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Eu-angelo!!! Antropologia e Teologia della liberazione ...

DEPORRE I POVERI DALLA CROCE: CRISTOLOGIA DELLA LIBERAZIONE. PER JON SOBRINO, CONTRO LA NOTIFICAZIONE DEL VATICANO, UN LIBRO- RISPOSTA DI CIRCA 40 TEOLOGI E TEOLOGHE DEL TERZO MONDO, PRESENTATO DA CARLO MOLARI. Per iniziativa di ADISTA, la traduzione italiana è disponibile (gratis) in rete - a cura di pfls

giovedì 7 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
Deporre i poveri dalla croce: cristologia della liberazione
di ADISTA *
Importante iniziativa di Adista che ha tradotto e messo a disposizione gratuitamente il libro "Deporre i poveri dalla croce: cristologia della liberazione" edito dalla Commissione Teologica Internazionale della ASETT, Associazione Ecumenica dei Teologi/ghe del Terzo Mondo, in risposta alla notificazione vaticana sulle opere di Jon Sobrino.
Care lettrici, cari lettori,
segnaliamo un’importante novità sul nostro sito. Si (...)

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> DEPORRE I POVERI DALLA CROCE --- “Romero martire e beato”, l’ultima svolta di Bergoglio. Dopo anni di resistenze il “vescovo dei poveri ” agli onori degli altari.

mercoledì 4 febbraio 2015

“Romero martire e beato” l’ultima svolta di Bergoglio

Dopo anni di resistenze e insabbiamenti finalmente salirà agli onori degli altari il “vescovo dei poveri ” ucciso nel 1980

di Marco Ansaldo (la Repubblica, 04.02.2015)

CITTÀ DEL VATICANO MONSIGNOR Romero diventerà beato. Il vescovo salvadoregno ucciso mentre celebrava messa nel 1980, la cui causa è rimasta frenata per anni in Vaticano perché a torto ritenuto vicino alla Teologia della liberazione, se non considerato socialista o addirittura marxista, salirà presto all’onore degli altari. Ma chi vincerà, adesso, «la guerra tra monsignor Paglia e il cardinale Amato», copyright dello stesso Papa Francesco durante il suo ultimo viaggio all’estero, entrambi in prima fila per questo difensore dei poveri?

Il dettaglio non è di poco conto. Angelo Amato ieri è stato ricevuto dal Pontefice, che ha comunicato ufficialmente al Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi la decisione di beatificare il vescovo martire. Ma spetterà oggi a Vincenzo Paglia, Postulatore della causa di monsignor Romero, e consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio da sempre attenta al mondo degli ultimi, presentare nella Sala stampa della Santa Sede come si è giunti infine alla scelta di Romero. Oltre alla data della beatificazione, che alcuni già ipotizzano per il prossimo 24 marzo, 35° anniversario della morte.

Con un decreto firmato il Papa ha riconosciuto di monsignor Oscar Arnulfo Romero «il martirio », perché assassinato a San Salvador il 24 marzo 1980 «in odio alla fede». Un atto aspettato da molti nella Chiesa, mentre nel suo Paese il popolo già da tempo lo considera “San Romero de America”. Ma bisognava attendere l’arrivo di un Pontefice latinoamericano, e anche molto sensibile alle istanze sociali, perché la causa di “monsegnor Romero” conoscesse un’accelerazione e si sbloccasse nonostante le resistenze, gli insabbiamenti e i sabotaggi che hanno caratterizzato il lungo iter processuale.

La vita di Romero fu complessa, dividendosi in due parti. Prima, quella di sacerdote e vescovo poco incline alle lotte verso il suo popolo. Poi, quella da lui stesso definita una “conversione”, con la nomina a primate della Chiesa cattolica del Salvador, e con l’uccisione del gesuita Rutilio Grande ad opera di sicari per il suo impegno verso gli ultimi. Fu la veglia al confratello sacerdote, nel marzo del 1977, a cambiargli la vita.

Nella sua prima lettera pastorale Romero dichiarò apertamente di volersi schierare dalla parte dei più poveri. Progressivamente, le sue omelie diventarono un martello contro il potere, simboleggiato dagli squadroni della morte dell’esercito, ma esercitato con la violenza dal partito nazionalista conservatore capeggiato dal colonnello Roberto D’Aubuisson.

Il giorno in cui venne ucciso, monsignor Romero aveva appena concluso la sua omelia, ribadendo la sua denuncia contro un governo che nei campi minati mandava avanti i bambini. Pochi minuti dopo, al momento dell’elevazione, un sicario entrato nella piccola cappella dell’ospedale della Divina provvidenza, sparò un solo colpo che recise al vescovo la vena giugulare.

La sua beatificazione fu un caso per anni. Nel 1998 la Congregazione per la Dottrina della Fede prese in esame la questione. Nella fase di acquisizione dei dati e delle testimonianze (50 mila le sole carte dell’archivio personale), tuttavia, ci fu chi pose seri dubbi sulla santità di Romero, ritenuto erroneamente vicino ai teologi della liberazione. Difensore dei deboli sì, ma il vescovo di San Salvador anzi dissentiva profondamente del movimento, accusandolo di orizzontalismo, razionalismo, marxismo, e considerandolo piuttosto una deviazione politica della missione della Chiesa.

Lo stesso monsignor Paglia, intervistato da Stefania Falasca su Avvenire , ha così spiegato: «Il suo pensiero teologico era “uguale a quello di Paolo VI definito nell’esortazione Evangelii nuntiandi ”, come rispose egli stesso nel 1978 a chi gli chiedeva se appoggiasse la Teologia della liberazione. E che, in sostanza, in un contesto storico caratterizzato da estrema polarizzazione e da cruenta lotta politica, si scambiò per connivenza con l’ideologia marxista la difesa concreta dei poveri, che Romero sosteneva non per vicinanza alle idee socialiste ma per fedeltà alla Tradizione ».

Alla Radio Vaticana ieri Paglia si è detto «davvero commosso, perché dopo tanti anni, finalmente, giunge la conclusione di questo lungo processo, e la gioia è doppia». E parla di un «quid provvidenziale»: il fatto cioè che Romero venga dichiarato beato dal primo Papa sudamericano della storia. Oggi toccherà a Paglia. Il cardinale Amato, come Prefetto dei santi, presiederà ovviamente la causa di beatificazione.


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