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Natura e Cultura ....

TRA DARWIN E CHOMSKY. MENTE, LINGUAGGIO E NATURA UMANA. PERCHE’ NON SIAMO SPECIALI. Un lavoro di Francesco Ferretti, recensito da Tielmo Pievani - a cura di pfls

domenica 1 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] L’ipotesi che Ferretti esplora al riguardo si basa su due movimenti teorici fondamentali. Il primo è quello di ricollegare la competenza linguistica all’intelligenza
generale - intesa come un adattamento biologico della nostra specie condiviso con il resto del mondo naturale - a partire dal riconoscimento dello «sforzo cognitivo» che l’acquisizione del linguaggio richiede. In particolare, Ferretti recupera il ruolo dell’intelligenza generale nella capacità linguistica definendo la (...)

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> TRA DARWIN E CHOMSKY. MENTE, LINGUAGGIO E NATURA UMANA. --- Il più grande spettacolo della terra. Perché Darwin aveva ragione. Intervista a Richard Dawkins (di Piergiorgio Odifreddi).

venerdì 19 febbraio 2010


-  L’intervista.
-  Lo studioso racconta il suo ultimo libro sul padre dell’evoluzione

-  Richard Dawkins.
-  "Darwin, antidoto all’ignoranza"

-  di Piergiorgio Odifreddi (la Repubblica, 19.02.2010)

Il suo libro, "Il più grande spettacolo della terra. Perché Darwin aveva ragione" in uscita per Mondadori, riporta sondaggi inquietanti, secondo cui il 20% degli italiani nega che l’uomo discenda in qualunque modo dagli animali, e il 32% pensa chei primi uomini siano vissuti all’epoca dei dinosauri! Come spiega, professor Dawkins, una tale ignoranza scientifica in un’epoca tecnologica e in un paese sviluppato?

«Purtroppo non è un problema solo italiano, ma europeo e statunitense. E non riguarda solo l’evoluzione: una percentuale analoga, del 24% in Italia, pensa che la Terra impieghi un mese a girare attorno al Sole! Il che significa che c’è un’ignoranza scientifica generalizzata». Ma con l’evoluzionismo ci sono ovviamente ragioni particolari, non crede? «Certamente, soprattutto tra i fedeli della cosiddetta Chiesa Bassa dei paesi protestanti. Sarei sorpreso che fosse così in un paese a maggioranza cattolica. Mi sembra che la Chiesa accetti l’evoluzione, almeno ufficialmente, a parte l’origine dell’anima umana: se ho ben capito, secondo loro a un certo punto ci dev’essere stato qualcuno che aveva un’anima, mentre i suoi genitori non l’avevano».

A dire il vero, l’enciclica di Pio XII Humani generis dice esplicitamente che un cattolico deve credere all’esistenza reale, e non metaforica, di Adamo ed Eva.

«Questa non la sapevo! Mi faccia controllare in rete. Ohibò, è vero! Molto interessante. Io sono stato criticato per aver attaccato i fondamentalisti, invece che i "veri" teologi, ma qui abbiamo addirittura un papa recente che dice queste cose! Affascinante, lo userò d’ora in poi».

Il papa attuale, Benedetto XVI, e il suo allievo Christian von Schönborn, cardinale di Vienna, si sono invece espressi apertamente a favore del Disegno Intelligente. Lei cosa ne pensa?

«Molti aspetti del mondo vegetale e animale mostrano che, se ci fosse un Disegno, sarebbe non intelligente! E’ più sensato pensare che non ci sia stato nessun Disegno, e che la Natura sia il prodotto di un’evoluzione storica».

E il Principio Antropico, secondo cui viviamo in universo fatto apposta in modo da permettere la nostra esistenza?

«Oh, quella è un’altra faccenda, da tenere ben distinta dalla precedente, benché le due cose vengano spesso mescolate. Il Principio Antropicoè un argomento ateo, che isola scientificamente le condizioni necessarie alla vita».

Anche il Disegno Intelligente, però, non è necessariamente teistico.

«E’ vero. Si può pensare che la pianificazione sia stata fatta da alieni, ad esempio, come nella teoria della panspermia difesa nientemeno che da Francis Crick nel suo libro La vita stessa. Ma naturalmente questo è solo un Disegno locale, che non spiega l’origine degli alieni che avrebbero dato origine alla vita terrestre».

