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> CALABRIA E NON SOLO. Operazione «Why Not»: 19 persone indagate. --- Trasferimento. Il ministro della Giustizia aveva chiesto al Csm di spostare il magistrato. "Mi hanno fermato sul traguardo” (De Magistris). Intervista di Guido Ruotolo-

domenica 21 ottobre 2007

“Mi hanno fermato sul traguardo”

Trasferimento. Il ministro della Giustizia aveva chiesto al Csm di spostare il magistrato

di GUIDO RUOTOLO ( La Stampa, 21/10/2007 - 9:18) *

Mi hanno bloccato. Ero in dirittura d’arrivo, entro dicembre avrei chiuso la parte più importante della inchiesta “Why Not”, quella sulla ricostruzione dei flussi di finanziamento. Ci sono riusciti, come del resto hanno fatto con l’inchiesta “Poseidone” che proprio sulla linea del traguardo mi è stata tolta». Non ci sta, il sostituto procuratore Luigi De Magistris, anche se è consapevole che l’avocazione da parte della Procura generale del fascicolo «Why Not», l’inchiesta che vede indagati tra gli altri il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro di Giustizia, Clemente Mastella, è un atto insindacabile.

Dottor De Magistris, il Codice di procedura penale prevede la possibilità di avocazione. Secondo le indiscrezioni, il procuratore generale ha ravvisato elementi di incompatibilità. «Incompatibilità? Mi dovevo astenere dal proseguire le indagini? E’ fuori dalla grazia di dio. Anche il Csm, quando ha deciso di rinviare al 17 dicembre la decisione sul mio trasferimento d’ufficio cautelare chiesto dal Guardasigilli, mi ha messo nelle condizioni di poter proseguire le indagini. Quello che è accaduto è un ulteriore tassello dell’attività di contrasto nei miei confronti».

Non esagera nel dire che siamo alla fine dell’autonomia e indipendenza della magistratura e dello Stato diritto? «Ci stiamo avviando al crollo dello Stato di diritto e, per quanto riguarda il mio caso, alla fine dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura come potere diffuso».

Perché? «E’ normale che quando chiudo inchieste su omicidi, traffici di droga e di esseri umani ricevo il plauso delle istituzioni, quando invece indago sui rapporti opachi tra politica, istituzioni, appalti e fiumi di risorse pubbliche divento un soggetto socialmente pericoloso? Via “Poseidone”, via “Why Not” e poi il trasferimento cautelare. Quali conclusioni devo trarre? Non ci sono più le condizioni perché possa lavorare nella normalità, soprattutto quando si toccano certi interessi».

E’ solo contro il resto del mondo? Abbandonato anche dai suoi colleghi?«Dagli ultimi eventi, emerge sempre di più un ruolo determinante in questa trama di ostacoli alla mia attività, dei poteri occulti che, evidentemente, trovano terreno fertile anche all’interno della magistratura».

Accuse pesanti. Ma lei ha mai chiesto di poter lavorare insieme ad altri pm? «Credo nel pool, per avere scambi di opinione, per poter lavorare insieme ad altri colleghi. L’ho chiesto ma non ho mai avuto ascolto. Non è vero che sono isolato all’interno del Palazzo di giustizia di Catanzaro. Tanti colleghi mi hanno espresso solidarietà in silenzio, quella visibile invece è stata l’ostilità di una parte della magistratura».

Si è chiesto il perché? «Questa parte della magistratura è completamente interna al sistema di collusione».

Si sente un eroe o un martire?«Sono un magistrato normale, che rispetta profondamente la Costituzione repubblicana, che cerca di svolgere il proprio dovere nel modo migliore possibile e con tanto amore».

Oltre centomila firme in calce a un appello a suo favore, trecento magistrati che solidarizzano con lei. Neppure ai tempi di Mani Pulite è accaduto quello che sta avvenendo per lei. Perché? «Si è compresa qual è la vera posta in gioco: l’autonomia e indipendenza della magistratura in una regione così particolare qual è la Calabria. E’ apparso evidente il fortissimo isolamento istituzionale nel quale sono stato imprigionato. L’opinione pubblica calabrese è molto più matura di quanto non lo sia stata ai tempi di Mani pulite».

Oggi la magistratura è più forte o più debole? «Più debole per via delle riforme legislative e poi perché una parte si è messa in sonno».

Lei è d’accordo con la separazione delle carriere? «Se vi fossero delle garanzie costituzionali, sì».

Dovendo fare un bilancio, non trova nessuno spunto di autocritica da fare? «Lavorando in queste condizioni impossibili e in questo contesto ambientale, di errori ne avrò anche fatti. Devo dire con onestà che non ho nulla da rimproverarmi se non quello che per il lavoro ho trascurato gli affetti familiari».

Lei è incompatibile con Catanzaro o è Catanzaro ad essere incompatibile con lei? «Sono incompatibile con una parte del sistema giudiziario calabrese e con una fetta consistente del sistema che governa questa regione. Non lo sono con una quota significativa della magistratura e, soprattutto, con la maggioranza della società civile e la sua proiezione politica. Che ha capito che l’unico movente che mi ha spinto nella mia attività è la ricerca della verità».


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