Inviare un messaggio

In risposta a:
W o ITALY. Al di là dell’ideologia di "mammona" e di "mammasantissima"!!!

PALERMO: MILLE NOTE CONTRO LA MAFIA. STRAGE DI CAPACI. RICORDANDO GIOVANNI FALCONE, IL PRESIDENTE NAPOLITANO ESORTA E SOLLECITA: "Serve un movimento di popolo contro Cosa nostra"!!! - a cura di pfls

giovedì 24 maggio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio a Maria Falcone nel quale ha voluto ricordare il "micidiale barbaro agguato di Capaci" e il "criminale attentato a Paolo Borsellino", ovvero alcuni dei "più combattivi e moderni magistrati impegnati nella lotta alla criminalità organizzata". Il presidente Napolitano ha aggiunto che "questa battaglia va ripresa e sviluppata con l’impegno di tutte le forze politiche e sociali e con la partecipazione convinta dei (...)

In risposta a:

> PALERMO: MILLE NOTE CONTRO LA MAFIA. STRAGE DI CAPACI. RICORDANDO GIOVANNI FALCONE ---- «Senza verità non c’è difesa». Intervista a Luigi Ciotti (di Daniela Preziosi)

giovedì 24 maggio 2012

«Senza verità non c’è difesa»

intervista a Luigi Ciotti

a cura di Daniela Preziosi (il manifesto, 24 maggio 2012)

Chi ha partecipato alle messe che don Luigi Ciotti celebra con i famigliari delle vittime di mafia sa che al momento della liturgia della parola ciascuno, dai banchi, si alza a dire il nome del proprio parente ucciso. È un momento da brividi, un elenco straziante, i cognomi ’celebri’ si perdono nell’infinito numero di quelli sconosciuti. Raggiungiamo al telefono don Ciotti quand’è a via D’Amelio, mentre parte uno dei due cortei degli studenti per ricordare la strage. La mattina è sceso dalla nave della legalità, piena di ragazzi, salpata da Civitavecchia. Ora è appena tornato da Capaci, dove le famiglie di quelli che vengono chiamati ’i ragazzi della scorta’ hanno voluto la loro commemorazione, lontano dalle celebrazioni ufficiali. Le istituzioni non c’erano. C’erano i colleghi sopravvissuti all’esplosione dell’autostrada. Davanti ai resti, accartocciati, ancora impressionanti, della macchina, una Croma blindata.

Don Luigi, ancora oggi le istituzioni non sanno stare vicine a tutte le famiglie, siamo ancora a quei fischi ai politici di vent’anni fa durante il funerale?

Vengo da lì, da Capaci, nella mia testa avevo una preghiera e un saluto. Ma è vero: il primo diritto di ogni persona è essere chiamata per nome. Quindi certo Falcone, certo Francesca Morvilllo, ma a Capaci non sono morti ’i ragazzi della scorta’, sono morti Rocco Piccillo, Vito Schifano e Antonio Montinaro. Dirne il nome è dare dignità a quanti hanno perso la vita per la stessa ragione: sono tutti morti per la democrazia del nostro paese.

Ancora oggi la memoria può dividere?

Per noi la memoria non è celebrazione ma motore di impegno collettivo e quotidiano. Fare memoria per noi è costruire una cultura di legalità, di partecipazione, di giustizia. In Italia non c’è una strage di cui si sia accertata la responsabilità, il 70% delle vittime di mafia non conoscono la verità. Di fronte a questo, siamo chiamati ad assumerci la nostra responsabilità, altrimenti le nostre parole diventano retorica e rassegnazione. La responsabilità individuale è la premessa della legalità. E la giustizia sociale è il suo orizzonte. La lotta alla mafia, insieme al lavoro di magistrati e forze dell’ordine, si fa costruendo percorsi di giustizia sociale, che vuol dire casa, lavoro. Abbiamo un’altissima dispersione scolastica. Due milioni di giovani sono alla ricerca di un lavoro. È un problema di democrazia.

Lei e Libera, associazione nata sulla spinta della lotta alla mafia, non avete mai lasciato Palermo. Oggi qui, dopo 25 anni, torna il sindaco della primavera di questa città, quella stagione di speranze prima delle stragi. Che significa?

Orlando è persona capace di politica, è stato un protagonista e ha creato un percorso di grande fermento. Mi auguro che abbia la stessa forza, intelligenza, grinta. Lo auguro a questa meravigliosa città e all’Italia. Abbiamo bisogno di una politica trasparente, ma anche di contenuti, di partecipazione e di ascolto dei cittadini.

La giustizia sociale, dice, è base per la lotta alla criminalità. Oggi il paese attraversa una grave crisi economica e sociale. Rischiamo di fare passi indietro?

Sì. La lotta alle mafie non si fa solo in Sicilia, in Calabria o in Campania, ma a Roma in Parlamento, con leggi e politiche giuste. Il contrasto alla criminalità si fa con le politiche sociali, un grande investimento per le fasce deboli, creare opportunità e servizi per le persone.

Libera ha contrastato alcune leggi del governo Berlusconi. Ora va meglio nella lotta alla criminalità?

Alcuni tentativi sono stati fatti, certo questa situazione arriva da lontano e rimetterla in quadro non è semplice. Ho visto che il governo ha cercato di non mollare sul rendere operativa la convenzione di Strasburgo del 1989 contro la corruzione, nonostante le resistenze in parlamento. Ma ci sono tempi lunghi, la burocrazia. Io non professo il dogma dei beni confiscati, per esempio, ma mi preoccupa sentir dire ’se non si riesce a metterli a posto vendiamoli’. La legge che ha permesso il riutilizzo sociale di quei beni ha avuto un grande valore etico e culturale. E allora bisogna creare le condizioni per recuperarli, prima di dire ’vendiamoli’. C’è un blocco da togliere: 3500 beni sono confiscati e non possono essere utilizzati perché la stragrande parte è sotto ipoteca. Va fatto uno scatto. I ’segni’ sono importanti. Il fatto che al rinfresco del Quirinale del 2 giugno il presidente della Repubblica abbia scelto di offrire i prodotti di Libera è un segno importante.

Lei è corso a Brindisi nel giorno della bomba. I ragazzi della Morvillo hanno convocato una manifestazione nazionale per sabato, «colpire la scuola vuol dire colpire la democrazia». E non ce l’hanno solo con la bomba. Li ha ascoltati?

Li ho ascoltati, li ho visti piangere, gridare. Ho provato tanto, tanto, tanto dolore. A questi ragazzi dobbiamo restituire sicurezza e c’è bisogno di verità, perché la prima difesa dall’insicurezza è la verità. E poi aiutarci a trasformare le paure in speranza. Ai ragazzi c’è poco da dire, sono meravigliosi. Agli adulti voglio dire che non basta preoccuparci di loro ma dobbiamo occuparcene di più. Non dobbiamo dire che sono il nostro futuro, ma dobbiamo creare le condizioni, le politiche per il loro presente.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: