«L’ora di religione non è un privilegio della Chiesa»
Il presidente della Cei Bagnasco ai docenti Irc di Genova: «Non è catechesi ma cultura. E ha un fondamento giuridico nel Concordato»
Da Genova Adriano Torti (Avvenire, 05.09.2007)
Né privilegio, né concessione: l’insegnamento della religione cattolica, anche nelle scuole di Stato, ha un fondamento giuridico che si basa sul Concordato tra Stato e Chiesa. Lo ha ricordato l’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, in occasione del primo incontro plenario degli insegnanti di religione della diocesi che si è svolto ieri pomeriggio nel capoluogo ligure. L’insegnamento della religione cattolica nella scuola di Stato, ha spiegato, «è presente a pieno titolo in quanto non è una forma di catechesi ma di cultura» e lo statuto di tale insegnamento nelle scuole di Stato «è inscritto nella revisione del Concordato del 1984, all’articolo 9». Inoltre «non ha valenza catechetica», cosa che «avviene in parrocchia», ma culturale, e «ha le sue radici nella storia del nostro Paese e più ampiamente dell’Europa». Perciò «per vivere in Italia, ma potremo parlare anche dell’Europa, dobbiamo conoscere la religione cristiana, e noi in modo particolare quella cattolica».
Il rischio altrimenti è quello di vivere «spaesati» all’interno di un Paese e dello stesso continente, che «ha prodotto e continua a produrre cultura ispirandosi alla simbologia e alla tradizione cristiana».
In merito al Concordato ha chiarito che quest’ultimo «giustifica, da un punto di vista giuridico, l’insegnamento della religione cattolica nella scuola di Stato». «Mi è caro richiamarlo - ha aggiunto - perché, non di rado, su qualche giornale o in qualche pubblico dibattito emergono confusioni». L’insegnamento della religione cattolica, ha poi ricordato l’arcivescovo di Genova, è «una grande opportunità, un servizio che gli insegnanti di religione e la Chiesa rendono al Paese nella persona dei bambini, dei ragazzi e dei giovani, cioè al futuro del Paese». I giovani, infatti, hanno sete di verità e di obiettivi alti per la loro vita e l’esperienza di Loreto lo testimonia. «In fondo tutto si riassume in una sola domanda - ha concluso - ossia se la vita valga o no la pena di essere vissuta». E su questo punto ha aggiunto che «l’insegnante di religione ha molto da dire, magari provocando i giovani sulle domande fondamentali sul senso della vita» e proponendo da un punto di vista culturale l’insegnamento della fede e della tradizione cristiana come una risposta alle domande esistenziali dell’uomo di ogni epoca.