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Filosofia e Pittura. Etica per immmagini....

DOPO MUNCH, IL "GRIDO" DI ANTONIO PILATO. Il terribile è già accaduto. "L’impotenza del pensiero" occidentale ... e l’acqua, l’"acqua viva", il buon-messaggio in bottiglia alla deriva - a cura di Federico La Sala

Mostra personale di Antonio Pilato, presso la Civica Galleria d’Arte Moderna " Giuseppe Sciortino", a Monreale (dal 13 ottobre all’11 novembre 2007).
venerdì 19 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo neroazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.» (E. Munch).

PILATO Antonio, pittore: "Geni in bottiglia. L’impotenza del (...)

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> DOPO MUNCH, IL "GRIDO" DI PILATO. --- Politiche disumane genarono comportamenti disumani (di Annamaria Rivera - I veri colpevoli).

domenica 23 agosto 2009

I veri colpevoli

di Annamaria Rivera (il manifesto, 23.08.2009)

Abbiamo provato a gridarlo in ogni modo che il mostruoso reato d’immigrazione clandestina avrebbe generato crimini «umanitari». Così è stato, purtroppo. L’abbandono e poi la morte dei settantatre profughi eritrei è la prima strage prodotta dal «pacchetto-sicurezza». È, certo, il frutto maturo del trattato con la Libia, siglato dal ministro Amato, rafforzato e reso operativo, cioè criminale, dall’attuale governo. È il frutto, più largamente, dell’Europa-fortezza e dell’adeguamento alla sua politica anche da parte del governo maltese.

Ma inedito è il cinismo di Stato per cui una tale strage non trovi come risposta né l’indignazione corale, né l’incriminazione per strage, appunto, bensì per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Senza escludere un’eventuale ipotesi di omissione di soccorso», dicono gli inquirenti. Immigrazione clandestina di cui potrebbero essere imputati i cinque poveri spettri che il fato - lui solo compassionevole - ha voluto sottrarre alla morte. Questo «dettaglio», con l’annuncio della parata che Berlusconi sta per fare il 30 agosto con Gheddafi per festeggiare a Tripoli l’anniversario del trattato, restituisce in modo perfetto il senso del crollo dell’elementarmente umano consumato con le politiche di questo governo.

Politiche disumane generano comportamenti disumani: se nessuno ha sentito il dovere morale di soccorrerli è anche perché leggi criminali producono condotte sociali criminali. Ma non tutto è inedito in questo dramma. Non è vero che con esso «abbiamo toccato il fondo», come si è scritto. Se così fosse, si potrebbe coltivare la fragile speranza che un futuro governo non reazionario e non razzista potrebbe ripristinare forme di rispetto per l’elementarmente umano. Purtroppo non è così. Ce lo dice la strage di 108 profughi albanesi della Kater I Rades, provocata nel 1997 dalla pretesa di un governo di centrosinistra di bloccare manu militari l’esodo albanese. Ce lo ricorda un’altra strage del proibizionismo, quella del 25 dicembre 1996, in cui annegarono 233 migranti: a lungo ignorata dai media - il manifesto fu l’unico giornale ad aprire subito con la tragedia -, sempre negata dal governo di centrosinistra e occultata da una parte dei pescatori di Portopalo. Alla fine fu grazie all’ostinazione di qualche giornalista e di antirazzisti come Dino Frisullo, che il silenzio fu spezzato. Non vogliamo sostenere che il trattamento crudele riservato ai de-umanizzati - coloro che anche da cadaveri sono detti clandestini - sia una lunga notte oscura in cui tutte le vacche sono nere. Ma che per produrre i frutti marci che coltiva il governo in carica, di fatto guidato dall’ideologia post-nazionalsocialista della Lega nord, altri hanno provveduto a spargere i semi avvelenati: quelli del proibizionismo crudele e ad ogni costo. La condizione per tornare a coltivare la speranza sta nella costruzione di una volontà collettiva di superamento del paradigma proibizionista.


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