Inviare un messaggio

In risposta a:
A difesa del Concilio

GIUSEPPE ALBERIGO. Lo studioso del cristianesimo è morto l’altra notte; aveva 81 anni. Era stato allievo di Delio Cantimori e Hubert Jedin - a cura di Federico La Sala

Con Lercaro e Dossetti diede un contributo significativo alla stagione del dibattito
sabato 16 giugno 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Giovanni XXIII e la storia del Vaticano II erano stati i due campi in cui, negli ultimi due decenni, aveva lavorato e guidato una serie di studiosi. Le sue interpretazioni sul Concilio hanno fatto molto discutere. Il che non aveva preoccupato lo studioso di Bologna, il quale anzi lamentava che nella Chiesa e nel mondo degli storici la quantità e la qualità del dibattito si fossero ridotte. Per lui il dibattito non era però quello dei talk show, ma quello severo degli studi e delle (...)

In risposta a:

> GIUSEPPE ALBERIGO. Lo studioso del cristianesimo è morto l’altra notte; aveva 81 anni. Era stato allievo di Delio Cantimori e Hubert Jedin - a cura di pfls

domenica 17 giugno 2007

Lutti

E’ morto Giuseppe Alberigo

Il cordoglio della redazione de "il dialogo"

-  Apprendiamo dai giornali la triste notizia della morte di Giuseppe Alberigo. Sapevamo della sua malattia. L’avevamo saputo da un comune amico pochi giorni dopo che l’ictus lo aveva colpito.

-  La sua morte ci colpisce particolarmente. Pochi giorni prima dell’ictus Giuseppe Alberigo ci aveva scritto per ringraziarci di aver sostenuto il suo appello pubblicandolo sul nostro sito e stimolandone la sottoscrizione. Ecco la sua email che porta la data dell’8 aprile:

-  Da: Alberigo [mailto:alberigo@alma.unibo.it]
-  Inviato: domenica 8 aprile 2007 9.58
-  A: redazione@ildialogo.org
-  Oggetto: per Giovanni Sarubbi

-  Caro Sarubbi,
-  non posso lasciar passare Pasqua senza ringraziarla di cuore per il "servizio" che ha fatto all’appello da me lanciato.
-  Confesso che non conoscevo "Il Dialogo" e perciò le sono doppiamente grato.
-  Con viva amicizia
-  Giuseppe Alberigo

Ci uniamo al dolore dei familiari e di quanti lo hanno conosciuto e amato per il suo impegno per la liberazione dell’umanità dalle sue troppe schiavitù. Riportiamo di seguito il testo dell’articolo comparso oggi sul quotidiano La Stampa.

Giovanni Sarubbi


Alberigo coscienza dei Papi

FRANCO GARELLI

La scomparsa a ottantun anni dello storico Giuseppe Alberigo, a seguito di un ictus che l’ha colpito di recente, priva certamente il mondo della cultura e del cattolicesimo italiano di un protagonista di rilievo. Il suo nome sarà sempre legato alla mitica figura di Giuseppe Dossetti, di cui è stato allievo, e alla straordinaria esperienza di studio e di riflessione laicale che è l’Istituto per le Scienze religiose di Bologna, che Alberigo ha ereditato dallo stesso Dossetti e che ha ampiamente sviluppato nel tempo, portandolo a essere un centro di ricerca scientifica di valore internazionale.

Alberigo non era un uomo facile o accomodante, e non solo per il forte temperamento che aveva. In lui il carattere deciso che permette ai leader di realizzare grandi imprese combaciava con l’idea di avere un’alta missione da compiere, ereditata dal suo maestro Dossetti. Oltre a ciò, come i grandi maestri universitari del passato, Alberigo ha sempre interpretato il suo ruolo in termini quasi sacrali, secondo uno stile austero ed esigente prima ancora con se stesso che con i suoi collaboratori.

Non mancano i riflessi di questi tratti biografici anche nella storiografia promossa da questo studioso. C’è chi parla al riguardo di una storia impegnata o «a tesi», tipica di chi - per stare ai temi cari di Alberigo - ha una forte passione per la riforma della Chiesa e cerca con il suo lavoro di costituire le basi per attuarla. Questa visione delle cose si riscontra indubbiamente nella più grande opera che Alberigo ha diretto e su cui è stato maggiormente impegnato il suo gruppo bolognese: una storia del Concilio Vaticano II in cinque volumi e tradotta in numerose lingue. Si tratta di uno dei lavori più letti e consultati sull’argomento, che individua la novità del Vaticano II nella rottura con la tradizione e nell’essere stato più un evento dello Spirito (ancorché «tradito» in seguito) che una produzione di norme e di documenti. Proprio per il suo carattere dirompente, questa interpretazione del Concilio - pur da molti accettata - è stata di recente messa in discussione dai vertici della Chiesa italiana, con il cardinal Ruini che l’ha definita come «debolissima e senza appiglio reale nel corpo della Chiesa».

La Chiesa ufficiale (anche quella di Bologna) ha via via sempre più guardato con cautela a uno studioso che non ha mai disgiunto il suo impegno di ricerca da quello della presenza pubblica. In momenti decisivi della storia ecclesiale italiana, Alberigo non ha mancato di far sentire alta la sua voce, richiamando i valori della laicità, del pluralismo religioso e della corresponsabilità nella Chiesa. A più riprese ha apprezzato, ad esempio, le molte aperture che hanno caratterizzato il pontificato di Giovanni Paolo II (come l’impegno per la pace, i mea culpa della Chiesa), anche se tra i punti di debolezza ha rilevato un’eccessiva personalizzazione della chiesa nella figura del Papa, l’eccesso di abbraccio con le folle, un orientamento troppo eurocentrico. Anche sul ruolo di Ratzinger nella Curia romana il suo giudizio era articolato, come quando affermava che il prelato tedesco da cardinale ha spesso contraddetto il teologo.

Il sogno di Alberigo era comunque per un Papa che fosse un Padre non nel senso del paternalismo ma della «forza»; capace di interpretare una paternità spirituale profonda; che «certamente sia il custode delle certezze della fede, ma anche si senta in cammino e in ricerca». L’ultima presa di posizione pubblica di Alberigo è avvenuta sulla recente battaglia sulle coppie di fatto, per scongiurare che la presidenza della Cei imponesse ai parlamentari cattolici di rifiutare il progetto di legge sui «diritti delle convivenze».

Al di là degli aspetti controversi che sempre accompagnano una figura di rilievo, resta la grande eredità di pensiero e di strutture che Alberigo ha costruito nel tempo. L’Istituto per le Scienze religiose di Bologna è costituito da un patrimonio di risorse storiche (volumi, documenti, ricerche) senza uguali. Ma ancor più preziose sono le risorse umane e il capitale culturale che egli ha contribuito a formare, pensando ai molti studiosi che hanno frequentato l’«officina» di Bologna, anche se - come sovente accade - i più non sono rimasti. La scuola di Bologna può offrire molti spunti per meglio comprendere i non facili rapporti tra laici e cattolici e per richiamare gli intellettuali alle loro responsabilità pubbliche.


da La Stampa - http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=3135&ID_sezione=&sezione=

* Il Dialogo, Sabato, 16 giugno 2007


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: