Inviare un messaggio

In risposta a:
Avanti tutta - fino alla fine!!!

BUSH E I SUOI CONTI ALLA ROVESCIA!!! GUERRA, E ANCORA GUERRA: ORA CONTRO TEHERAN. UN "BEL REGALO" DI FINE MANDATO AGLI STATI UNITI, ALL’EUROPA E AL MONDO INTERO!!! Silenziosamente, furtivamente, al riparo dalle telecamere, la guerra contro l’Iran è cominciata. Un articolo di Alain Gresh (maggio 2007) - a cura di pfls

mercoledì 10 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] niente indica che il presidente Bush abbia rinunciato ad attaccare l’Iran.
Questo obiettivo s’inscrive nella sua visione di una «terza guerra mondiale» contro il «fascismo islamico», una guerra ideologica che non può finire se non con la vittoria totale. La demonizzazione dell’Iran, facilitata dall’atteggiamento del suo presidente, s’inscrive in questa strategia, che può sfociare in una nuova avventura militare. Sarebbe una catastrofe, non soltanto per l’Iran e per il Vicino Oriente, (...)

In risposta a:

> BUSH: "REGALO" DI FINE MANDATO AGLI STATI UNITI, ALL’EUROPA E AL MONDO INTERO. Silenziosamente, furtivamente, al riparo dalle telecamere, la guerra contro l’Iran è cominciata. Un articolo di Alain Gresh (maggio 2007) - a cura di pfls

giovedì 6 settembre 2007

Nucleare: il bluff di Ahmadinejad

di Farian Sabahi *

Con quello che probabilmente è un bluff, il presidente iraniano Ahmadinejad è riuscito ancora una volta ad allarmare la comunità internazionale. Rivolto a un gruppo di studenti islamici a Teheran, ha dichiarato che l’Iran avrebbe raggiunto l’obiettivo delle tremila centrifughe in grado di arricchire l’uranio.

Se così fosse, si tratterebbe di un risultato importante di medio periodo perché - secondo quanto rivelato da una recente inchiesta dell’Institute for Strategic Studies di Londra - permetterebbe di costruire l’atomica nel giro di 9-11 mesi.

Quello del presidente iraniano è quasi certamente un bluff, visto che proprio la scorsa settimana l’AIEA aveva accertato l’esistenza di sole 1.968 centrifughe.

Sul fronte interno l’obiettivo di Ahmadinejad è cercare consenso per risalire la china dopo le recenti dimissioni del ministro al petrolio, del ministro dell’industria e del direttore della Banca centrale.

Sul fronte della politica estera il presidente sfida ancora una volta la comunità internazionale e porta quindi avanti ad oltranza la politica dei neoconservatori che stanno dominando la scena.

Nella Repubblica islamica non tutti vogliono il nucleare e tra i politici i pareri sono contrastanti, anche se si discute sempre e soltanto di scopi civili e quindi in linea con il Trattato di non proliferazione.

È opinione diffusa che il costo della ricerca sia troppo alto e che la costruzione di centrali possa rendere il paese ancora più vulnerabile in caso di bombardamento.

A coloro che rivendicano il diritto del nucleare a scopo di prestigio, sono ormai in molti a ribattere che il gioco non vale la candela poiché le sanzioni puniscono l’economia.

Tra i pragmatici che vorrebbero una sospensione del programma nucleare per evitare un bombardamento statunitense o israeliano c’è l’ex presidente Rafsanjani.

Contro i suoi fedelissimi si è scagliato Ahmadinejad che ha fatto implicitamente riferimento a Hossein Moussavian, vicedirettore di un Istituto di ricerca dipendente dal Consiglio per la determinazione delle scelte, un organo di arbitraggio il cui capo è Rafsanjani. Ex componente della squadra di negoziatori sul nucleare, Moussavian era stato arrestato a maggio con l’accusa di avere attentato alla sicurezza nazionale per avere fornito informazioni a stranieri ed è stato poi liberato su cauzione.

La strategia di Ahmadinejad riduce al minimo la fiducia della comunità internazionale nelle buone intenzioni dell’Iran, su cui pesa l’embargo.

Ed è il riflesso della militarizzazione della politica iraniana, dove alcuni generali dei pasdaran vestono i panni di deputati e ricoprono varie cariche pubbliche.

Sono loro a cercare il confronto con la comunità internazionale, svilendo il paziente lavoro dell’AIEA, perché le pressioni esterne permettono di reprimere ulteriormente la società civile. Intanto, da Teheran arriva la disponibilità a riprendere i colloqui con gli Stati Uniti per la sicurezza dell’Iraq, come a sottolineare il ruolo strategico dell’Iran in Medio Oriente. Quale sarà la prossima mossa di Ahmadinejad? Ancora non lo sappiamo ma, per evitare di essere preso alla sprovvista, il Pentagono ha pronto un piano di attacco preventivo per annientare l’intero apparato militare iraniano.

La strategia, secondo quanto scriveva ieri il ’Sunday Times’, prevede tre giorni ininterrotti di attacchi coordinati per distruggere 1.200 obiettivi militari sparsi su un superficie quasi quattro volte quella irachena.

E se Washington dovesse credere ancora al miraggio dei negoziati, Israele sarebbe pronta a mettere in atto i propri piani d’attacco. Senza aspettare l’ok degli Stati Uniti.

* La Stampa, 3/9/2007


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: