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> CALABRIA --- Arrestato consigliere regionale. Antonio Rappoccio è il terzo Consigliere regionale della maggioranza del governatore Giuseppe Scopelliti che finisce in manette in meno di due anni. Oltre a lui sono in carcere Santi Zappalà (Pdl), condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e Francesco Morelli (Pdl) anch’esso accusato dello stesso reato.

martedì 28 agosto 2012

IL CASO

-   Posti di lavoro (falsi) in cambio di voti
-  Arrestato consigliere regionale in Calabria

E’ Antonio Rappoccio, eletto nella Lista del presidente della Regione Scopelliti. L’accusa è associazione per delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato. Aveva costituito una società e una cooperativa fittizia

di GIUSEPPE BALDESSARRO *

REGGIO CALABRIA - Prometteva posti di lavoro inesistenti in cambio di voti. Aveva persino fatto svolgere le prove scritte delle selezioni per il personale da assumere prima delle regionali del 2010, rinviando però gli orali al dopo elezioni. Ossia al momento in cui avrebbe potuto controllare, sezione per sezione, le preferenze che era certo sarebbero arrivate dalle centinaia di ragazzi che speravano nell’assunzione. A voto acquisito però, niente colloquio e nessun lavoro. Così questa mattina Antonio Rappoccio, consigliere regionale di centrodestra del Partito Repubblicano è stato arrestato. Contro di lui l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato. I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Reggio Calabria e della sezione di polizia giudiziaria lo hanno ammanettato su richiesta della Procura Generale di Reggio Calabria.

Secondo l’accusa Rappoccio avrebbe ideato un vero e proprio imbroglio allo scopo di essere eletto in Consiglio regionale, cosa realmente avvenuta. Non solo. In maniera analoga avrebbe tentato di fare la stessa cosa per il Consiglio comunale di Reggio Calabria, nel 2012, tentando di far conquistare uno scranno alla sua collaboratrice Elisa Campolo, senza però riuscirci per una manciata di voti.

Nella sostanza Rappoccio un anno prima delle regionali del 2010, mentre era consigliere comunale del centrodestra reggino avrebbe fatto nascere alcune cooperative. In sostanza delle scatole vuote che però avevano iniziato ad associare giovani disoccupati a cui veniva detto che si stavano per avviare una serie di attività imprenditoriali e che per questo ci sarebbero state centinaia di assunzioni. Il politico e suoi compari (sono indagate 17 persone) con la costituzione di società come la "Alicante" e la "Sud Energia" e l’invio di lettere con le quali si comunicavano assunzioni a tempo indeterminato, avrebbe indotto in errore "un gran numero di elettori". L’accusa di truffa, per la Procura Generale, deriva dalla circostanza che Rappoccio avrebbe indotto circa 850 persone a iscriversi, versando 15 euro, alle cooperative e a partecipare, dietro il pagamento di 20 euro, a un concorso "superando il quale - a dire dei magistrati - avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro".

Antonio Rappoccio avrebbe prospettato - scrivono i magistrati - "concrete possibilità di lavoro presso cooperative strumentalmente costituite che avrebbero dovuto operare in vari settori fra cui uno sportello informativo, un orto botanico per piante rare, una palestra per riabilitazione di soggetti disabili e un progetto per il fotovoltaico". Così inducendo circa 850 disoccupati "a promettere il proprio sostegno elettorale, e quello di amici e congiunti". Persone che stavano in quel momento partecipando "a un bando di concorso le cui prove scritte venivano espletate verso la fine del 2009 (prima delle elezioni) e mentre quelle orali, iniziate in data 17 maggio 2010 (dopo le elezioni), venivano sospese il 16 settembre 2010".

Naturalmente tra la prima e la seconda prova Rappoccio e i suoi si sarebbero fatti consegnare dagli aspiranti lavoratori delle schede, poi ritrovate durante alcune perquisizioni, su cui erano segnati nome e cognome dei disoccupati e dei loro familiari, associati al numero di seggio in cui si dovevano recare a votare.

L’inchiesta è partita dopo le elezioni del 2010, quando Aurelio Chizzonini, ex presidente del Consiglio comunale di Reggio e primo dei non eletti alle spalle di Rappoccio, presentò una corposa denuncia alla procura della Repubblica. Una prima parte dell’indagine si è conclusa nei mesi scorsi ed ha portato al rinvio a giudizio di Rappoccio. Una seconda parte dell’inchiesta invece venne avocata dalla Procura generale che ha prodotto la richiesta di arresto verificando condotte ancora più gravi.

La centrale operativa della "cricca" sarebbe stata in via San Francesco da Paola numero 51, a Reggio Calabria, dove si trovava l’ex segreteria dell’esponente politico ma che è anche la sede delle cooperative finite al centro dell’inchiesta: l’Alicante, la Iride Solare e la Sud Energia.

Alle regionali del 2010, infatti, Rappoccio fu eletto con 3814 preferenze violando, secondo la Procura generale, addirittura l’articolo 48 della Costituzione italiana secondo il quale "il voto è personale ed eguale, libero e segreto". Pesantissima la considerazione dell’avvocato generale Francesco Scuderi nel provvedimento di avocazione: "Il voto di quei 3814 elettori non è stato né libero né, tantomeno, segreto. È stato il frutto di un pactum sceleris che ha messo in pericolo l’ordine pubblico".

Antonio Rappoccio è il terzo Consigliere regionale della maggioranza del governatore Giuseppe Scopelliti che finisce in manette in meno di due anni. Oltre a lui sono in carcere Santi Zappalà (Pdl), condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, e Francesco Morelli (Pdl) anch’esso accusato dello stesso reato.

* la Repubblica, 28 agosto 2012


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