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Repubblica Italiana e ... cattolicesimo "adulto"

SCUOLA E RELIGIONI. STATO E CHIESE. Scrutini ed esami di maturità: crediti scolastici ed insegnamento della religione cattolica. Il Ministro della Pubblica Istruzione ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato invece di recepire l’ordinanza del TAR Lazio. E ora? - a cura di pfls

Comunicato urgente della Consulta romana per la laicità delle istituzioni
mercoledì 6 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Il Ministro Fioroni ha cercato di introdurre surrettiziamente l’ora di religione fra le materie che concorrono a pieno titolo a formare la valutazione degli studenti per gli esami di Stato. Questo determina una situazione di discriminazione e disparità fra gli studenti che si avvolgono e quelli che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, senza poter o voler usufruire di attività alternative. Come ha infatti stabilito la Corte Costituzionale con le sentenze 203/89 (...)

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> SCUOLA E RELIGIONI. STATO E CHIESE. Crediti scolastici ed insegnamento della religione cattolica. Il Ministro della Pubblica Istruzione ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato invece di recepire l’ordinanza del TAR Lazio - Il Presidente della CEI, Bagnasco, ai docenti di Irc: «Non è catechesi ma cultura. E ha un fondamento giuridico nel Concordato»

mercoledì 5 settembre 2007

«L’ora di religione non è un privilegio della Chiesa»

Il presidente della Cei Bagnasco ai docenti Irc di Genova: «Non è catechesi ma cultura. E ha un fondamento giuridico nel Concordato»

Da Genova Adriano Torti (Avvenire, 05.09.2007)

Né privilegio, né concessione: l’insegnamento della religione cattolica, anche nelle scuole di Stato, ha un fondamento giuridico che si basa sul Concordato tra Stato e Chiesa. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, in occasione del primo incontro plenario degli insegnanti di religione della diocesi che si è svolto ieri pomeriggio nel capoluogo ligure. L’insegnamento della religione cattolica nella scuola di Stato, ha spiegato, «è presente a pieno titolo in quanto non è una forma di catechesi ma di cultura» e lo statuto di tale insegnamento nelle scuole di Stato «è inscritto nella revisione del Concordato del 1984, all’articolo 9». Inoltre «non ha valenza catechetica», cosa che «avviene in parrocchia», ma culturale, e «ha le sue radici nella storia del nostro Paese e più ampiamente dell’Europa». Perciò «per vivere in Italia, ma potremo parlare anche dell’Europa, dobbiamo conoscere la religione cristiana, e noi in modo particolare quella cattolica».

Il rischio altrimenti è quello di vivere «spaesati» all’interno di un Paese e dello stesso continente, che «ha prodotto e continua a produrre cultura ispirandosi alla simbologia e alla tradizione cristiana».

In merito al Concordato ha chiarito che quest’ultimo «giustifica, da un punto di vista giuridico, l’insegnamento della religione cattolica nella scuola di Stato». «Mi è caro richiamarlo - ha aggiunto - perché, non di rado, su qualche giornale o in qualche pubblico dibattito emergono confusioni». L’insegnamento della religione cattolica, ha poi ricordato l’arcivescovo di Genova, è «una grande opportunità, un servizio che gli insegnanti di religione e la Chiesa rendono al Paese nella persona dei bambini, dei ragazzi e dei giovani, cioè al futuro del Paese». I giovani, infatti, hanno sete di verità e di obiettivi alti per la loro vita e l’esperienza di Loreto lo testimonia. «In fondo tutto si riassume in una sola domanda - ha concluso - ossia se la vita valga o no la pena di essere vissuta». E su questo punto ha aggiunto che «l’insegnante di religione ha molto da dire, magari provocando i giovani sulle domande fondamentali sul senso della vita» e proponendo da un punto di vista culturale l’insegnamento della fede e della tradizione cristiana come una risposta alle domande esistenziali dell’uomo di ogni epoca.


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