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Realtà e rappresentazione. Lo "scurismo" morattiano del "no Vat" e il "luminismo" sgarbiano del "W Botero"!!!

ITALIA: IL BEL PAESE? MA DOVE E’ LA LETIZIA E DOVE LA GAIEZZA?!! SOLO MUSICHE MORATZIANE E SGARBI. MILANO NON HA PIU’ NE’ IMMAGINAZIONE NE’ INTELLIGENZA NE’ CORAGGIO: FA SBADIGLIARE!!! LA MOSTRA "VADE RETRO. ARTE E OMOSESSUALITA’" E’ STATA ANNULLATA. Intervista a Philippe Daverio - a cura di pfls

"I capi delegazione hanno incontrato all’alba suor Letizia al convento delle Carmelitane e hanno deciso la linea da tenere"
domenica 15 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] "Di fronte alla censura - ha commentato Sgarbi riferendosi all’annullamento dell’esposizione - la soluzione più concreta è la censura estrema e quindi la cancellazione della mostra".
Nei giorni scorsi era stata decisa la rimozione di due opere, una, le cui fattezze ricordano Papa Benedetto XVI, l’altra, una manipolazione della fotografia di Silvio Sircana fermo in auto vicino ad un transessuale."Per quei due casi, mi sono trovato d’accordo, perchè le opere fanno riferimento a persone (...)

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> ITALIA: IL BEL PAESE? MA DOVE E’ LA LETIZIA E DOVE LA GAIEZZA?!! SOLO MUSICHE MORATZIANE E SGARBI. MILANO NON HA PIU’ NE’ IMMAGINAZIONE NE’ INTELLIGENZA NE’ CORAGGIO: FA SBADIGLIARE!!! LA MOSTRA "VADE RETRO. ARTE E OMOSESSUALITA’" E’ STATA ANNULLATA. Intervista a Philippe Daverio - a cura di pfls

domenica 15 luglio 2007

Le manie di protagonismo e i pasticci della giunta

di Natalia Aspesi *

Se un sindaco avveduto si prende come assessore alla Cultura un birboncello un po’ ripetitivo ma tenace nel suo fanciullesco bisogno di infastidire, e costui annuncia una mostra d’arte omosessuale, per di più presa a scatola chiusa in quanto organizzata da altri, cosa dovrebbe fare? Conoscendo la pia diffidenza sua e di tutta la sua proba giunta sia verso ogni riferimento anche monastico alla sessualità, dovrebbe per lo meno mettersi in allarme: volerne sapere di più, farsi mandare le bozze del catalogo, chiedere lumi a qualche vero esperto d’arte, prima che il Comune avalli la mostra e le dia il suo patrocinio. Soprattutto se si è portati a vedere blasfemia e pedofilia dappertutto, in questo caso perché tale è il rifiuto istintivo per i gay, politicamente mascherato da bonaria tolleranza, da ritenerli capaci di ogni nequizia.

Già il titolo annunciava spiritosamente l’obbligo allo scandalo, "Vade retro": e se per esempio John Kirby dipinge con il titolo fuorviante "Il bacio" due giovanotti completamente vestiti che tenendosi a distanza hanno le facce vicine come se uno sussurrasse qualcosa nell’orecchio dell’altro e su una parete c’è un piccolo crocefisso, subito si grida a quella blasfemia che solo una mente contorta può intravedervi. La giunta milanese è stata presa in contropiede dalla propria inerzia e mancanza di curiosità e conoscenza verso l’arte contemporanea: cosicché anziché invocare Satana con colpevole ritardo a difesa della fede, della morale e degli innocenti, avrebbero semplicemente potuto constatare, prima di rendersi ridicoli, quanto questa mostra sia scarsa dal punto di vista della ricerca, della denuncia e della stessa arte, rispetto alle tante gallerie americane, come la House Arena di Brooklyn dove con il titolo "The male Gaze", espone un gruppo di venti artisti della "gay male art", che comunque la critica ha già definito «un microtrend di consumo» destinato ad essere presto superato. È vero che oggi è opera d’arte qualsiasi cosa, come ha insegnato nel 1919 Duchamp con il suo celebre "orinatoio", e la Gioconda con barba e baffi (vedi il goliardico "Viva" sull’inguine del donnone di Botero) intitolata "Elle a chaud au cul"; ma ancora esiste una distinzione sia pure labile tra arte e pornografia, soprattutto se questa è derivata dalla ricca produzione di foto, disegni e fumetti delle homoriviste più ricercate (la francese "Keiserin", l’olandese "Butt") e un tempo underground.

È banale ricordare che l’arte ha sempre fatto scandalo, l’han fatto gli impressionisti, i cubisti, i surrealisti, movimento dopo movimento: ha fatto scandalo nel 1997 la mostra londinese "Sensation" che consacrava il gruppo "Young British Artists", e rischiò di essere chiusa causa l’enorme ritratto di scomposizione fotografica di una feroce assassina di bambini. Alla Biennale di Venezia del 1972 De Dominicis presentò la performance di un ragazzo affetto dalla sindrome di Dawn e alla galleria romana la Nuova Pesa un finto impiccato con un pennello là dove poteva simulare un’erezione; si videro ovunque, sempre con alti lai e richieste di soppressione, le foto di Mapplethorpe con sodomizzazioni impressionanti, nei primi anni della diffusione dell’Aids la Biennale orrificò il Patriarca di Venezia quando i primi gruppi gay di protesta disegnarono sulle pareti enormi peni rivolti verso il volto del Papa di allora. Maurizio Cattelan nel 1999 crocefisse il gallerista De Carlo, e diventò ricchissimo con la statua di cera a grandezza naturale rappresentante papa Giovanni Paolo II gettato a terra da un meteorite, e apparendo ancora più iconoclasta con il suo piccolo Hitler inginocchiato a pregare a mani giunte. Milano era già precipitata in fervido scontro quando la Fondazione Trussardi aveva fatto appendere dal solito benemerito Cattelan (tutto gli si perdona, è fidanzato con Victoria Cabello di Mtv!), su un albero di piazza XXIV Maggio, tre pupazzi impiccati che la propensione all’horror dei milanesi aveva fatto scambiare per bambini.

Spiace che tutto questo improvvido casino frutto di disimpegno e maniacale voglia di protagonismo, faccia parlare di omosessualità come peccato e oscenità proprio mentre faticosamente si tenta di riportare un discorso sereno e costruttivo sui famosi Pacs diventati Dico e al presente, in attesa di ulteriore sigla, Cus (-cus?).

* la Repubblica, 15 luglio 2007


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