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In principio era il Logos. Ermeneutica e Sacre Scritture ...

PICCHIARE LE DONNE?! DIO, UOMINI E DONNE: "DARABA". LALEH BAKHTIAR TRADUCE IL CORANO E SPOSTA LE MONTAGNE DEL SIGNIFICATO. Mentre il cattolicesimo-romano parla ancora e solo di "guai ai vinti" e di "caro prezzo" (=caritas), il mondo islamico ri-scopre l’amore (= charitas) della Parola e illumina il mondo - a cura di pfls

venerdì 13 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Daraba in arabo significa principalmente "picchiare", "battere": è solo la terza persona di un passato, l’equivalente di un infinito per l’italiano, ma per secoli è stata, a seconda dei punti di vista, una parola d’ordine, un precetto sacro, uno spauracchio da temere. Nella Sura (capitoli, a loro volta suddivisi in versetti) 4 del Corano, "daraba" è quello che Allah, tramite Maometto, dice agli uomini di fare alle mogli che non ubbidiscono, dopo aver provato ad ammonirle e a farle (...)

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> "Picchiare le donne è tradizione siculo-pakistana"(Amato). DIO, UOMINI E DONNE: "DARABA". LALEH BAKHTIAR TRADUCE IL CORANO E SPOSTA LE MONTAGNE DEL SIGNIFICATO. Mentre il cattolicesimo-romano parla ancora e solo di "guai ai vinti" e di "caro prezzo" (=caritas), il mondo islamico ri-scopre l’amore (= charitas) della Parola e illumina il mondo - a cura di pfls

venerdì 13 luglio 2007

Chi picchia le donne

di Lidia Ravera é

La prima frase era veramente carina: «Nessun Dio autorizza un uomo a picchiare la donna». Sacrosanta, ben detta (io avrei usato l’articolo indeterminativo, nessun dio autorizza un uomo a piacchiare una donna, ma sono sfumature). La seconda frase era - nelle intenzioni - umoristica: «È una tradizione siculo-pachistana, che vuole far credere il contrario», e lì il ministro dell’Interno è scivolato in una trappola. Voleva dire che l’Italia non è la Svezia, che fino a qualche decina d’anni fa se un uomo tradiva la moglie erano fatti suoi se una donna tradiva il marito era la galera, voleva dire che in Sicilia se una ragazza veniva rapita a scopo di libidine poi doveva lasciarsi sposare se no era disonorata, voleva dire che ancora oggi gli uomini godono di libertà, rispetto, potere ben maggiori di quelli di cui godono le donne.

Voleva dire che se un uomo è scapolo è desiderato e conteso, se una donna è zitella è disprezzata e derisa, voleva dire che anche nel nostro sud, trent’anni fa, vent’anni fa, si usava la copertura della religione per discriminare le ragazze. Casta, pura, illibata, scortata dalle zie, condannata, condizionata oppure velata, infibulata, lapidata.

Sono variazioni significative ma sono variazioni di una stessa musica: Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, la donna, invece, è uguale sputata al demonio, sotto forma di Eva tentatrice. L’uomo ha il peccato originale che poverino non era poi neanche colpa sua, la donna è titolare di tutti i duplicati: è corrotta e corrompe, se ha il ciclo fa appassire i fiori, se sgarra la fai nera, se la sposi diventa roba tua.

Subisce, la donna, ancora oggi, buona parte degli effetti collaterali del suo statuto di oggetto, di cosa rosa, puttana e graziosa, di essere inferiore alla persona. Da noi, fra pizza tanga e chiese, come da loro, fra montone stufato burka e moschee.

Voleva dire tutto questo, il dottor Sottile? Certo che no. Voleva dire molto meno, ma ha commesso l’errore di nominare una regione. E questo, nell’Italia disunita delle suscettibilità locali, non si può fare. Non puoi dire falso e cortese a un piemontese, come non puoi dire che abita una terra di mafia a un siciliano. Ci sarà sempre un torinese che si dichiara sincero e cafone e un siciliano che si dichiara onesto e legalitario. E avranno assolutamente ragione. Peccato che, negando la base di realtà che corre sotto le barzellette (l’umorismo per questo è crudele), rinuncino a prendere atto del problema e a darsi da fare per risolverlo. Così è con le donne, ahimè. Tutte insorgono, attrici e politiche, damine e ministre, su base locale e sessuale, ma nessuna dice che lo specchio dell’Islam più integralista e arretrato riflette una tendenza ancora operante anche nel primo mondo: discriminare le donne con l’alibi della religione. Anche cattolica. Basta prestare ascolto a Benedetto sedicesimo, che le donne le vuole al servizio della specie, senza diritto di interrompere una gravidanza indesiderata come di farsi aiutare dalla scienza per ottenere una gravidanza desiderata e impossibile per vie naturali.

Le grandi religioni monoteiste non amano le donne. Gli interpreti integralisti di tutte le grandi religioni monoteiste non amano l’amore. Sono, gli integralisti, quei personaggi così certi di essere nel giusto e così bisognosi di coltivare questa certezza, che, di regola, finiscono di essere chiusi all’altro da sé, nemici di chiunque sia diverso, intransigenti, sordi per scelta e volontariamente ciechi, sepolti nella loro presunzione di innocenza, immodificabili. Una battaglia collettiva, bipartisan e cattomusulmana, contro gli integralismi, farebbe un gran bene a tutto il nostro paese, da Bolzano a Siracusa. Una battaglia contro quelli che picchiavano le donne e non le picchiano più, ma vorrebbero picchiarle ancora. Contro quelli che continuano a picchiare le donne ma non lo dicono più. Contro quelli che picchiano quelli che picchiano le donne, pur di picchiare qualcuno.

* l’Unità, Pubblicato il: 13.07.07, Modificato il: 13.07.07 alle ore 7.49


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