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Pompaggio elettorale

Un pompino per ogni voto, ma se è una donna a dare il voto? - di Cosmo de La Fuente

Voti e pompini, la nuova politica europea. Promesse non mantenute
martedì 22 maggio 2007 di Emiliano Morrone
Ecco ci risiamo. Adesso anche in Belgio copiano il sistema tutto italiano di fare pompini in cambio di favori. Adesso si promettono fellatio in cambio di voti. Non ci credete? Tutto questo succede veramente.
Tania Dervaux, candidata per un partito belga, ha promesso sesso orale a chi esprimerà in suo favore il voto.
Un caso da imitare ha suggerito qualcuno, e pensandoci bene, se anche in Italia le nostre politiche decidessero di offrire rapporti orali in cambio di voti, quali sarebbero le (...)

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> Dove sono i cittadini, in questo paese? Dove sono le donne? --- Rompere il silenzio: se le donne ritrovano la voce.

lunedì 17 agosto 2009

Rompere il silenzio: se le donne ritrovano la voce *

Da «Indovina dove sono», la domanda di una ragazza che telefona contenta alla madre dal bagno attiguo alla camera da letto del presidente del Consiglio, è partita la catena: e voi dove siete? Dove sono gli italiani, dove sono le donne?, si chiedeva l’altro ieri Nadia Urbinati, docente di Teoria politica, mentre ci parlava di «democrazia docile e apatica». Le ha risposto Lidia Ravera: «La nostra rivoluzione è stata interrotta. Riportiamo i corpi in piazza, contiamoci per contare».

Di rivoluzione interrotta parla oggi Simona Argentieri, psicoanalista: «I diritti sono ereditati ma non ereditari». Arrivano in dote alle nuove generazioni ma facilmente si possono perdere. Nelle pagine di Forum Paola Concia, deputata, propone di ripartire «dalla forza di quel che si è conquistato in questi anni, come ci hanno mostrato gli operai dell’Innse». Centinaia di lettori e lettrici hanno scritto e partecipato ai blog dell’Unità. Vi proponiamo uno spaccato delle lettere.

Moltissimi di loro mettono in relazione la forza della classe operaia («gli eroi dell’Innse») e la debolezza di chi non riesce ad esprimere la propria rabbia, il proprio dissenso. Ribellarsi fa bene, abbiamo titolato in prima pagina pensando ad entrambi: a chi lo fa e a chi non osa.

Adesso. Perchè le cose cambiano, intanto. Presto sarà tardi. La «recrudescenza stagionale» di violenza e di delitti - donne uccise da uomini - è un segnale che viene dalla cronaca nera, un segnale che naturalmente non parla di follia (follia collettiva? epidemia di follia?) ma di disagio, di incultura, di regresso.

Le pubblicità elettorali che esibiscono tette e culi di titolari anche autorevoli (il seno della cancelliera tedesca, per esempio) sono un segnale che viene dalla politica, dal linguaggio che si usa per farla. L’icona di Berlusconi nell’Erotica Tour che fa impazzire le notti di Ostia (slogan: «Vi aspetto nel lettone di Putin») chiude il dibattito sulla distinzione tra pubblico e privato: quale distinzione? Siamo già allo slang. Il lettone di Putin è in piazza. Ora tocca a noi.

* l’Unità, 14 agosto 2009


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