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Attualità

Francesca Ribeiro, diretta erede del teologo virulento Renato Pierri: "Gesù al Gay Pride di Roma"

domenica 17 giugno 2007 di Emiliano Morrone
Gentile direttore,
lo slogan dell’Arci al Gay Pride era: "Parità, libertà, laicità". S. Paolo scrisse: "Non esiste più Giudeo né Greco, non esiste schiavo né libero, non esiste uomo o donna: tutti voi siete una sola persona in Cristo Gesù" (Ga 3, 28). Che siamo tutti uguali quindi agli occhi di Dio, omosessuali, transessuali, eterosessuali, è una verità cristiana. E conoscere la verità, secondo il Vangelo significa essere liberi (cf Gv 8, 32 -33). Anche la laicità è un valore espresso (...)

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> MISTERO : Le "apparizioni" di Francesca Ribeiro al Gay Pride di Roma.

domenica 17 giugno 2007

Caro Biasi

e invece "sì, sì"!!! Considera bene i due testi citati e le manifestazioni romane del GAY PRIDE e del FAMILY DAY. C’è tutto un GUADAGNO da ricavare, se togliamo la falsa opposizione e guardiamo le cose appunto dalle parole di san Paolo e dell’art. 3 della COSTITUZIONE dei nostri padri (ripeto: GIUSEPPE) e delle nostre madri (ripeto: MARIA)!!! Siamo tutti e tutte figli e figlie dell’ Amore di "due" persone e figli di "Dio" (Charitas - non del Dio-Gatto "Mammona"-Caritas del tuo "amico".

Ha ragione Francesco, Chiara di Assisi e ... Francesca Ribeira!!! E, non ultimo, Pirandello: che bel "presepe" in Vaticano!!! Che bell’avvenire ci preparano i "profeti di sventura", come li chiamava lo stesso Giovanni XXIII.

Ciò che la gerarchia della Chiesa cattolico-romana - se non restituisce subito e immediatamente a GIUSEPPE tutti gli onori e la gloria accanto a MARIA - è diventata è solo e sempre più ormai una banda di mentitori e di af-faraonici imbroglioni, contro ogni evidenza evangelica!!!

M. cordiali saluti,

Federico La Sala

P. S. - Tenendo ben presente quanto detto ( i due testi: religioso, san Paolo; politico: art. 3 della Costituzione), e sollecitandoti a ben distinguere tra il "chi" e il "che cosa" viene detto, ti allego un testo per riflettere sull’ "emergenza educativa" e sulla volontà di portare "in luce il bene" (dell’Amore - Charitas o del "Caro-prezzo" di "Mammona" - Caritas?!)


CHIESA IN ITALIA

Il vicario del Papa ha tracciato le conclusioni del Convegno diocesano intervenendo giovedì sera nella Basilica lateranense. Un’occasione per ribadire la dimensione pubblica e comunitaria della fede

-  Roma, il futuro è giovane
-  «Testimoni attivi di Gesù»

Il cardinale Ruini:nell’emergenza educativa portiamo in luce il bene

Da Roma Mimmo Muolo (Avvenire, 16.06.2007)

Per educare i giovani alla fede in Cristo sono necessarie oggi alcune condizioni di fondo. Prima di tutto «la vicinanza che è propria dell’amore». Quindi «l’incontro delle libertà», «la capacità di essere testimoni attivi di Gesù» e quella che il Papa chiama «la pastorale dell’intelligenza». Nel tracciare le conclusioni del Convegno diocesano di Roma, il cardinale Camillo Ruini riprende alcune delle idee portanti dell’intervento di apertura del Pontefice e della relazione di Franco Nembrini. E vi aggiunge poi un auspicio personale: «Fare in modo che quell’"altro mondo", il mondo con il segno positivo, venga sempre di più pubblicamente e comunitariamente alla luce».

Il mondo di cui parla il vicario del Papa per la diocesi di Roma - di fronte ai delegati che giovedì sono tornati a San Giovanni in Laterano per l’ultimo momento dell’appuntamento diocesano annuale - è quello «della bontà, dell’amore, della dedizione, del lavoro, del sacrificio quotidiano, delle relazioni e degli affetti normali, generosi e costruttivi». Questo mondo «esiste davvero - sottolinea il porporato - e per fortuna è più grande e più presente di quel che i mezzi di comunicazione fanno apparire. Anzi - aggiunge Ruini - in alcune occasioni, come è accaduto ad esempio da ultimo con il Family Day, viene chiaramente alla luce». L’opera educativa deve perciò fare sì che i giovani si rendano conto di questo «altro mondo» e non cedano alla tentazione di pensare che esiste solo «quello negativo e non proprio cristiano dell’esperienza prevalente».

Il cardinale, che traccia le sue conclusioni subito dopo le relazioni dei cinque ambiti del convegno (sulle quali riferiamo a parte), pone l’accento soprattutto sull’importanza di testimoniare attivamente Cristo con la propria vita. «Passa in larga misura di qui - dice citando Papa Ratzinger - la nuova evangelizzazione, la capacità della Chiesa di entrare nella vita della gente, in modo che aumenti il tasso di adesione a Cristo nel prossimo futuro». Naturalmente, spiega però, «la testimonianza attiva non è soltanto un convincimento interiore, ma è anche un esercizio, vorrei dire una prassi, qualcosa che si apprende facendo».

Perciò sono importanti iniziative come la "missione giovani". Così come è importante «il servizio delle coscienze da persona a persona, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, in tutti gli ambienti di vita». «Quando si presenta l’occasione, prendiamo sul serio la nostra coscienza cristiana - raccomanda il cardinale - e cerchiamo di spiegare le ragioni di questo nostro modo di vivere».

La testimonianza attiva, dice infine nell’ultima parte del suo discorso, richiede anche una «dimensione pubblica». «Come ha sottolineato il Papa - ricorda il cardinale vicario - non possiamo disinteressarci dell’indirizzo complessivo della società a cui apparteniamo. E questo vale specialmente riguardo alla gioventù, perché questo orientamento complessivo della società esercita un grande influsso sulla mentalità e sui comportamenti delle nuove generazioni. Solo così, inoltre, quell’"altro mondo" può prendere coraggio e cercare di venire maggiormente alla luce».

«Siamo ben consapevoli dell’attuale emergenza educativa - conclude il porporato -. Ma non per questo possiamo assumere un atteggiamento rinunciatario o pessimista. Al contrario siamo provocati a rendere più visibile quel grande "sì" che (come ha detto il Papa a Verona) Dio in Gesù Cristo ha detto all’uomo, all’amore umano, alla nostra libertà e alla nostra felicità. Questo sì ci spinge ad assumere tutto lo spessore della sfida educativa, sapendo di fare così un grande servizio al nostro Paese».


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