Sono la madre di una bambina che a quattro anni e mezzo è tornata da un soggiorno natalizio di 6 giorni con il padre con problemi di alcolismo (provato dal CTU nominato dal Giudice che aveva in carico il provvedimento giudiziale di separazione), con un disegno appallottolato nella tasca, dicendomi che quello era il mostro che una notte era arrivato e le aveva fatto male al "culino". Dopo qualche giorno ha cominciato spontaneamente a raccontarmi che cosa le aveva fatto il mostro del sogno indicando nel dettaglio che le spingeva nella "passerina per entrare". Il disegno era inequivocabilmente un pene.
A me è sembrato di impazzire, ma non ho perso la calma: ho chiamato immediatamente i Servizi Sociali della ASL che avevano già in carico la bambina per problemi precedenti di paura nei confronti del padre, violento nei miei e suoi confronti quando si ubriacava. Una psicologa mi ha consigliato di portarle la bambina per farle alcune domande. Nell’occasione del primo colloquio, la bambina non ha riferito nulla di quello che aveva detto a me, dicendomi poi che quella dottoressa "le faceva troppe domande che le facevano tornare la paura del mostro" e quindi non ci voleva più andare.
Tengo a sottolineare che dal momento del ritorno dal soggiorno natalizio col padre la bambina ha comincaito a essere strana:non voleva più andare con lui nemmeno durante la settimana, ha cominciato a fare la pipì a letto durante la notte, non dormiva più sola nel suo lettino nella sua cameretta (da dove aveva sempre dormito dai 6 mesi di vita in avanti), ha avuto varie forme di regressione cominciando a parlare con la cantilena tipica di quando aveva circa due anni; non voleva più andare nella città del padre e al successivo appuntamento con il padre per andare "in quella casa che le faceva paura" si è ammalata con improvvisa febbre a 39°. Nessuno mi credeva, ma io avevo riferito solo le esatte parole dette da mia figlia e i gesti che lei mi aveva mostrato, quando io le ho chiesto: "fa a me quello che ti ha fatto il mostro del sogno". Quando mi ha spinto con un dito sull’inbocco della vagina dicendo che "il mostro fatto come un serpente le spingeva lì e voleva entrare", avrei voluto morire.
Alla ASL hanno tergiversato per circa 15 giorni dicendomi che erano accuse importanti, che potevano essere viste come una mia mossa per forzare i termini della separazione, che potevo essere incriminata per falsa attestazione, ecc. ecc. Solo dopo l’intevento della Case delle Donne, disposte a fare la segnalazione alla Procura del Tribunale dei Minori di Bologna, hanno cautamente accettato di redigere una segnalazione molto ambigua in cui non si esponevano più di tanto. A questo punto sono partire le indagini con successivo incarico per una perizia sulla bambina da parte di una neuropsichiatra infantile che dopo 5 colloqui e vari test specifici ha avvallato la mia versione del racconto: la bambina aveva raccontato a lei le stesse cose con dettagli in più; i test specifici erano stati positivi, mostrando un chiaro disagio autodistruttivo della bambina che si vergognava e continuava a fare disegni neri e riferiti alla morte, come pure nelle favole che inventava con la neuropsichiatra.
Ma dopo mesi e mesi di indagini di polizia e esperti, alla fine non si è arrivati a provare nulla, nonostante mia figlia nel frattempo avesse manifestato una patologia venerea impossibile da prendere se non con un contatto fisico con un uomo che ne fosse portatore. La legge sulla Privacy non ha permesso di fare il test di quella malattia al mio ex marito e siccome tutti i testimoni di quei giorni natalizi (parenti vari di mio marito e conoscenti) hanno sempre garantito sulla onestà e bontà del padre, dicendo che ero io la pazza che si era inventata tutto per screditarlo. Tengo a dirvi che questa situazione non è scaturita in una fascia a rischio di cossiddetto degrado familiare, perché io sono una docente universitaria e il mio ex marito è un noto, stimato e potente finanziariamente libero professionista, insospettabile e tanto gentile con tutti...
