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> CALABRIA E NON SOLO. Operazione «Why Not»: 19 persone indagate. ---- DE MAGISTRIS: «MI AFFIDO AL CSM». «Ho fatto ricorso in Cassazione contro l’avocazione dell’inchiesta Why Not».

lunedì 29 ottobre 2007


-  ENTRO IL 10 NOVEMBRE la decisione DEL CSM sulla procedura di trasferimento
-  De Magistris: inchieste a rischio dal 2005
-  Il pm a Palazzo dei Marescialli: «Ho fatto ricorso in Cassazione contro l’avocazione dell’inchiesta Why Not»

ROMA - Ci sarebbero una serie di eventi, concatenati tra loro, a dimostrare che fin dal 2005 si è tentato di sottrarre le inchieste al pm Luigi De Magistris. Lo avrebbe riferito lo stesso magistrato calabrese ai consiglieri del Csm che oggi lo hanno ascoltato per oltre 3 ore nell’ambito dell’istruttoria avviata dalla Prima Commissione. Un’audizione rigorosamente segretata.

I rappresentanti dell’organo di autogoverno dei magistrati avevano convocato De Magistris perché chiarisse le sue esternazioni sulle «collusioni tra politica, magistrati e imprenditoria», chiedendogli di fare nomi e cognomi. Il pm, da parte sua, avrebbe spiegato innanzitutto di essersi esposto pubblicamente dopo aver preso atto di non poter toccare gli intrecci tra pubblica amministrazione e affari. E avrebbe evidenziato ancora una volta i suoi dubbi sul capo della Procura di Catanzaro Mariano Lombardi, che, a suo dire, avrebbe informato di un’imminente perquisizione il senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, indagato nell’inchiesta «Poseidone», del quale è amico. Così come non avrebbe nascosto i suoi sospetti anche sull’aggiunto Salvatore Murone, pure lui amico di Pittelli. Anche a questo proposito De Magistris si sarebbe riservato di trasmettere al Csm una consulenza del perito Gioacchino Genchi che, attraverso uno studio sui flussi di telefonate, dimostrerebbe che c’è stata fuga di notizie.

RICORSO - Ai consiglieri del Csm, poi, il pm calabrese avrebbe spiegato di non essere isolato in Procura, rivendicando di aver buoni rapporti con i colleghi. Fatta eccezione proprio per Lombardi e Murone. Nessun rapporto confidenziale con giornalisti, avrebbe detto ancora De Magistris ai consiglieri di Palazzo dei Marescialli. Lamentando anche di essersi sentito colpito nella sua professionalità dalla decisione del pg di Catanzaro di avocare la sua inchiesta Why Not, nella quale sono indagati tra gli altri il premier Romano Prodi e il ministro della Giustizia Clemente Mastella. Scelta contro la quale il pm ha presentato ricorso in Cassazione, come ha annunciato lui stesso al termine dell’audizione al Csm. Risposte che, secondo alcuni dei consiglieri che hanno assistito all’audizione, sarebbero ancora troppo generiche. Ma su molti aspetti De Magistris si è riservato comunque di trasmettere al Csm documenti, già inviati alla Procura di Salerno, entro la prossima settimana.

VERDETTO ENTRO IL 10 NOVEMBRE - Il termine ultimo è stato fissato al 10 novembre. Per questo, prima di quella data, è escluso che la Prima Commissione possa decidere se avviare o meno nei suoi confronti una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità. Ulteriori elementi arriveranno dalle altre audizioni sul ’caso Catanzaro’ che la Prima Commissione ha in programma per martedì: quando saranno ascoltati il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, il cui ufficio è competente per le inchieste che riguardano i magistrati di Catanzaro e che ha iscritto De Magistris nel registro degli indagati per abuso d’ufficio (lo stesso è accaduto per il procuratore di Catanzaro); il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro, Antonio Pietro Sirena, e il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, Giuseppe Iannello.

«MI AFFIDO AL CSM» - «Sono tranquillo, mi affido al Consiglio superiore della magistratura, che ritengo sappia e possa garantire l’autonomia e l’indipendenza di tutta la magistratura» ha poi detto il pm di Catanzaro al termine dell’audizione al Csm.

* Corriere della Sera, 29 ottobre 2007


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