MA IL CENTRO DI GRAVITÀ RESTA PERMANENTE
E intanto la mela di Newton continua a cadere a terra e il mistero del ’perché’, a quanto pare, rimane.
di FRANCO GÀBICI (Avvenire, 16.07.2010)
Il fisico Erik Verlinde, già famoso per la teoria delle stringhe, ha messo sottosopra il mondo degli scienziati dichiarando senza alcun pudore che la gravità non esiste e che quel ’qualcosa’ intuito e codificato in una famosa legge da Isaac Newton (la legge della gravitazione universale) è solamente una illusione. Detta così la cosa è di quelle che lasciano di stucco, ma se uno considera la gravitazione si accorge che questa proprietà della materia ha sempre dato dei grattacapi ai fisici. A cominciare dallo stesso Newton che non nascose all’amico Richard Bentley le sue non poche difficoltà nel concepire la gravitazione, un concetto che lo trascinava in un circolo vizioso al quale non trovava via d’uscita.
Che cos’è la gravità? È quella forza che fa sì che i corpi si attirano. Ma perché i corpi si attirano? Perché esiste la gravità. E probabilmente per porre fine alla questione Newton chiuse la discussione con il famoso «Hypotheses non fingo» (non invento nessuna ipotesi) che si trova nello ’Scolio generale’ della seconda edizione dei ’Principia’ del 1713: «In verità - scrive Newton - non sono ancora riuscito a dedurre dai fenomeni la ragione di queste proprietà della gravità, e non invento ipotesi».
Poi due secoli dopo, nel 1916, arriva Albert Einstein con la sua relatività generale e toglie dagli imbarazzi Newton proponendo una nuova interpretazione della gravità senza ricorrere al concetto di forza. Secondo Einstein la gravità non è affatto una ’forza’ ma una ’deformazione’ di quel qualcosa chiamato ’spazio-tempo’ nel quale sono immersi i corpi. Un corpo massiccio come il Sole, ad esempio, deforma lo spaziotempo circostante e la Terra, che si trova nei suoi paraggi, si muove non perché il Sole la attira verso di sé ma perché il Sole ha prodotto una deformazione che costringe il nostro pianeta a ’rotolare’ verso di lui.
Questa gravitazione, dunque, è proprio un bel pasticcio tant’è che nel 1968 Peter G. Bergmann, allievo di Einstein, pubblica ’The riddle of gravitation’ (uscito in Italia col titolo ’L’enigma della gravitazione’) e mai titolo fu più azzeccato perché, a conti fatti, la gravitazione continua ancora a far discutere. Sta di fatto che noi conosciamo gli effetti della gravità e sappiamo soltanto che là dove esiste anche un solo atomo di materia là esiste la gravitazione. Ma quale sia l’origine della gravità continua ad essere un mistero. Nel corso del tempo sono state proposte diverse letture del fenomeno, quella di Newton e quella di Einstein e oggi si è aggiunto un altro capitolo a questo ’enigma’. Ma non crediamo che Verlinde abbia inteso negare la gravità.
Negare la gravità vuol dire andare contro l’evidenza dei fatti perché nel nostro quotidiano facciamo continuamente i conti con questo ’mistero’ che prima di oggi veniva interpretato come forza o come deformazione. Oggi Verlinde afferma che la gravità potrebbe essere una ’forma di entropia’ o comunque un effetto collaterale della propensione naturale verso il disordine. Sta di fatto che un corpo lasciato libero tende a cadere a terra e per spiegare il fenomeno sono state introdotte diverse ipotesi a dimostrazione che le teorie non sono mai definitive e possono essere perfezionate. Il caso della gravitazione indica anche che qualcosa di impenetrabile sfugge sempre alla nostra indagine e l’homo super-sapiens dei nostri tempi, gli piaccia o no, si trova costretto a chinare il capo di fronte all’incomprensibile.