In 250 sfilano davanti a Rebibbia per portare solidarietà alle insegnanti accusate di pedofilia
Sugli striscioni slogan innocentisti ma dalle celle si alzano urla di protesta
Rignano, fiaccolata per le maestre arrestate
I detenuti contestano: "Andate via" *
ROMA - Ci sono i mariti delle maestre arrestate e il parroco di Rignano, ci sono le colleghe di lavoro e gli amici. Sono 250, arrivati sotto le finestre di Rebibbia a bordo di quattro pullman, per partecipare alla fiaccolata di solidarietà verso le insegnanti accusate di abusi sessuali su sedici bambini dell’asilo.
"La verità non ha paura", hanno scritto sullo striscione che apre il corteo. "Rignano non è un paese di mostri!" Ma dalle celle si alzano grida di disapprovazione: "Andate via", urlano alcuni detenuti. "Ce fate pure la manifestazione a ’ste zozze". "Pedofili".
Nonostante le proteste, il corteo sfila composto lungo il muro che costeggia il carcere romano. Qualcuno piange. Il cognato della maestra Marisa Pucci usa un megafono per gridare la sua rabbia: "Solidarietà alle maestre arrestate, non hanno fatto nulla".
Sugli striscioni, gli slogan ripetono l’innocenza delle tre maestre e della bidella: "Libertà alle maestre innocenti", "Vittime del lavoro", "Basta con le menzogne", "Liberiamo chi ha dato vita alla scuola".
Il marito di Marisa Pucci, una delle maestre in carcere, vuole incontrare il ministro della Giustizia: "Vogliamo fare un comitato e andare dal ministro Mastella. Non posso accettare che si metta in discussione il lavoro svolto da anni da queste maestre. Ad ottobre gli ispettori del ministero non hanno ascoltato le altre maestre della scuola ma solo le madri degli alunni. I genitori hanno continuato a mandare i loro figli a scuola fino al giorno prima dell’arresto: devo pensare che si fidassero delle maestre".
Alcuni manifestanti, accompagnati da una chitarra, intonano canti religiosi; tra loro anche il parroco di Rignano, don Enrico. Una maestra della scuola di Rignano non riesce a trattenere le lacrime: "Voglio una medaglia al valore per queste mie colleghe quando tutto questo sarà finito. Nessuno in questo momento ci sta tutelando. Perché sono stati ascoltati solo i genitori dei bambini e non i colleghi di tutte le altre classi?"
* la Repubblica, 3 maggio 2007