Dopo le polemiche dei giorni scorsi
De Magistris, Pm: "Richieste di rinvii a giudizio per ’Why Not’"
Il titolare dell’inchiesta Domenico De Lorenzo ha rivelato che "ne sarebbero già pronte una sessantina". Intanto pg della Corte di Cassazione Vitaliano Esposito ha annunciato l’accordo tra i magistrati degli uffici di Catanzaro e Salerno. Soddisfatto il capo dello Stato: "Si va verso il superamento di uno stato di paralisi"
ultimo aggiornamento: 09 dicembre, ore 19:14
Roma, 9 dic. (Adnkronos/Ign) - L’inchiesta ’Why not’ è pronta per la chiusura, una chiusura "imminente" e non con l’archiviazione. Ma sarebbero già pronte le richieste per una sessantina di rinvii a giudizio e varie misure cautelari. Lo ha rilevato davanti alla prima Commissione del Csm il pm di Catanzaro Domenico De Lorenzo, titolare dell’inchiesta ’Why not’, che ha voluto precisare come non ci sia stato e non ci sia alcun "insabbiamento".
De Lorenzo ha poi sottolineato nel corso dell’audizione che il sequestro di Salerno sarebbe stato fatto per "avallare il teorema di De Magistris", secondo il quale c’era il rischio di un insabbiamento dell’inchiesta da parte dei colleghi. Il pm ha poi aggiunto che il fascicolo dell’inchiesta ’Poseidone’ era già stato inviato a Salerno e quindi sarebbe stato fatto il sequestro di atti già in possesso della Procura campana. Infine, sull’inchiesta ’Why not’ non ci sarebbe stata mai nessuna richiesta formale degli atti; anzi, le toghe catanzaresi avevano invitato i colleghi salernitani a prendere visione degli atti, ma quest’ultimi non erano mai andati negli uffici calabresi.
Intanto le procure generali di Catanzaro e Salerno hanno raggiunto ’’un’intesa’’ che si è poi "concretizzata in un incontro, svoltosi ieri a Salerno, tra i magistrati dei due uffici inquirenti, che ha consentito il ripristino, mediante idonee iniziative processuali, delle ’condizioni per il pieno esercizio della giurisdizione’". Lo ha comunicato il procuratore generale della Corte di Cassazione Vitaliano Esposito in una nota trasmessa al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dopo l’appello della "Presidenza della Repubblica del 4 dicembre scorso" i procuratori generali di Catanzaro e Salerno si sono incontrati ieri nell’ufficio del Procuratore generale della Corte di Cassazione ed "entrambi, consapevoli della estrema delicatezza e gravità della situazione venutasi a determinare, hanno raggiunto, con grande senso di responsabilità istituzionale, un’intesa per superare tale situazione". Intesa che "si è poi concretizzata" nel ripristino, mediante idonee iniziative processuali, delle ’condizioni per il pieno esercizio della giurisdizione’".
Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano che ha dichiarato di aver "vivamente apprezzato" la comunicazione dell’intesa raggiunta. Per il capo dello Stato si tratta di "un significativo passo verso il superamento della grave situazione di paralisi delle rispettive funzioni processuali, creatasi a seguito dell’ aspro contrasto tra le due Procure".
La tregua non è arrivata inattesa.’’Confidavo in un ravvedimento" ha detto il presidente della prima commissione del Csm, Ugo Bergamo. "Forse la nostra azione - ha aggiunto - ha spinto a rivedere i comportamenti tenuti dalle due Procure’’. "Abbiamo preso atto con favore del ’ravvedimento operoso’ - ha sottolineato Bergamo -, ma ciò non ridimensiona i fatti accaduti. Questo accordo non sposta minimamente il nostro necessario approfondimento e nulla può rilevare né sulle procedure avviate né sulle loro conclusioni".
Intanto, il pm di Catanzaro Salvatore Curcio ha confermato oggi davanti alla prima commissione del Csm di aver subito una perquisizione e di essere stato "denudato".