TESTIMONI DEL VANGELO
Con la nuova edizione viene diffuso un sussidio liturgico, pastorale e storico. Falco (Cei):«Così aiutiamo le nostre comunità a scoprire e vivere che tutti siamo chiamati alla santità»
In un libro tutti i santi, giorno per giorno
Pubblicata la traduzione italiana del «Martirologio Romano»
Da Roma Vincenzo Grienti (Avvenire, 07.06.2007)
Un "libro liturgico" per celebrare la santità di Dio che si manifesta nella vita degli uomini e delle donne di ogni tempo. Questo il significato profondo del Martirologio, cioè la lista degli anniversari giornalieri dei martiri e per estensione dei santi e delle sante, delle memorie dei misteri e degli eventi della storia della salvezza (come ad esempio Natale e Pasqua) che la Chiesa giorno per giorno celebra nel contesto più generale dell’anno liturgico.
Nei giorni del quarto Convegno ecclesiale nazionale di Verona venne presentata la traduzione italiana della seconda edizione del Martirologio Romano, approvato da Giovanni Paolo II e promulgato dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti il 29 giugno 2004, e oggi edito dalla Libreria editrice vaticana. «L’Ufficio liturgico già nel 2005 aveva dedicato una delle sue Consulte nazionali alla presentazione e allo studio del Martirologio Romano - spiega monsignor Domenico Falco, direttore dell’Ufficio liturgico Cei -. Ora, in coincidenza con la sua pubblicazione, si è ritenuto opportuno offrire alle nostre comunità alcune indicazioni ed orientamenti per suggerire un utilizzo effettivo e corretto del nuovo libro, per non correre il rischio di ridurlo ad una enciclopedia agiografica da consultare come un libro da biblioteca».
Per questo l’Ufficio liturgico nazionale ha preparato un numero speciale del Notiziario che di solito viene inviato ai responsabili degli uffici diocesani per la liturgia e sarà disponibile nel sito internet www.chiesacattolica.it. «Il contributo offerto dal nostro sussidio attraverso riflessioni di carattere storico, pastorale e liturgico, ha come unico obiettivo quello di aiutare le nostre comunità ad un corretto uso del Martirologio Romano - prosegue Falco -. Ma questo dipenderà molto anche dallo spirito con cui, coloro che dovranno proporre l’utilizzo alle loro comunità, apriranno le pagine di questo libro».
La presenza e la testimonianza di beati e di santi hanno accompagnato sempre il cammino della Chiesa. Nella loro vita, ha ribadito Benedetto XVI, la Chiesa «ne riconosce i suoi tratti caratteristici, e proprio in loro assapora la sua gioia più profonda». Il Martirologio, mentre offre la testimonianza di quanti il Signore ci ha donato come «amici e modelli di vita», nel contempo «conferma che in ogni condizione di vita è possibile vivere il Vangelo nella fedeltà al proprio Battesimo», aggiunge Falco nella presentazione del Sussidio, così come afferma la Lumen gentium: «Tutti nella Chiesa, sia che appartengono alla gerarchia, sia che da essa siano guidati, sono chiamati alla santità».
Il Martirologio nasce dall’uso di commemorare liturgicamente l’anniversario dei martiri, un uso attestato con certezza dalla metà del II secolo, a Smirne. Tra le testimonianze più antiche della diffusione dell’uso di ricordare il giorno della morte dei «santi», figura il Cronografo del 354 redatto da Fulvio Dionisio Filocalo. Il più antico Martirologio nel significato del libro liturgico, quasi un "archivio" della memoria dei santi nella vita della Chiesa è un testo siriano copiato ad Emessa nel 411 e conservato al British Museum, traduzione riadattata di un martirologio in greco composto a Nicomedia verso il 362. L’iniziatore del Martirologio "storico" con illustrazione o "elogi" della vita dei martiri e dei santi è Beda il Venerabile (672-735). Nella sua scia si moltiplicano le raccolte da leggersi ogni giorno all’interno dell’Ufficio liturgico. Con l’avvento della stampa il Martirologio in latino è oggetto di numerose edizioni e di correzioni periodiche e precisazioni storiche fino all’ultima edizione del 1960.
IL VOLUME
Lo storico Fusco: fin dalle origini la Chiesa promuove il culto dei santi Memorie locali e orizzonte universale vi confluiscono Dal Vaticano II la grande spinta alla revisione del Martirologio
Pagine che rinnovano una devozione antica
Vincenzo Grienti (Avvenire, 07.06.2007)
«Del Martirologio si ha traccia in Oriente già a partire dal II secolo e in Occidente a partire dall’età della prima apologetica», spiega lo storico Roberto Fusco. «Fu, tuttavia, soltanto dopo il Concilio di Nicea (325) che questa devozione conobbe ovunque nella Chiesa uno sviluppo più deciso e che la venerazione dei fedeli si rivolse in modo sempre più cospicuo, oltre che alla miriade di figure minori collegate a un contesto strettamente locale, anche ai martiri più illustri di Paesi lontani, le cui gesta e il cui insegnamento trovavano a pieno titolo rango nell’immaginario di un cristianesimo divenuto ormai di respiro universale».
La prima redazione di calendari e martirologi, aggiunge Fusco «rispondeva al bisogno sempre crescente nel corso del secolo IV di fissare all’interno di pratiche liste di consultazione i nomi di martiri e santi venerati, localmente o su più vasta scala, nel mondo cristiano, che lasciavano confluire in sé tradizioni multiformi ed esigenze di culto legate alla specificità di ciascuna chiesa. Tra la seconda metà del IV e il primo trentennio del VI secolo datano i primi tentativi di fondere tali tradizioni cultuali eterogenee in un corpus unico con un obiettivo di autentica universalità».
Col passare dei secoli vedono la luce repertori martirologici sempre più completi: dal Martyrologium hieronymianum ai cosiddetti martirologi «storici» dell’VIII-IX secolo, da quello di Beda inserito in calce alla Historia ecclesiastica gentis Anglorum, a quelli d’area franco-carolingia dell’anonimo chierico lionese dell’806, di Floro, Adone e Usuardo, redatti tra l’825 e l’859.
«Papa Gregorio XIII, nel quadro del generale clima riformistico che caratterizzò l’epoca tridentina, in aggiunta agli altri libri liturgici di cui il Concilio aveva già stabilito la revisione, espresse il desiderio di provvedere anche il martirologio di una edizione ufficialmente approvata - racconta ancora lo storico -. Sotto queste spinte nacque il libro liturgico che va sotto il nome di Martyrologium Romanum. Il XX secolo segna, di fatto, un grande recupero di interessi intorno alla materia agiografica e l’impegno di eccellenti energie intellettuali intorno al progetto di revisione del Martirologio Romano. Riflesso di tale fervore, fu il suo inserimento nell’ámbito dell’ampio progetto di revisione dei libri liturgici previsto dalla Costituzione sulla liturgia Sacrosanctum Concilium, destinato a divenire nella storia di questo libro liturgico l’ultimo ed efficace impulso alla revisione e all’aggiornamento del testo. Elaborata in un percorso più che trentennale, l’attuale edizione del Martirologio risponde appieno all’esigenza primaria affermata dal Concilio di incoraggiare una riforma generale dei libri liturgici secondo un criterio di esame teologico, storico e pastorale (SC, n. 23), di ripristinare il culto dei santi nella sua più genuina autenticità per offrire ai fedeli opportuna exempla imitanda (SC, n. 111) e di promuovere la verità storica (SC, n. 92, c)».