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Eu-angelo e democrazia: "esperienze pastorali"

Don Lorenzo Milani, la Scuola di Barbiana, e la "Lettera a una professoressa". Un "ricordo" di Francesco Erbani - a cura di Federico La Sala

venerdì 11 maggio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Libro-manifesto, si è detto, consegnato al mondo contadino di Barbiana, utopico e indigesto. Ma quel volume, suggerisce Giorgio Pecorini, che ha frequentato il prete per dieci anni, «non deve esser letto come un ricettario, ma come un atteggiamento etico». «Spesso gli amici (...) insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi (...)», annota don Milani in Esperienze pastorali, pubblicato nel 1958, quattro anni dopo l’arrivo a Barbiana. «Sbagliano la domanda, (...)

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> Don Lorenzo Milani, la Scuola di Barbiana, e --- Adele Corradi, "Non so se don Lorenzo" (di Filippo Gentiloni - La lettera di una professoressa).

martedì 28 febbraio 2012

DON MILANI, LETTERA DI UNA PROFESSORESSA

di Filippo Gentiloni (il manifesto, 28.002.2012)

A quasi mezzo secolo dalla sua morte (26 giugno 1967) non si parla quasi per niente di don Lorenzo Milani: chi fosse davvero e cosa abbia veramente detto negli anni intensi della sua vita di prete, uomo, cittadino, maestro. Non ci si ricorda nemmeno della sua opera piú famosa: "Lettera a una professoressa", firmata dalla scuola di Barbiana (Libreria Editrice Fiorentina, 1967). Eppure don Milani è stata una delle figure che nel Novecento aveva lasciato piú tracce di sé, nonché della sua esperienza pedagogica legata appunto alla scuola di Barbiana.

Perció è ancora piú prezioso il libro adesso uscito di Adele Corradi, "Non so se don Lorenzo" (Feltrinelli). La Corradi, nata a Firenze nel 1924, insegnante di lettere nella scuola media, per molti anni era stata una stretta collaboratrice di don Milani nella scuola di Barbiana e, ancora per un paio d’anni, vi aveva lavorato dopo la morte di don Lorenzo. In questo libro l’autrice non vuole raccontare la storia della scuola di Barbiana: «Chi la volesse conoscere dovrà rivolgersi altrove».

Qui la Corradi racconta il personaggio di don Milani: «Carismatico, sensibile, non di rado urtante, qualche volta persino antipatico». La scrittrice si lascia visitare dai ricordi con amore, ma senza riverenza, consapevole della eccezionalità dell’anima di don Milani, come anche della difficoltà sociale e politica nella quale si trovava ad operare.

Poco dopo il 1963, la Corradi riuscì a farsi trasferire alla media statale di Borgo San Lorenzo, vicino a Barbiana, mentre don Milani era costretto dall’aggravarsi del male (morbo di Hodgkin) a frequenti ricoveri a Firenze. Prese in affitto una stanza non lontano dalla canonica di Barbiana, cosí poteva dedicare tutto il tempo lasciatole libero dalla scuola statale a quella privata di Barbiana. Racconta che, appena ricevute dall’editore le prime copie di "Lettera a una professoressa", don Milani dal suo letto dov’era quasi moribondo, ne sfiló una dal pacco e la diede ad Adele, scrivendo questa dedica: «Parte quarta: finalmente trovammo una professoressa diversa da tutte le altre che ci ha fatto tanto del bene».

Scrive Giorgio Pecorini che chiunque prenderà in mano questo libro della Corradi per sapere qualcosa di più su don Lorenzo Milani e sulla scuola di Barbiana, si troverà investito da un’onda di emozioni, fra lo stupore della sorpresa e la tentazione del coinvolgimento e avrà una migliore comprensione di quale fosse la vera atmosfera della comunità di Barbiana.


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