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PER LA RICERCA DELLA VERITA’ SUI FATTI DI GENOVA - G8 - SEI ANNI DOPO SIAMO ANCORA QUI. L’Avv. Ezio Menzione riceve minacce. L’AED (Avvocati Europei Democratici) ed il Legal Team Italia esprimono la loro massima solidarietà - a cura di pfls

venerdì 20 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
COMUNICATO STAMPA
SOLIDARIETA’ ALL’AVV. EZIO MENZIONE
Nella mattina del 26 maggio l’Avv. Ezio Menzione, che da anni
si batte in prima fila per la difesa dei diritti fondamentali
e per la ricerca della verità sui fatti di Genova, ha
ricevuto pesanti minacce anonime con cui gli si intimava
“Lasciate stare a Placanica, sennò vi faremo saltare in aria"
Il giorno prima, in un’udienza davanti al Tribunale genovese
per un processo contro alcuni manifestanti, l’Avv. Menzione (...)

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> PER LA RICERCA DELLA VERITA’ SUI FATTI DI GENOVA. L’Avv. Ezio Menzione riceve minacce. L’AED (Avvocati Europei Democratici) ed il Legal Team Italia esprimono la loro massima solidarietà - a cura di pfls

venerdì 1 giugno 2007

G8 Genova, prima deposizione di Placanica

di Gaia Rau *

«Voglio far vedere che non scappo, che non ho niente da nascondere». Per la prima volta, Mario Placanica ha accettato di deporre in aula, e di ricostruire quanto accadde il 20 luglio 2001 durante gli scontri del G8 di Genova a piazza Alimonda, dove rimase ucciso Carlo Giuliani.

Il carabiniere, ora in congedo, accusato dell’omicidio di Carlo, era stato prosciolto dal Gip per «uso legittimo delle armi». Placanica non ha parlato dunque da imputato, ma da testimone, nel corso del processo a carico dei 25 no global accusati di devastazione e saccheggio durante il G8. Lo ha fatto davanti al padre di Carlo, Giuliano Giuliani, anche lui presente in aula, rispondendo alle domande di Ezio Menzione, legale di uno degli imputati, che ha richiesto la sua deposizione.

Nella sua ricostruzione, l’ex carabiniere ha affermato di essere stato ferito alla testa mentre si trovava sul Defender, il mezzo dei Carabinieri, incastrato da un cassonetto in piazza Alimonda. A quel punto, avrebbe intimato ai manifestanti di andarsene, e avrebbe poi sparato due colpi verso l’alto, senza rendersi conto di aver colpito qualcuno. Soltanto dopo, in ospedale, gli sarebbe stata comunicata la notizia della morte del giovane.

Secondo Giuliano Giuliani la ricostruzione del carabiniere sarebbe del tutto inattendibile. «Placanica ha sostenuto di aver sparato in aria, e proprio questo avrebbe dell’incredibile», spiega Giuliani, perché «c’è un fotogramma che dimostra chiaramente che gli spari sono stati fatti ad altezza d’uomo, più o meno a un metro e 45 centimetri da terra, con la pistola orizzontale al terreno». Del resto, conferma Menzione, «quando gli è stata mostrata l’immagine del braccio protratto in avanti, Placanica non è stato più capace di replicare, ed è rimasto zitto».

Per Giuliani, si tratterebbe di un’operazione di «contraffazione della realtà orchestrata dai consulenti del Pm», per nascondere il fatto che, a uccidere Carlo, non fu un proiettile d’ordinanza, un calibro 9 parabellum, ma un proiettile speciale, truccato in modo tale da avere un effetto dum dum. «Per rendere credibile la cosa hanno detto addirittura che il proiettile ha incontrato un sasso in aria, per giustificare la sua scamiciatura prima che colpisse Carlo. Un fatto che ha del ridicolo». Ora, continua Giuliani, poiché «un ausiliario con soli sei mesi di servizio non usa un proiettile speciale, questo ci porta a pensare che sia stata un’altra persona a sparare».

Placanica ha anche sostenuto che quel giorno, in piazza Alimonda, Carabinieri e Polizia «sarebbero potuti intervenire per liberare il Defender dall’assedio dei manifestanti». Sarebbe questo, per l’avvocato Menzione, il secondo punto importante della ricostruzione: «Placanica non l’aveva mai messo a verbale fino ad ora. Il fatto che le forze dell’ordine presenti in piazza potevano rendere evitabile la tragedia, e non l’hanno fatto, getta una luce inquietante sull’intera vicenda».

* l’Unità, 01.06.2007


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