Kelum Weramuni Da Silva sentito nel carcere di Rebibbia
Il suo avvocato ipotizza un "tragico errore di persona"
Rignano, interrogato il benzinaio "Ero sempre al lavoro, non c’entro" *
ROMA - Come gli altri indagati, Kelum Weramuni Da Silva si dichiara totalmente estraneo ai presunti abusi sessuali sui bambini dell’asilo di Rignano Flaminio. Il benzinaio cingalese ha indicato agli inquirenti i nomi delle persone che possono testimoniare a suo favore: lui non poteva prendere parte alle eventuali violenze perché impegnato tutto il giorno al distributore in cui lavora, alle porte del paese. E al termine dell’interrogatorio il suo avvocato, Ettore Iacobone, ipotizza un "tragico errore di persona".
Tra i sei arrestati (tre maestre, una bidella, un autore televisivo e il benzinaio), Da Silva è stato l’ultimo ad essere sentito dal Gip Elvira Tamburelli e dal pm Marco Mansi nel carcere di Rebibbia. Ha fornito i nomi di chi potrebbe avvalorare il suo alibi, colleghi, il proprietario della pompa di benzina, i connazionali dai quali andava ogni giorno durante la pausa pranzo.
Al termine dell’interrogatorio, durato più di un’ora, l’avvocato Iacobone ha riferito che il suo cliente "si è difeso con coraggio e decisione, ha risposto puntualmente, ma anche con estrema tranquillità, a tutte le domande e ha trasmesso un segnale preciso e forte all’autorità giudiziaria".
Agli inquirenti Da Silva ha detto: "Io posso raccontarvi cosa so e chi sono, poi valutate voi in base a ciò che sapete se sto mentendo". Ha ribadito di "non conoscere nessuno dei soggetti coinvolti, neanche una telefonata, e di non essere mai stato nella scuola materna ’Olga Rovere’ se non portato dai carabinieri". Ma soprattutto Da Silva e il suo legale hanno ribadito al Gip che "il lavoro nella pompa di benzina gli impediva di assentarsi in orario scolastico, quando sarebbero state perpetrate le violenze". "Il mio assistito - ha sottolineato Iacobone - ha detto che lavorava lì, ha fatto i nomi di chi lavorava con lui e dei connazionali con i quali andava in pausa pranzo dalle 13 alle 15. Anche io mi sto attivando in tal senso, per trovare nuove testimonianze".
L’avvocato ha quindi fatto presenti alcuni elementi che a suo avviso giocherebbero a favore del suo cliente: "Ci sono 15 denunce di genitori di bambini ed altrettante dichiarazioni di minori. Ebbene, soltanto in due testimonianze altrettanti bambini parlano ’dell’uomo nero’. In un’occasione una bambina chiama il mio assistito Maurizio, in un’altra testimonianza un bambino lo chiama Giovanni. In un caso viene descritto con il codino, ma Da Silva non ha mai portato i capelli acconciati in questo modo. Non so cosa abbiano dichiarato ieri gli altri indagati, ma Da Silva non conosceva nessuna delle altre persone coinvolte. Ho il massimo rispetto per i bambini, per le loro famiglie che stanno vivendo un dramma, ma credo che nel caso di Da Silva ci sia stato davvero un errore, un tragico errore, nella identificazione".
Iacobone ha quindi annunciato che lunedì presenterà istanza al Tribunale del Riesame, cosa che hanno già fatto i difensori degli altri indagati. Kelum Da Silva ha lavorato alla pompa di benzina di Rignano dal settembre del 2005 all’ottobre del 2007. Attualmente, prima dell’arresto, era a servizio come domestico presso l’abitazione di un dentista a Morlupo.
* la Repubblica, 28 aprile 2007