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W o ITALY. Coscienza individuale ed etica pubblica!!!

LA FESTA DELLA REPUBBLICA. E LE DICHIARAZIONI SULL’"ATTENTATO ALLA DEMOCRAZIA" DEL PRESIDENTE DI "FORZA ITALIA". La destra giacobina a passo di carica. Il commento di Eugenio Scalfari su quanto è accaduto tra il vice ministro delle Finanze Visco e il generale Speciale - a cura di pfls

mercoledì 6 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] C’è un paese che non ha più una classe dirigente ma solo veline e velini disposti a tutto pur d’avere due minuti su un telegiornale e un titolo di prima pagina su un quotidiano.
Possiamo esser tranquilli in mezzo a questo "tsunami"?
Due punti fermi negli ultimi tre giorni ci sono stati. Il primo è la correttezza e la forza di Giorgio Napolitano di fronte agli sguaiati tentativi di coinvolgerlo e il richiamo del Capo dello Stato al principio della divisione dei poteri che rappresenta (...)

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> LA FESTA DELLA REPUBBLICA. E LE DICHIARAZIONI SULL’"ATTENTATO ALLA DEMOCRAZIA" DEL PRESIDENTE DI "FORZA ITALIA". La destra giacobina a passo di carica. Il commento di Eugenio Scalfari su quanto è accaduto tra il vice ministro delle Finanze Visco e il generale Speciale - a cura di pfls

mercoledì 6 giugno 2007


-  Voto al Senato su Speciale Padoa Schioppa: «Fu reticente»
-  Contestazioni, insulti e urla dalla Cdl *

Al Senato il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa inizia a parlare sul caso Speciale e la Guardia di Finanza e dai banchi della Cdl si sono alzate prima contestazioni e urla, poi sono apparsi cartelli con la scritta: «Ridateci la democrazia», cartelloni con la figura di Visco con su scritto "il padrino".

Dopo una giornata tesissima in Parlamento, la destra si presenta al dibattito come se andasse allo stadio. Gli ultrà di Berlusconi hanno interrotto subito Padoa Schioppa e il presidente del Senato Marini ha sospeso la seduta.

Si riassume così il comportamento della destra. Solo dopo una riunione dei capigruppo la seduta è ripresa e il ministro dell’Economia ha potuto fare il suo intervento. «Non voglio immaginare come gli italiani giudichino lo spettacolo che hanno visto», ha esordito il ministro. «L’obiettivo dominante del mio comportamento in questa delicatissima circostanza è stato restituire serenità e fiducia al corpo della Guardia di Finanza», ha detto Padoa-Schioppa. Per spiegare la rimozione del Generale della Guardia di Finanza, «ero consapevole della responsabilità che mi assumevo compiendo questo grave passo». Per quanto riguarda il comportamento del generale Roberto Speciale, fu reticente, poco trasparente ed eticamente scorretto. «Tutta la vicenda - ha affermato Padoa-Schioppa - è stata caratterizzata dall’assenza di una comunicazione serena e cooperativa, dalla mancanza di trasparenza, prudenza e riservatezza, e dal venir meno delle regole etiche e deontologiche che si chiama omissione». «La continua distorsione - ha aggiunto - di regole e procedure ha finito col deformare l’autonomia, che è indubbia prerogativa del Corpo, in qualcosa di diverso che chiamerei "separatezza", quasi che fosse venuto meno l’essenziale legame fra l’autorità di governo e il vertice del Corpo a servizio dello Stato».

Il ministro dell’Economia ha voluto rassicurare anche i tre senatori del gruppo svp che chiede rassicurazioni sulla politica fiscale: è «un tema all’attenzione del governo su cui sono pronto a un approfondimento», ha detto Padoa Schioppa. Nella risposta, il gruppo per le Autonomie ha dato il suo Sì all’odg della maggioranza.

La giornata in Senato

Il dibattito sul caso Visco è iniziato in mattinata con l’assicurazione del presidente Franco Marini che il decreto di nomina del generale D’Arrigo è alla registrazione della Corte dei Conti, non è stato respinto, come invece sostiene il senatore leghista Calderoli. Poco dopo l’assemblea era stata sospesa per consentire una riunione dei capigruppo su richiesta della Cdl. Nel corso della conferenza dei capigruppo il centrodestra ha chiesto il rinvio del dibattito fino a quando non verrà chiarita la vicenda della revoca e della nomina dei vertici della Guardia di Finanza.

