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A don Primo Mazzolari (1890 - 1959). «Et nos credidimus Charitati...»!

"Adesso"!!! Lettera di un industriale milanese a don Primo Mazzolari, presentata da don Aldo Antonelli - a cura di pfls

mercoledì 4 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Le letture possono essere molteplici ... ma io la trovo molto sofferta e sincera, ed anche molto premonitrice.
Chissà cosa scriverebbe, oggi, questo signore quando ormai la produzione si coniuga indissolubilmente con lo sfruttamento e l’inquinamento, con il falso e l’ingiustizia, creando dei vuoti di povertà abissali da una parte e accumulando inique ricchezze dall’altra.
Non dico per "progredire", ma anche solo per restare a galla, questi signori sono costretti, nolenti e/o (...)

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> "Adesso"!!! -- Quel Buon Pastore che prende Giuda sulle spalle. Francesco sulle tombe di don Mazzolari e don Milani.

mercoledì 26 aprile 2017

Francesco sulle tombe di don Mazzolari e don Milani

Nello stesso giorno, il 20 giugno, il Papa si recherà in forma privata sulla tomba del priore di Barbiana e del prete cremonese guardato con sospetto dalle gerarchie nel dopoguerra ma che fu riabilitato dall’arcivescovo Montini e da Giovanni XXIII

di Andrea Tornielli (La Stampa, 24/04/2017)

Città del Vaticano. Martedì 20 giugno, nello stessa mattinata, spostandosi in elicottero, Francesco si recherà a pregare in forma riservata e non ufficiale sulle tombe di don Lorenzo Milani a Barbiana e di don Primo Mazzolari a Bozzolo. Ieri, domenica 23 aprile, il Papa ha partecipato con un un videomessaggio alla presentazione del volume dei Meridiani contenente l’opera omnia di don Milani, definendolo un «grande educatore innamorato della Chiesa».
-  E sempre ieri la diocesi di Cremona ha reso noto che il Pontefice si recherà sulla tomba di don Primo Mazzolari, in forma riservata e non ufficiale a pregare sulla tomba di don Primo nella chiesa parrocchiale di Bozzolo. Oggi, con il bollettino vaticano, è stata confermata anche la visita a Barbiana. In poche ore, due significativi segnali verso altrettante importanti figure profetiche e incomprese della Chiesa italiana del Dopoguerra

Don Primo Mazzolari, prete che si diede alla clandestinità collaborando con la Resistenza, nel Dopoguerra aveva sviluppato un originale pensiero sociale: «Nessuno è fuori della carità», affermava. Venne criticato e sanzionato dall’autorità ecclesiastica. Amico di Ernesto Balducci, Giorgio La Pira, Nicola Pistelli, e dello stesso don Lorenzo Milani, aveva fondato la rivista “Adesso!”.
-  Nel 1955 aveva pubblicato anonimamente un saggio intitolato “Tu non uccidere” con il quale attaccava a fondo la dottrina della guerra giusta e l’ideologia della vittoria, optando per la non violenza e auspicando un forte «movimento di resistenza cristiana contro la guerra» che si impegnasse per la giustizia, considerata l’altra faccia della pace. Nel 1957 l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini lo aveva chiamato a predicare in diocesi, e negli ultimi mesi di vita, nel febbraio 1959, Giovanni XXIII lo aveva ricevuto in udienza salutandolo pubblicamente come «Tromba dello Spirito Santo in terra mantovana» (Bozzolo, dove il sacerdote era stato confinato è in provincia di Mantova ma in diocesi di Cremona).

Papa Francesco, aprendo la sera del 16 giugno 2016 il convegno della diocesi di Roma, parlando di Giuda e della necessità di andare incontro alle persone qualunque sia la loro condizione, aveva detto: «Don Primo Mazzolari fece un bel discorso su questo, era un prete che aveva capito bene questa complessità della logica del Vangelo: sporcarsi le mani come Gesù, che non era pulito andava dalla gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere».

