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ALLARME ITALIA. MAFIA PIU’ FORTE DELLO STATO: UN SONDAGGIO CHOC TRA I GIOVANI DI PALERMO. Messaggio del Presidente della Repubblica al convegno per il 25° anniversario dell’omicidio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo: "Solo un grande movimento di popolo può sconfiggere la mafia" - a cura di pfls

mercoledì 23 aprile 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] La mattina del 30 aprile del 1982 Pio La Torre, deputato del Pci e "papà" della legge che ha introdotto il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni dei boss, era a Palermo e stava andando alla sede del partito in macchina, una Fiat 132. Con lui c’era l’amico e collega Rosario Di Salvo. A un semaforo la macchina fu accostata da due grosse moto che fecero fuoco e uccisero i due politici. Quegli uomini, hanno accertato poi i processi, erano stati mandati da Totò Riina [...] (...)

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> ALLARME ITALIA. MAFIA PIU’ FORTE DELLO STATO: UN SONDAGGIO CHOC TRA I GIOVANI DI PALERMO. Messaggio del Presidente della Repubblica al convegno per il 25° anniversario dell’omicidio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo: "Solo un grande movimento di popolo può sconfiggere la mafia" - a cura di pfls

martedì 17 luglio 2007


-  L’ufficio requirente di Caltanissetta riapre l’inchiesta sulla strage del 19 luglio 1992
-  Secondo gli inquirenti apparati deviati del settore informativo avrebbero avuto un ruolo nell’attentato

-  Borsellino, per la strage di via D’Amelio
-  la procura indaga sui servizi segreti
*

ROMA - La procura della Repubblica di Caltanissetta indaga sul probabile coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti nella strage di via d’Amelio in cui morì il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. La notizia è stata confermata all’agenzia di stampa ANSA da ambienti qualificati.

Il procuratore aggiunto, Renato Di Natale, coordina l’inchiesta sui mandanti occulti della strage avvenuta il 19 luglio 1992. Secondo l’ipotesi degli inquirenti ci potrebbe essere la mano di qualcuno degli apparati deviati dei servizi segreti che ha forse avuto un ruolo nell’attentato.

Questa pista di indagine, che in un primo momento era stata accantonata ed archiviata, è stata ripresa nei mesi scorsi dagli investigatori in seguito a nuovi input d’indagine.

I magistrati stanno valutando una serie di documenti acquisiti dalla procura di Palermo e che riguardano il telecomando che potrebbe essere stato utilizzato dagli attentatori. A questo apparecchio è collegato un imprenditore palermitano. I processi che si sono svolti in passato hanno solo condannato gli esecutori materiali della strage, ma nulla si è mai saputo su chi ha premuto il pulsante che ha fatto saltare in aria Borsellino e gli agenti di scorta.

Un altro elemento sul quale è puntata l’attenzione degli inquirenti, è "la presenza anomala" di un agente di polizia in via d’Amelio subito dopo l’esplosione. Si tratta di un poliziotto - già identificato dai magistrati - che prima della strage era in servizio a Palermo, ma venne trasferito a Firenze alcuni mesi prima di luglio dopo che i colleghi avevano scoperto da una intercettazione che aveva riferito "all’esterno" i nomi dei poliziotti di una squadra investigativa che indagava a San Lorenzo su un traffico di droga.

* la Repubblica, 17 luglio 2007


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