Vogliamo ora passare alle prove dell’evoluzione? Per cominciare, inizierei da quelle che già Darwin aveva dato, a partire dall’analogia con la selezione artificiale.

«E’ un esempio eccellente, che oggi viene usato meno di quanto si dovrebbe. In fondo, la selezione artificiale non è altro che la verifica sperimentale della selezione naturale: in parte effettuata coscientemente nei laboratori oggi, ma in parte effettuata inconsciamente nel corso dei secoli da coltivatori e allevatori. Darwin amava molto gli esperimenti sui piccioni, ma a me sembra che l’esempio più spettacolare di quanti cambiamenti si possano produrre in poco tempo sono i cani, dal chihuahua all’alano».

Darwin ha anche refutato fin da subito l’obiezione creazionista dei cosiddetti "organi complessi", come l’occhio.

«Sì, facendo notare che spesso non è vero che un organo complesso funziona soltanto come sistema integrato di tutte le sue parti: anche un quarto, o addirittura un centesimo, di occhio vedono meglio che nessun occhio! E nel regno animale si trovano esempi di vari stadi di evoluzione incompleta dell’occhio, che lo dimostrano».

Darwin fece anche notare le tracce lasciate dall’evoluzione negli organi vestigiali, come le ali degli uccelli che hanno smesso di volare.

«Quegli organi non più funzionanti sono esempi meravigliosi ed eleganti di un avvenuto cambiamento, di cui forniscono una testimonianza storica. Oggi poi sappiamo che ci sono non solo organi, ma anche geni vestigiali: i cosiddetti pseudogeni, che hanno tutta l’apparenza dei geni normali, ma non sono più nemmeno trascritti. Sono un po’ l’analogo dei frammenti di programmi e di file che rimangono sull’hard disk del nostro computer, benché non siano più accessibili».

Vorrei ora passare alle prove che ai tempi di Darwin non avevano sufficiente evidenza, tipo i fossili.

«Di fossili animali ce n’erano già allora, naturalmente, ma mancavano quelli umani: è a quelli che ci si riferiva, parlando di "anelli mancanti". In seguito ne sono stati trovati un’enormità: soprattutto in Africa, che era il luogo in cui già Darwin aveva capito si sarebbero dovuti cercare, a causa della grande somiglianza degli uomini con le scimmie africane quali gli scimpanzè e i gorilla, più che con le scimmie asiatiche quali gli oranghi e i gibboni».

Ci sono poi argomenti che Darwin non poteva addurre, perché si basano su scoperte successive, come la genetica.

«Effettivamente, se c’è un campo nel quale Darwin si sbagliò, fu certamente la genetica. Dopo la scoperta della doppia elica da parte di Watsone Crick, direi che la genetica è diventata una branca dell’informatica: una sequenza di DNA è simile a un nastro di computer, benché in un alfabeto quaternario invece che binario, e si legge e si trascrive nello stesso modo».

Nonostante tutte queste prove, come mai i creazionisti insistono a non considerare l’evoluzione una teoria scientifica?

«Forse perché la considerano una teoria storica, parte dell’umanesimo invece che della scienza (benché, ironicamente, quasi tutti i creazionisti siano umanisti). Ma sbagliano, perché invece è basata su evidenza sperimentale, predittiva, e verificabile o refutabile: ad esempio, l’evoluzionismo prevede che non si possano trovare fossili di mammiferi negli strati del devoniano, e un loro ritrovamento sarebbe una confutazione della teoria».

C’è un’ultima obiezione, proposta da un paio di fisici balzani, secondo cui l’evoluzionismo non sarebbe scientifico perché non descritto da formule matematiche.

«Questa, poi! Il neodarwinismo moderno è basato sull’idea che la frequenza dei geni nelle popolazioni cambia nel tempo, e le principali ipotesi necessarie al cambiamento, e dunque all’evoluzione, si derivano da una famosa formula dovuta a Hardy e Weinberg. La moderna genetica evolutiva è altamente matematica, piena di formule: ci sono addirittura riviste scientifiche interamente dedicate ai fondamenti matematici della teoria. Anche questa obiezione, come tutte le altre, è semplicemente disinformata».


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