In particolare, la Cdl voleva certezze sulla documentazione della Corte dei Conti che riguarda l’avvicendamento al vertice delle Fiamme Gialle tra il generale Roberto Speciale e il generale Cosimo D’Arrigo. La richiesta però non è stata accolta e la seduta è ripresa come da programma. L’opposizione «ne ha fatte di tutti i colori per far saltare il dibattito» dice il capogruppo dei Verdi-Pdci al Senato Manuela Palermi.

L’Unione è arrivata in Aula al Senato con un proprio ordine del giorno sul caso Visco-Guardia di Finanza. Lo voterà compatta e altrettanto compatta voterà contro tutti i documenti che presenterà la Cdl. Mercoledì è il giorno in cui l’Unione si gioca tutto. Ed un’altra tappa, un vero e proprio tour de force: alle 9.30 la presentazione delle mozioni e degli ordini del giorno, un lungo dibattito destinato a durare fino a sera, la replica del governo, affidata al ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa (il premier è al G8) dalle 19.40 alle 20, le dichiarazioni di voto e il voto, previsto intorno alle 22.30. In serata i capigruppo del centrosinistra hanno deciso di presentare un ordine del giorno di "apprezzamento" per l’operato delle Fiamme Gialle e di "condivisione" dell’operato del governo su cui ci sarebbe l’accordo di tutti.

«I numeri ci sono, siamo tranquilli», dice la capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro. L’ultima fibrillazione arriva dal ministro della Giustizia Clemente Mastella - che l’altro ieri aveva chiesto un odg della maggioranza per ribadire la solidarietà alle Fiamme Gialle -: «È ovvio - dice - che se non viene votato non c’è più il governo». Per una volta anche il collega alle Infrastrutture Antonio Di Pietro la pensa allo stesso modo. «Se non si vota l’odg tutti a casa il giorno dopo». E Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato, nota: «La maggioranza sarà unita e respingerà le mozioni della destra». ministro degli Esteri Massimo D’Alema, che mette in guardia: «Tutto questo è stato tirato fuori a scopo evidentemente scandalistico e di destabilizzazione, in coincidenza con un disegno per mettere in difficoltà il governo», ha spiegato il vice premier. «Ma se cade questo governo la probabilità maggiore è che si vada alle elezioni». Quindi, D’Alema ha difeso di nuovo l’operato dell’esecutivo: «Il governo ha il diritto di cambiare il comandante della Guardia di finanza quando viene meno il rapporto di fiducia».

E dopo il rientro di Mastella e Di Pietro, la maggioranza è, dunque, sicura di avere i voti necessari. Resta l’incognita dei senatori a vita. L’importante è raggiungere la fatidica quota 158 che garantisce di far passare l’odg di sostegno al governo, nell’aula di Palazzo Madama. Intanto la Casa delle Liberta tenta l’affondo. Silvio Berlusconi alza il livello dello scontro politico. Da una parte, chiede con forza il ritorno al voto o, in alternativa, un governo dello stesso colore che duri giusto il tempo di rivedere la legge elettorale. Dall’altra, rinnova l’appello al capo dello Stato perchè intervenga sul caso "Visco-Speciale". Il tutto sventolando prima la minaccia di uno sciopero fiscale e poi quello di una manifestazione di piazza sul modello del "no tax day". Ribadisce che, dopo la destituzione del generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale, la situazione è «drammatica». Accusa il governo e il viceministro Vincenzo Visco di dire «bugie in continuazione» e di essere «arroganti». Poi, sollecitato dai giornalisti sul "niet" dell’Unione a qualsiasi ipotesi di elezioni anticipate, sbotta. «Ma perchè no? C’è bisogno che portiamo milioni di persone in piazza? O che inventiamo scioperi fiscali? Vogliono portarci a questo? Non credo e allora ci portino alle urne». Altrimenti, aggiunge, «facciano un governo, sempre della sinistra» per fare una nuova legge elettorale, ma poi subito al voto. «Tutto il resto - taglia corto - è poesia». Silvio Berlusconi ci ripensa e interviene in diretta telefonica alla trasmissione "Ballarò" per smentire di aver mai invitato la piazza allo sciopero fiscale. Decide di invertire la rotta. Precisa di non aver mai detto che proporrà uno sciopero contro le tasse, nè tanto meno di scendere in piazza. Ma aggiunge anche che «non bisogna tirare troppo la corda».

* l’Unità, Pubblicato il: 06.06.07, Modificato il: 06.06.07 alle ore 20.56


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