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Filosofia e Pittura. Etica per immmagini....

DOPO MUNCH, IL "GRIDO" DI ANTONIO PILATO. Il terribile è già accaduto. "L’impotenza del pensiero" occidentale ... e l’acqua, l’"acqua viva", il buon-messaggio in bottiglia alla deriva - a cura di Federico La Sala

Mostra personale di Antonio Pilato, presso la Civica Galleria d’Arte Moderna " Giuseppe Sciortino", a Monreale (dal 13 ottobre all’11 novembre 2007).
venerdì 19 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.» (E. Munch).

PILATO Antonio, pittore: "Geni in bottiglia. L’impotenza del (...)

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> DOPO MUNCH, IL "GRIDO" DI ANTONIO PILATO. Il terribile è già accaduto. --- Che ci fa un artista a Lesbos. Ai Weiwei ha deciso di aprire uno studio nell’isola dei migranti

martedì 5 gennaio 2016

Che ci fa un artista a Lesbos

di Giuseppe Frangi (Vita, 05.01.2016)

-  Ai Weiwei, grande protagonista dell’arte di oggi, cinese, ha deciso di aprire uno studio nell’isola dei migranti. Ci lavorerà con una decina di allievi. Ecco i perché di questa sua scelta

Ha passato il capodanno a Lesbos, l’isola greca vicina alla costa turca dove da mesi continua lo sbarco di migliaia di migranti. Ha documentato la sua esperienza con decine di foto su Instagram. E ora ha annunciato qualcosa di più: installare nell’isola uno studio in cui lavorare a progetti sull’epopea umana dell’immigrazione, realizzando tra l’altro un memoriale. Lui è Ai Weiwei, artista cinese, tra i più popolari e mediatici del nostro tempo. Un artista che ha sempre messo al centro della sua creatività i diritti umani, essendo lui stesso una vittima: qualche anno fa venne incarcerato dalle autorità cinesi, con l’imputazione di aver fatto gli interessi delle potenze imperialistiche.

Oggi Ai Weiwei ha riavuto dopo anni il passaporto, si divide tra Berlino, dove abita su figlio, e Pechino e ha potuto mettere in campo alcuni grandi progetti, come una mostra alla Royal Academy di Londra e un’altra Melbourne che hanno affascinato migliaia di visitatori.

Quello che colpisce in Ai Weiwei è un’attenzione non ideologica al tema dei diritti umani. Al centro delle sue opere c’è sempre la persona, l’esperienza drammatica dei singoli. Lo si è visto a Lesbos, dove la documentazione è quella di un uomo che vuole condividere le attese e le speranze dei migranti. Le immagini che ha mandato in giro per il mondo lo vedono dialogare e far festa con loro? Per Ai Weiwei la costruzione di una relazione è infatti la premessa indispensabile alla base di qualsiasi processo creativo.

Lo si era visto anche in occasione del terribile terremoto che aveva colpito la provincia del Wenchuan nel 2008. Allora aveva scoperto che seimila bambini erano morti sotto le macerie di scuole costruite con materiali non adeguati. Aveva raccolto tutti i materiali documentativi, aveva condiviso dolore e testimonianze dei genitori delle vittime e alla fine aveva prodotto una drammatica installazione, che si può vedere alla mostra londinese, composta dalle sbarre di acciaio che avevano cedute alle scosse, in quanto non a norma.

Per questo Ai Weiwei è l’emblema della figura di artista di oggi: che sa unire poesia, innovazione nella ricerca e attenzione non schematica alle emergenze umane e sociali, come il caso della sua presenza a Lesbos conferma e ancor più confermerà una volta che se ne conosceranno gli esiti creativi.


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