolto, è la radice socialista della sinistra.
giovedì 28 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il socialismo è stato declinato in molte maniere, ma un’idea forte aveva alla base, l’ insopportabilità politica, alla luce della modernità, di un modo di vivere e di produrre inuguagliante e strumentale come quello capitalistico, non regolato se non dal mercato. Sul come rimediarvi, se per riforme o per rivoluzione, è stato l’oggetto del contendere fra socialisti e comunisti, ma che quel «sistema» fosse intollerabile, per l’illibertà sostanziale che esso comporta per la grandissima (...)

In risposta a:

> "Pd" - Un partito democratico? Un partito nuovo? Ma di quale Italia e di quale Europa? "Note da lontano 13": un commento di Rossana Rossanda - a cura di pfls .

venerdì 20 aprile 2007

Mussi: «Compagni, buona fortuna. Noi ci fermiamo qui»

di Wanda Marra *

Un grandissimo applauso accoglie Mussi, il più atteso. La platea ascolta attentissima le parole del leader della sinistra Ds, e lo applaude calorosamente ad ogni passaggio fondamentale. . «Cari compagni e care compagne. Giorni fa D’Alema ha detto spero che Mussi ci risparmi saluti drammatici. Dopo 40 anni dedicati a questo partito credo di avere il diritto di parola. Anzi il dovere di parlare prima di tutto a voi». «Un voto quasi unanime e un’astensione, dichiara, hanno deciso della nostra scelta», spiega. E racconta: «Il mio, il nostro dissenso data dal 2001, quando candidammo Giovanni Berlinguer a Pesaro alla guida del partito». Ricorda l’amicizia verso Fassino e gli altri militanti dei Ds, «un’amicizia che ancora vale». Ma ribadisce i suoi motivi di dissenso.

«Ora il nostro primo dovere è governare». Lo dice e lo ribadisce Fabio Mussi: «Penso che sia essenziale, qualunque cosa accada sul terreno più propriamente politico, garantire la tenuta della maggioranza di centrosinistra, la stabilità del Governo. Tra di noi deve esserci, comunque, questo patto di ferro». Ribadisce nel contempo la sua convinzione che il Partito Democratico non rafforzi il Governo. «In verità, complica il quadro, non lo semplifica».

Pone alcune questioni al centro del suo intervento. Parla di «questione morale», che «torna a dialogare in ogni campo della vita civile, economica e politica». E il suo inciso su Enrico Berlinguer provoca una vera ovazione nella platea: «Non esiste nuova buona politica che non abbia la questione morale come sua stella polare: forse conviene tenersi stretto questo pensiero di Enrico Berlinguer, piuttosto che giocare a metterlo e toglierlo dal Pantheon».

Fa affermazioni forti, appassionate: «La fine del socialismo è una cianfrusaglia ideologica» E ribadisce: «La lotta per affermare il principio di legalità e una legge sul conflitto di interessi sono urgenti».

Sono rimasto a «una grande sinistra in un grande Ulivo», dichiara Mussi, contestando l’assimilazione della svolta che si fa a Firenze con quella della Bolognina. «Non discuto la legittimità della proposta di Fassino, ma penso che si stia commettendo, sia pure a larga maggioranza, un errore di vasta portata, che si stia imboccando una strada che porta la sinistra non a rinnovarsi, come pure e’ radicalmente necessario, ma a perdersi».

È il rischio che paventa Mussi, nel suo intervento all’ ultimo congresso dei Ds. «Sinistra - attacca Mussi - non è un bagaglio che i dirigenti si portano dietro. Sono valori, programma fondamentale, identità. La retorica dell’ oltre, oltre i partiti, oltre le tradizioni, oltre il socialismo, non dice nulla se non è chiaro dove si va». E pone una questione: «Vedo che si chiede a noi della minoranza dove andate. Io chiedo a voi della maggioranza: Voi dove andate, esattamente?». Denuncia ancora: la costituente del Partito Democratico «si apre al buio e la piattaforma è costituita da un manifesto debole, pasticciato, confuso».