Francesco, a commento dell’immagine di un capitello della basilica di Vèzelay, in Borgogna, nel quale secondo alcune interpretazioni si vede raffigurato il Buon Pastore che porta sulle spalle il corpo di Giuda, aveva citato una famosa omelia di Mazzolari dedicata all’apostolo traditore. Il parroco di Bozzolo, precursore del Concilio Vaticano II, il Giovedì Santo del 1958, aveva detto: «Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”».

«Amico! Questa parola - continua Mazzolari - che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli sono diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro».

Dopo aver ricordato la fine disperata dell’apostolo traditore, Mazzolari concludeva: «Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia».


Quel Buon Pastore che prende Giuda sulle spalle

Il Papa durante l’apertura del convegno della diocesi di Roma ha citato l’esempio del capitello della basilica di santa Maria Maddalena a Vèzelay, che ritrae l’apostolo traditore portato da Gesù. L’omelia di don Primo Mazzolari

      • Il capitello della basilica di santa Maria Maddalena a Vèzelay, con l’apostolo traditore portato da Gesù

di Andrea Tornielli (La Stampa, 17/06/2016)

Città del Vaticano. Papa Francesco, aprendo la sera del 16 giugno in San Giovanni in Laterano il convegno della diocesi di Roma, in un passaggio del suo intervento ha invitato a non «mettere in campo una pastorale di ghetti e per dei ghetti», ricordando che il realismo evangelico «non significa non essere chiari nella dottrina». «Non si tratta - ha aggiunto - di non proporre l’ideale evangelico, al contrario, ci invita a viverlo all’interno della storia, con tutto ciò che comporta».

A questo proposito Bergoglio ha parlato di un antico capitello medievale che a un estremo rappresenta Giuda e all’altro Gesù che porta il traditore ormai morto sulle spalle: «Don Primo Mazzolari fece un bel discorso su questo, era un prete che aveva capito bene questa complessità della logica del Vangelo: sporcarsi le mani come Gesù, che non era pulito andava dalla gente e prendeva la gente come era, non come doveva essere».

Francesco ha fatto riferimento a un capitello della basilica di Vèzelay, in Borgogna, dedicata a santa Maria Maddalena, che sorge sulla via che porta a Santiago di Compostela. Una chiesa dalla perfetta architettura romanica ben conservata, meta di pellegrinaggi nel Medio Evo, con migliaia di persone che venivano a invocare misericordia guardando all’esempio della donna che aveva incontrato la profonda compassione di Cristo ed era stata prima testimone della sua resurrezione.
-  In alto, sul primo capitello a destra per chi entra, c’è una scultura poco conosciuta, anche a motivo dell’altezza a cui è posta, circa venti metri dal suolo.
-  Una scultura che vista da vicino colpisce e sconcerta. Da un lato si vede Giuda impiccato, con la lingua di fuori, circondato dai diavoli. E fin qui nulla di nuove: esistono tante rappresentazioni della drammatica e violenta fine da suicida dell’apostolo che aveva tradito Gesù vendendolo per trenta denari.
-  La sorpresa arriva dall’altro lato del capitello. Si vede un uomo che porta sulle spalle il corpo di Giuda. Quest’uomo ha una strana smorfia sul volto: metà bocca appare corrucciata, l’altra metà sorridente. L’uomo veste la tunica corta ed è un pastore. È il Buon Pastore che porta sulle sue spalle la pecora perduta, la centesima pecora per cercare la quale ha lasciato le altre 99. L’artista che ha scolpito la scena e il monaco che l’ha ispirata ha voluto rappresentare qualcosa di estremo ipotizzando che anche Giuda vi sia stata salvezza.

A commento di questa immagine, Papa Francesco ha citato un’omelia che don Primo Mazzolari, il parroco di Bozzolo precursore del Concilio Vaticano II, tenne il Giovedì Santo del 1958, dedicata proprio a «Giuda, il traditore». «Povero Giuda - aveva esordito il sacerdote - Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. -Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!”».

«Amico! Questa parola - continua Mazzolari - che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli sono diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro».

Dopo aver ricordato la fine disperata dell’apostolo traditore, Mazzolari concludeva: «Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia».

«E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico».


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