Insomma dopo circa due anni tutto è caduto nel nulla: la denuncia fatta alla Procura Penale di Mantova è stata archiviata, quella al Tribunale Civile di Mantova nemmeno tenuta in considerazione, mentre l’unica struttura che ha ancora la pratica aperta è la Procura del Tribunale Minorile di Bologna. Nel frattempo il mio ex marito ha aperto un contenzioso con la Dirigenza Provinciale della ASL di Bologna denunciandoli di essere di parte, mentr la ASL di Mantova attestava nelle periodiche relazioniche il "poveretto" aveva subito un abuso di potere da parte delle apposite strutture di Bologna, con una consegunte lite a colpi di coltello tra le due ASL. Mi hanno sconsigliato di fare una visita ginecologica alla bambina perché poteva essere oltremodo traumatizzante, per cui alla fine non si è riusciti a provare nulla. Sta di fatto che adesso mio figlia ha nove anni, ma da allora non ha più voluto entrare né tantomeno dormire nella casa di campagna del padre, perché le fa ancora paura. Da ormai tre anni è stata obbligata dal Giudice Civile della separazione a fare un week end con il padre e uno con me, ma quando va a Mantova resta a casa di una zia, sorella di mio marito. Questa è una cosa che mi fa ancora tanto male, per mia figlia, che finalmente ha cominciato a superare il trauma anche se molto faticosamente (per altri tre anni circa ha fatto pipì a letto e ha voluto dormire con me perché aveva paura che tornasse il mostro).
In quanto delusa dalla Giustizia italiana in merito di legislazione relativa agli abusi sui minori, e dai metodi di verifica che mettono in atto (l’avvocato di mio marito ha avuto il coraggio di dire che la bambina a quattro anni mostrava chiari sintomi di "perversione sessuale"), dalla mancanza di competenza di molte persone preposte alle verifiche, e soprattutto dalla codardia e dalla paura di essere coinvolti in situazioni delicate da parte degli operatori delle ASL, spesso funzionari con una preparazione non adeguata a gestire casi come questi, né spinti dal sano desiderio di arrivare a scoprire la verità. Sono ancora molto arrabbiata per questa insensibilità e menefreghismo in cui prevale la pura del richiamo del superiore o di qualche telefonata dall’alto, capaci di zittire tutti, anche di fronte a prove inconfutabili. Dopo aver provato questo e dopo essere stata umiliata da perizie psichiatriche, richieste in sede giudiziale da mio marito, per attestare la mia sanità di mente, sono risultata una persona equilibrata, perfettamte realizzata nella vita e nel lavoro, solo preoccupata della salute spicologica e fisica di mia figlia.
PER CIò CHE è SUCCESSO A MIA FIGLIA E A ME E CHE ADESSO STA SUCCEDENDO ANCHE AI BAMBINI E AI GENITORI DI RIGNANO, VI ESORTO IN TUTTI I MODI A NON MOLLARE, A CERCARE DI RESTARE UNITI, PERCHé SE VI SEPARATE VI FANNO A FETTE. IO HO LOTTATO SENZA TREGUA PER OLTRE DUE ANNI CONTRO UN MURO DI GOMMA, MA PURTROPPO NON HO RISOLTO NULLA E NON HO AVUTO LA SODDISFAZIONE DI VEDERE PUNITA UNA PERSONA CHE HA FATTO TANTO MALE A SUA FIGLIA. Sono stata sola contro una famiglia che proteggeva il mio ex marito dicendo "che era solo un povero malato che dovevo capire e perdonare". No, non l’ho perdonato, perché sono sicura che ha fatto quello che la bambina mi ha raccontato: I BAMBINI DI QUATTRO ANNI NON RIESCONO A RACCONTARE COSE CHE NON HANNO VISTO O SUBITO DI PERSONA QUINDI NON MOLLATE, TENETE DURO, COMPATTI, FATE CASINO ANCHE ATTRAVERSO I MASS MEDIA PERCHé TUTTO NON CADA PIAN PIANO NEL SILENZIO: E’ UN DOVERE MORALE CHE AVETE NEI CONFRONTI DEI VOSTRI PICCOLI TESORI E DI TUTTI QUELLI CHE NON HANNO AVUTO GIUSTIZIA. I MOSTRI DEVONO ESSERE ELIMINATI E CANCELLATI DALLA MEMORIA DELLE LORO PICCOLE VITTIME, MA DEVONO ANCHE PAGARE DI FRONTE ALLA COMUNITà.
Grazie per aver ascoltato il mio sfogo, ma mi sentivo in dovere di raccontarvi che di casi analoghi ce ne sono tanti, ma spesso rimangono inascoltati. Coraggio, vi sono vicina e vi supporto con tutta la mia comprensione.