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A don Primo Mazzolari (1890 - 1959). «Et nos credidimus Charitati...»!

"Adesso"!!! Lettera di un industriale milanese a don Primo Mazzolari, presentata da don Aldo Antonelli - a cura di pfls

mercoledì 4 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Le letture possono essere molteplici ... ma io la trovo molto sofferta e sincera, ed anche molto premonitrice.
Chissà cosa scriverebbe, oggi, questo signore quando ormai la produzione si coniuga indissolubilmente con lo sfruttamento e l’inquinamento, con il falso e l’ingiustizia, creando dei vuoti di povertà abissali da una parte e accumulando inique ricchezze dall’altra.
Non dico per "progredire", ma anche solo per restare a galla, questi signori sono costretti, nolenti e/o (...)

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> "Adesso"!!! Lettera di un industriale milanese a don Primo Mazzolari, presentata da don Aldo Antonelli - a cura di pfls

mercoledì 4 luglio 2007

MAZZOLARI E MARX

I problemi dei poveri, degli immigrati, dei cattolici previsti da un sacerdote di campagna

di Mario Pancera *

«Nel sistema cristiano vi è posto non per gli errori di Marx e di Lenin, ma per Marx e per Lenin, per il solo fatto che essi hanno contribuito, loro malgrado, a certi aumenti, i quali appartengono, come ogni bene, a Cristo. Il cristiano è contento di dovere qualche cosa anche a loro e di onorarli per questo. Essi esistono nel nostro mondo del pensiero, e vi hanno un compito e una funzione». Sono osservazioni di don Primo Mazzolari, che ho trovato nel corso di un lavoro e che non riesco a dimenticare, non tanto perché riguardano Marx e Lenin e nemmeno per l’apertura di un sacerdote verso due atei materialisti, ma per i concetti precisi: «hanno contribuito», sia pure loro malgrado, «a certi aumenti» che sono beni, perciò appartengono, come ogni bene, a Cristo.

Non c’è ripensamento: nel mondo del pensiero Marx e Lenin - dice il sacerdote - hanno un compito e una funzione che, pur fuori della loro volontà, hanno contribuito e contribuiscono a una evoluzione in positivo degli individui umani. Tanto positiva che i cristiani devono essere contenti di avere un qualche obbligo nei loro confronti (nei confronti del loro pensiero) e per ciò stesso di onorarli. L’itinerario che ha portato a questo contributo è problema della Provvidenza, ma penso che le espressioni mazzolariane vadano interpretate così.

Non so nulla di Marx né di Lenin e pochissimo di Mazzolari, ma queste affermazioni sono talmente in contrasto con la vita furibonda che ci sta intorno, che, se non si buttano nel cestino a occhi chiusi, provocano certamente disagio: sono come un tarlo tra le pagine di un libro, piccola larva, microscopica e tuttavia mai ferma. Perché mai, Mazzolari (1890-1959), parroco di un piccolo paese mantovano, doveva scriverle nella prima metà del secolo scorso, quando il primo era morto da settant’anni, avversato e anzi condannato dalla Chiesa, e il secondo, con il suo comportamento, aveva lasciato da qualche decennio una lunga scia di cadaveri dietro di sé? Mazzolari era dentro la Chiesa o fuori?

Ma il mio problema, non è di rispondere a questa domanda. Sono sicuro che egli era dentro la Chiesa. Il problema è: chi aveva ragione tra Mazzolari e i vertici ecclesiastici che avevano pronunciato, e le avrebbero ribadite negli anni, condanne definitive? Quali sono i contributi agli «aumenti», evidentemente sociali, ma forse anche spirituali (di tale valore da essere considerati un bene da un sacerdote), che Marx e Lenin ci hanno lasciato e per i quali «il cristiano è contento di dovere qualche cosa anche a loro e di onorarli per questo». Ecco il tarlo. I cattolici italiani, presi tra il consumismo, la povertà e l’esibizione di ricchezze immense, i modelli televisivi, le grida dei politici che vogliono più sicurezza per il popolo e lo spiano in tutte le maniere, lo imboniscono, lo riempiono di futilità e di pensieri inutili, che cosa penserebbero oggi di un sacerdote che li invita a onorare anche Marx e Lenin?

Oggi come allora molti lo brucerebbero in piazza e sarebbero gli stessi che nei periodi elettorali corrono sulla sua tomba, parlano negli oratorî e tengono conferenze presso associazioni cattoliche per elogiarlo. Chi sono? Vecchi personaggi della destra più retriva e nuovi nomi di una sinistra arrogante e infida, che sembrano folgorati come Paolo sulla via di Damasco. Molti tuttavia lo onorano non per ottenere voti, ma con sincerità e confidano in quella «rivoluzione cristiana» in cui anch’egli aveva sperato.

Per capirci, e capire un po’ dove si trovano quei «certi aumenti» dovuti perfino a due atei, possiamo ricordare due righe di un articolo pubblicato da Mazzolari nel suo quindicinale Adesso nel gennaio 1949: «I beni che sono prima di noi e senza di noi, appartengono all’uomo, costituiscono il patrimonio dell’uomo. Questo per un senso naturale di rettitudine. Se poi uno ha la grazia di credere in Dio, scorge in tali beni una così chiara indicazione, che ci vuole dell’ improntitudine per dire: “questo, Dio l’ha dato a me e non ad altri”, quando gli altri sono milioni e non hanno né casa, né pane, né vestito. Nel Vangelo e nell’ insegnamento della Chiesa non si trovano le pezze giustificative di così blasfema destinazione dei beni terrestri...»

Mario Pancera

* Il Dialogo, Martedì, 22 maggio 2007


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