Lo rivela una ricerca fatta dal presidente del Meter
Don Di Noto: la scuola difende i pedofili
In Italia «9 scuole su 10 hanno mantenuto un atteggiamento di difesa ad oltranza di dipendenti accusati di molestie sessuali» *
MILANO - Un duro atto d’accusa. «Nove scuole su dieci, analizzate per casi giudiziari in 10 città italiane, hanno mantenuto un atteggiamento di incomprensibile difesa ad oltranza di dipendenti accusati di molestie sessuali, che andava ben al di là della ragionevole prudenza: sottolineiamo come tutti i casi giudiziari analizzati si siano conclusi con condanne, anche se solo due hanno superato, sinora, l’esame della Corte di Cassazione». Lo affermano Don Fortunato Di Noto, Presidente del Meter, onlus impegnata da anni nella tutela dell’infanzia e della adolescenza, ed il giornalista Mario Campanella.
LA RICERCA - «Le città prese in esame - scrivono Di Noto e Campanella - sono Milano, Parma, La Spezia, Trieste, Firenze, Roma, Salerno, Bari, Cosenza e Palermo ed i casi sono relativi ad accuse di molestia sessuale e non di violenza, nei confronti principalmente di bidelli (sette casi), con due collaboratori amministrativi coinvolti ed un docente di scuola media inferiore. L’unica città in cui si è registrato un comportamento equilibrato e collaborativo della scuola è stata Milano, con una sospensione cautelativa del docente ed un atteggiamento di grande equilibrio e prudenza, ma di nessun ostacolo alle indagini». «A Cosenza addirittura - continuano Di Noto e Campanella - il dirigente scolastico della scuola elementare coinvolta (il bidello accusato di molestie è stato condannato a 3 anni di carcere sia in primo che in secondo grado) non solo non ha sospeso il dipendente, ma ha "ben pensato" di rivolgere l’invito ai genitori della piccola molestata di cambiare scuola. Solo la solerzia del magistrato inquirente ha fatto si che la rete omertosa impedisse di accertare la verità». «I fatti di questi giorni vanno analizzati con molta prudenza - continuano don Di Noto e il giornalista Campanella - perchè nulla è più infamante di un’accusa falsa di violenza e pedofilia, ma la scuola ha il dovere di collaborare non anticipando conclusioni che spettano alla magistratura, ma offrendo tutto quanto in suo possesso per giungere alla veritá nell’interesse precipuo del minore. Si tratta di una necessità - conclude la nota - che può restituire credibilità al sistema scolastico ed alla sua funzione pedagogica».
* Corriere della Sera, 26 aprile 2007