L’abbé Grégoire, precursore della lotta contro il razzismo
dii Edoardo Castagna (Avvenire, 13.07.2007)
Non siamo ancora riusciti a sbarazzarci dell’idea di razza. Ancora oggi, è senso comune ripartire l’umanità in gruppi, più o meno chiusi, secondo l’idea che le differenze fisiche tra gli uomini siano indice di appartenenza a un determinato sottoinsieme della grande famiglia umana. Criterio principe di questa catalogazione, il colore della pelle. A nulla sono valsi, finora, i richiami di chi di queste cose se ne intende - genetisti in primis: la razza umana è una sola, fatta di tanti individui dalle infinite variabilità. A nulla è valso rilevare come certe caratteristiche fisiche siano, sì, più concentrate in alcune aree del globo, ma che da questo a tracciare linee di confine nette ne passa.
Per questo è particolarmente utile rileggersi il brillante pamphlet scritto nel lontano 1826 da Henri Grégoire, il poliedrico vescovo della Rivoluzione francese, ardente repubblicano e oppositore della prima ora di Napoleone, nonché precursore di ogni battaglia contro il razzismo. La nobiltà della pelle non è infatti soltanto un classico del pensiero abolizionista sulla schiavitù, ma anche una delle prime indagini sul retroterra, culturale e politico, del razzismo. Grégoire affronta con taglio schietto e diretto, la più generale questione del pregiudizio e del suo ruolo storico e politico, per poi soffermarsi su quello legato ai diversi colori della pelle. «Avvilire gli uomini - scrive Grégoire - è lo strumento per renderli vili»: ed ecco la severa denuncia morale dell’atteggiamento dei negrieri e degli schiavisti, che condannano le loro vittime a un contesto fatto soltanto di vizio, di ignoranza della religione, di sfruttamento come bestie da soma.
L’abbé Grégoire passa poi al contrattacco: «Solo il delirio potrebbe supporre che l’affetto e l’odio, la stima e il disprezzo formino delle scale applicabili proporzionalmente ai colori puri e alle tonalità intermedie della specie umana». Soprattutto quando è l’esperienza a mostrare che, «dal bianco al nero, su cento volti se ne vedevano a stento due che fossero dello stesso colore». E si appoggia sia sui principi universalisti laici della Rivoluzione francese, sia su quelli, altrettanto universali ma sorretti dalla fede, della Chiesa cattolica che «ha ripudiato questo pregiudizio» e ha fatto prassi, da millenni, che «nel suo seno non v’è alcuna distinzione di colore nella ripartizione dei beni spirituali».
Il pamphlet, seppur breve, è tuttavia completo; non manca l’indicazione dei mezzi pratici per il superamento del pregiudizio, mettendo in prima fila la responsabilità dei legislatori e degli uomini di Chiesa. E, a mo’ di conclusione, anche quello degli intellettuali.
Henri Grégoire
La nobiltà della pelle
Medusa. Pagine 78. Euro 11,00