Inviare un messaggio

In risposta a:
Antropologia, Eu-angelo, e Costituzione italiana - la nostra "Bibbia civile"- ed eu-"ropeua"!!!

Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio ... Francesco D’Agostino (dall’Avvenire) vuole dare lezioni a Rosy Bindi e mostra solo tutto il livore di un cattolicesimo che ha sempre confuso "Erode" con Cesare e Dio con "Mammona"!!! - a cura di pfls

mercoledì 11 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] I "valori non negoziabili", che è compito di tutti i politici e quindi in particolare dei politici di ispirazione cristiana difendere, sono valori umani universali: eguaglianza tra uomini e donne, difesa dei soggetti deboli (in particolare bambini e anziani), tutela e promozione del diritto alla libertà religiosa, alla vita, alla salute, all’educazione, al lavoro, no alla tortura, alla pena di morte e a ogni pena criminale degradante, proibizione di ogni manipolazione eugenetica, (...)

In risposta a:

> Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio ... Il gran ritorno dei cattolici (di Adriano Prosperi).

sabato 19 novembre 2011

Il gran ritorno dei cattolici

di Adriano Prosperi (la Repubblica, 19 novembre 2011)

"Siamo passati dal Carnevale alla Quaresima": lo ha detto il neoministro Andrea Riccardi ma lo abbiamo pensato in molti. Il passaggio è stato brusco e totale. Un governo sottoposto a una cura dimagrante da cavallo nei numeri, sullo sfondo di scenari austeri.

Senza la profusione di colori e i sontuosi sfondi rinascimentali delle conferenze stampa d’una volta; e non parliamo della sobrietà e della severità quasi luttuosa dei discorsi e dei rituali. È finito il ciclo carnevalesco delle feste in ville e palazzi, del "bunga bunga", della carnalità traboccante e colorata, del corteggio di nani e ballerine che circondava, seguiva, abbracciava un re Carnevale in doppiopetto. Qualcuno un giorno rievocherà forse con nostalgia i nostri ruggenti anni dieci del secondo millennio, con quelle donne belle ed eleganti dai soprannomi ammiccanti, dalle professioni surreali - l’Ape regina, l’igienista dentaria, le escort - introdotte nel sacrario del potere col solo compito di far sentire amato il padrone.

Ma ecco, appunto, la Quaresima che irrompe sulla scena e sconfigge re Carnevale: ancora una volta si affaccia sulla società italiana una immagine antica, legata come poche altre alla cultura popolare del nostro paese, elevata a chiave di lettura della storia d’Italia da chi, come Francesco De Sanctis , vide la Controriforma come una Quaresima piombata sul Carnevale italiano del Rinascimento cancellando con una maschera di finta devozione la vera modernità, quella che si riassumeva per lui nel nome di Machiavelli. Oggi l’immagine coniata dal liberale e anticlericale De Sanctis, vero maestro intellettuale dell’Italia, che non ebbe simpatia né per il Carnevale né per la Quaresima viene usata da uno storico cattolico che proprio in quanto cattolico impegnato nei problemi del mondo è stato chiamato a far parte del nuovo governo. E si levano toni trionfalistici dal mondo dei cattolici impegnati in politica: si afferma così negli storici del presente la tesi secondo cui il grande rivolgimento nell’assetto governativo a cui assistiamo sarebbe stato concepito nel recente convegno tenutosi nel convento di Montesanto presso Todi. Il suo atto di fondazione sarebbe dunque l’invito del cardinal Bagnasco ai laici cattolici a portare nella società i principi della dottrina sociale della Chiesa. Mentre ci chiedevamo perché le autorità ecclesiastiche fossero così reticenti davanti alle voci critiche che si levavano dal mondo dei cattolici italiani, in realtà quelle stesse autorità stavano preparando il mutamento di cavalli.

La questione merita una qualche attenzione perché non c’è dubbio che la componente culturalmente più significativa di questo governo appena nato è quella di un cattolicesimo di alta qualità, nutrito di impegno sociale e culturale, che rappresenta qualcosa di molto remoto dai "laici devoti" e dai "convertiti" dell’apparato berlusconiano.

Ma intanto andrà detto prima di tutto che senza l’iniziativa politica assunta in prima persona dal Presidente della Repubblica, interprete straordinariamente lucido delle necessità primarie del Paese che in lui si è riconosciuto, questo cambiamento - tanto urgente nella realtà quanto remoto dalla mente di Berlusconi e della sua maggioranza - non sarebbe avvenuto e adesso, nella migliore delle ipotesi, staremmo assistendo a una campagna elettorale lacerante e affondando sempre più in una crisi devastante. Ma se è vero che una parte del mondo cattolico - la più consapevole e seria - si è resa disponibile per prendere il timone degli affari italiani, bisognerà ricordare che è stata la cultura laica italiana a battere sul chiodo costituzionale della necessità di stili di vita adeguati da parte dei rappresentanti eletti del popolo italiano: sul bisogno di trasparenza nell’intreccio tra affari e politica: sul fatto che gli uomini delle istituzioni devono essere rispettabili se vogliamo che le istituzioni siano rispettate: sul fatto che la sopraffazione dei diritti e delle leggi esercitata dalla ricchezza e dal potere scardina l’ordinamento democratico.

Il disvelamento delle macchine del fango nelle inchieste giornalistiche di Giuseppe D’Avanzo, la lucida difesa delle regole contro il malaffare e l’illegalità da parte di Stefano Rodotà, la testimonianza di Roberto Saviano sono stati contributi di una cultura che ha difeso i diritti di tutti e ha richiamato al rispetto dei principi consacrati nella nostra Costituzione, contro il mantra dell’intoccabilità del potere di chi ha avuto la maggioranza dei voti.

Non si tratta di spartirsi i meriti di una svolta che per ora è solo annunciata e che non sarà facile portare a buon fine. Né è il caso in questo momento di ricordare la distrazione, i silenzi e talvolta gli sghignazzi che hanno accolto i "moralisti": la parola stessa è stata usata come un insulto, una gogna.

Fa bene Rodotà a rigraduare il valore della parola professandosi moralista incallito e non pentito nel suo magnifico "Elogio del moralismo"(Laterza). Il problema è un altro: ai cattolici che caratterizzano con la loro presenza il nuovo governo si deve chiedere conto di come intendono interpretare la loro appartenenza religiosa.

Abbiamo alle spalle un governo dove l’alleanza con la Chiesa è stata pagata coi diritti dei cittadini, delle donne, dei malati, degli studenti della scuola pubblica. Non è quella l’interpretazione della testimonianza di fede che può andare d’accordo con la costituzione. Ma non possiamo dimenticare che a Todi il cardinal Bagnasco ha indicato ai cattolici in politica l’obbligo di difendere alcuni punti, dove sarebbero in gioco valori definiti con aggettivi assai robusti - "essenziali, nativi, irrinunciabili, inviolabili, inalienabili, indivisibili, e dunque non negoziabili". E quei principi sarebbero in gioco laddove si discute dell’inizio e della fine della vita, del matrimonio come legame tra un uomo e una donna, della libertà religiosa ed educativa. Il futuro prossimo chiarirà se quelli che sono entrati nel governo e lo caratterizzano sono dei "cattolici adulti" oppure no.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: