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W o ITALY. Al di là dell’ideologia di "mammona" e di "mammasantissima"!!!

PALERMO: MILLE NOTE CONTRO LA MAFIA. STRAGE DI CAPACI. RICORDANDO GIOVANNI FALCONE, IL PRESIDENTE NAPOLITANO ESORTA E SOLLECITA: "Serve un movimento di popolo contro Cosa nostra"!!! - a cura di pfls

giovedì 24 maggio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio a Maria Falcone nel quale ha voluto ricordare il "micidiale barbaro agguato di Capaci" e il "criminale attentato a Paolo Borsellino", ovvero alcuni dei "più combattivi e moderni magistrati impegnati nella lotta alla criminalità organizzata". Il presidente Napolitano ha aggiunto che "questa battaglia va ripresa e sviluppata con l’impegno di tutte le forze politiche e sociali e con la partecipazione convinta dei (...)

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> PALERMO. STRAGE DI CAPACI, 15 anni dopo la festa della legalità.

mercoledì 23 maggio 2007

Strage di Capaci, 15 anni dopo la festa della legalità *

«Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia e l’appello a una cultura della legalità abbiano bisogno di un grande movimento di popolo». A scriverlo è il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in un messaggio indirizzato a Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, ucciso il 23 maggio 1992 in un agguato mafioso a Capaci, in Sicilia. Nel giorno del quindicesimo anniversario della strage di Capaci, il presidente della Repubblica, nel suo messaggio, ha poi sollecitato la «mobilitazione della cultura, della scuola e della partecipazione dei cittadini alla vita democratica per il progresso sociale e civile del Paese».

A Palermo, mercoledì, per ricordare il sacrificio di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morbillo e degli uomini di scorta Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani (ma anche di Paolo Borsellino e degli agenti della sua scorta morti in via D’Amelio il 19 luglio del 1992), è arrivato "un popolo" di studenti: oltre 1200 sbarcati in mattinata dalla "nave della legalità" salpata martedì da Civitavecchia con un "carico" di studenti e professori provenienti da 350 scuole italiane.

Un gruppo ha continuato il suo viaggio della legalità a Corleone, sulla strada vicina al covo dove lo scorso anno è stato arrestato Bernardo Provenzano, per stendere le "lenzuola della legalità" realizzate dalle loro scuole. Gli altri, indossando magliette con una frase detta da Falcone e sostenendo striscioni e scritte che auspicano un futuro migliore senza mafia, sono andati nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone dove si sono succeduti dibattiti ai quali hanno preso parte il procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, i ministri dell’Istruzione Giuseppe Fioroni e dell’Interno Giuliano Amato e il presidente del Senato Franco Marini.

La seconda carica dello Stato, in sintonia con Napolitano, rivolgendosi agli studenti ha detto che «senza i giovani, senza un grande patto culturale e politico con le generazioni che entrano nella vita pubblica noi non possiamo rinnovare la nostra democrazia, renderla più giusta, più attenta, più intelligente».

Quindi ha sottolineato come combattere la mafia significa affermare la legalità ed ha invitato i giovani ad amare le «istituzioni e la Repubblica, nonostante le imperfezioni, nonostante le contraddizioni, nonostante gli errori e spesso l’inadeguatezza degli uomini in cui esse prendono forme e realtà».

Gli altri interventi. «L’Italia aspetta ancora di sapere quali furono i mandati delle stragi del ’92». È Maria Falcone, la sorella del magistrato Giovanni Falcone, torna a porre il nodo dei mandanti occulti che organizzarono la stagione stragista 15 anni fa, in cui morì il fratello, sua moglie e la 5 agenti della scorta. Nel giorno dell’anniversario dell’eccidio di Capaci, la Falcone è sulla banchina del molo di Palermo, dove ha accolto la “nave della Legalità”, con a bordo quasi 1300 fra studenti e insegnanti, provenienti da 350 diversi istituti d’Italia.

La Falcone ricorda come «anche il pm Ilda Boccassini nella richiesta di rinvio a giudizio dei boss di Cosa nostra sostenne che c’erano punti di indagine che portavano a questa ipotesi». Maria Falcone, però, dà anche una lettura di speranza di quello che sta accadendo nella società civile e cita il comitato “Addio pizzo” di Palermo che «sta portando avanti una lenta e difficile rivoluzione contro il racket e contro l’accettazione più o meno consapevole dei condizionamenti mafiosi».

Il Procuratore antimafia Grasso, ricordando Falcone e Borsellino ha detto che i suoi due colleghi «hanno lasciato un patrimonio morale di coraggio e umanità, un testamento spirituale e un patrimonio di equilibrio, umanità e rigore che ci impegnano tutti a continuare per rendere migliore il nostro Paese».

Il ministro dell’Istruzione Fioroni ha invece posto l’accento sul fatto che «la scuola oggi trasmette un messaggio che non è un ricordo ma una testimonianza concreta di educazione alla cultura della legalità». Mentre Amato, parlando di rapporto «nefasto» fra mafia e politica, ha ricordato come l’organizzazione criminale non è più come quella «che Falcone combatteva, ma è quella che aveva capito: la mafia che sta passando dal taglieggiamento degli altri al lavoro in proprio nell’economia» sottolineando poi che «le prime tracce del lavoro che oggi noi facciamo contro Cosa nostra sono state gettate proprio dalle indagini di Falcone».

«Non ho mai creduto al terzo livello - ha detto ai giornalisti il giudice Giuseppe Ajala, ex componente del pool antimafia di Palermo - ma molte cose fanno pensare che ci sono altre responsabilità nelle stragi di mafia oltre ai vertici di Cosa Nostra. Le indagini dovrebbero fare piena luce ma mi rendo conto che è difficile. Tutti abbiamo un’ansia di verità e quella verità oggi - conclude - non è la più completa».

* l’Unità, Pubblicato il: 23.05.07, Modificato il: 23.05.07 alle ore 17.30


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