E fa un’analisi spietata: «Siamo precipitati nel Partito democratico senza aver chiarito nulla. Non certo la sua collocazione internazionale. Non potrà far parte integrante del Pse. Non abbiamo chiarito nulla dei grandi temi. Sul sindacato non si dice parola o si dicono parole sbagliate. Altri temi sono immersi nella più grande confusione, come la laicità. C’è tra i costruttori del Pd, chi ha partecipato a manifestazioni di sostegno ai Dico, e chi parteciperà al Family Day». E nella sua difesa della laicità la platea del Mandela Forum si spella le mani per applaudire: «Laicità è lo spazio di libertà di tutti. Non ce n’è una sana e una insana, come ritiene Papa Ratzinger. Senza libertà religiosa non esiste libertà. La laicità dello Stato è un principio non negoziabile».

Mentre arriva alle conclusioni la voce di Mussi si fa sempre più bassa. Non piange. Ma il viso che è tutta un’occhiaia e la passione controllata con la quale ribadisce la sua scelta di uscire dai Ds, dicono la sua commozione più di tante lacrime. «Confermo qui - afferma Mussi a voce bassa- con animo non leggero l’indisponibilità della minoranza che rappresento a partecipare alla costituente del Pd. Noi ci fermiamo qui».

Poi parla del progetto, il suo progetto, di «costituire un movimento politico autonomo, che si propone di aprire un processo politico nuovo, più a sinistra del Partito Democratico». Si aprono, dunque, dice, con la voce sempre più strozzata, «due fasi costituenti. Sarebbe bello un doppio successo». E conclude, tra la commozione generale: «Buona fortuna compagni». Mentre scoppiano gli applausi, e la platea è in piedi per salutare Mussi che se ne va, Fassino sale sul palco, lo abbraccia, lo accompagna mentre scende. I leader del partito gli si fanno incontro, lo baciano e lo abbracciano. Lui cammina lentamente. Poi, la ressa dei giornalisti lo raggiunge.

* l’Unità, Pubblicato il: 19.04.07, Modificato il: 20.04.07 alle ore 13.22


Angius: riscriviamo il manifesto del Pd

di w.m. *

«Pensavo ci sarebbe stata una nuova iniziativa politica nella relazione di Fassino. Francamente non è stato così. Non riesco a cogliere cosa è stato accolto delle nostre proposte. Non condivido il carattere del nuovo partito che si profila, e il percorso attraverso cui ci si è arrivati». Comincia con una forte critica all’intervento di Fassino, Gavino Angius, leader della terza mozione, prendendo la parola al Congresso di Firenze. È rilassato, ma fermo. Sicuro della sua posizione di dissenso rispetto al Pd e di attesa sul cosa fare, insieme alla sua mozione. «Si scioglie - rincara - la più grande forza della sinistra italiana. Ho sentito tante parole: andiamo avanti, facciamo in fretta. E mi ha ferito soprattutto un’espressione: andiamo avanti anche se si perdono pezzi. Come se i compagni e le compagne che se ne vanno siano pezzi».

Critico Angius anche rispetto al lavoro del governo Prodi: «Le distanze politiche nella coalizione sono troppo spesso troppe». E si chiede: «Crediamo di poter arginare le incontinenze e le ossessioni teodem della Margherita?» Poi, parla di «troppa confusione». E si scaglia contro il Family Day: nell’affannosa ricerca si costruisce un Pantheon e 24 ore dopo lo si demolisce. E non è accettabile che il Governo vara la legge sui Dico, e subito dopo si scopre la famiglia e si organizza una manifestazione contro il Governo»

Poi Angius critica il manifesto fondativo del Pd, sottolineando come lo stesso Prodi abbia detto che il nuovo partito si vada a porre «al centro del riformismo». E avanza una proposta: «Procediamo a una radicale riscrittura di quel testo. Il dispositivo congressuale finale di Ds e Dl approvi che il manifesto fondativi sia redatto non solo da noi e dai Dl, decidano di redigere un nuovo manifesto chiamando a concorrere tutte le forze del riformismo italiano alle quali Fassino ha fatto riferimento. Questo permetterebbe a tutte le forze riformiste di essere protagoniste». Conclude facendo riferimento alle «idealità socialiste», e dichiarando che la terza mozione non è intenzionata a uscire dal campo del socialismo e della sinistra. «Aspetteremo la fine dei congressi di Ds e Margherita e poi decideremo che fare», avverte.

* l’Unità, Pubblicato il: 20.04.07, Modificato il: 20.04.07 alle ore 13.24


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: