L’INTERVISTA
"Emigrare nello spazio per sopravvivere"
L’astrofisico Hawking: "Crescono popolazione e consumo di risorse: possiamo salvarci dalla catastrofe solo esplorando nuovi mondi"
dal nostro inviato CRISTINA NADOTTI *
LONDRA - Mentre i fondi per le esplorazioni spaziali si riducono, l’astrofisico britannico Stephen Hawking sprona l’umanità a colonizzare lo spazio per evitare un’estinzione data per certa nel prossimo secolo. Complice anche il lancio del suo nuovo libro, atteso per ottobre, l’autore del rinomato “Dal Big Bang ai buchi neri” in un’intervista rilasciata al sito britannico “Big Think” ha lanciato l’allarme su quello che considera il periodo più difficile per la sopravvivenza dell’umanità. Hawking non è ottimista: gli esseri umani sono sempre più abili a sfruttare l’ambiente circostante, ma ancora troppo egoisti per pensare al bene comune del Pianeta, quindi non resta che esportare i nostri vizi e le nostre virtù altrove.
“La popolazione e l’uso delle risorse stanno crescendo sulla Terra in modo esponenziale - è l’ammonimento di Hawking - così come cresce in continuazione la nostra capacità di incidere sull’ambiente, sia in termini positivi che negativi. Il problema è che il nostro codice genetico mantiene ancora immutati gli istinti egoisti e aggressivi che erano indispensabili per la sopravvivenza in passato. In queste condizioni non vedo come si potrebbe evitare il disastro nei prossimi cento anni”.
“L’unica possibilità di sopravvivenza a lungo termine per la nostra specie è di non restare a guardare quel che stiamo facendo alla Terra, ma di distribuirci nello Spazio, solo lì possiamo avere un futuro”, è la conclusione di Hawkings, che cita poi una serie di momenti cruciali nella Storia in cui siamo stati sull’orlo dell’abisso. Il suo avvertimento dai pericoli che ci verrebbero nel comunicare con gli alieni risale allo scorso aprile, quando l’astrofisico disse che gli extraterrestri ci sono di sicuro, ma possono non essere ben disposti nei nostri confronti. A 63 anni Hawking, costretto all’immobilità dalla distrofia neuromuscolare, sembra sempre più pessimista e pronto a prefigurare per la razza umana tutte le calamità dei più catastrofici film di fantascienza.
* la Repubblica, 10 agosto 2010