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Preti pedofili

RE "ERODE" E LA "TEOLOGIA POLITICA" DEL VATICANO. LETTERA APERTA A DON FORTUNATO DI NOTO di www.bispensiero.it ( www.ildialogo.org, www.mobilitazionesociale.it, www.chiesaincammino.it ) e (a seguire) A MONS. RINO FISICHELLA di Fausto Marinetti - a cura di pfls

lunedì 30 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Non vogliamo accomiatarci senza produrre delle proposte positive:
a - un telefono verde in ogni diocesi riservato alle vittime dei preti. Ma, chiaro, sia gestito dai laici, perché i bimbi, ormai, hanno paura delle vesti nere.
b - i delitti di pedofilia non siano soggetti a prescrizione
c - siano riconsegnati alla giustizia i preti pedofili fuggitivi dai loro paesi
d - si chiudano tutti i seminari e i preti siano solo uomini maturi, educati dalla comunità, scelti dalla gente, come (...)

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> RE "ERODE" E LA "TEOLOGIA POLITICA" DEL VATICANO. LETTERA APERTA A DON FORTUNATO DI NOTO di www.bispensiero.it ( www.ildialogo.org, www.mobilitazionesociale.it, www.chiesaincammino.it ) e (a seguire) A MONS. RINO FISICHELLA di Fausto Marinetti - ... e le metafore sbagliate di Bertone.

domenica 2 settembre 2007

Politica - Dibattito

Le metafore sbagliate del cardinale Bertone.

di Rosario Amico Roxas *

Di ritorno dagli Stati Uniti, dove è andato a cercare l’appoggio della curia americana al suo disegno pontificale, il card. Bertone è stato travolto da quesiti che ha cercato di glissare prima, per poi azzerare con una metafora che, in verità si trasforma in un boomerang. Ha tentato una parvenza di difesa di don (!) Gelimini, per poi partire all’attacco in difesa dell’ulteriore scandalo che sta investendo la Chiesa italiana, quello riguardante il prestigioso liceo della Torino-bene Valsalice. Difende attaccando il cardinale Bertone, per dimostrare una sua personale autorevolezza che dovrebbe surclassare le motivazioni accusatorie.

-  Dice Bertone:
-  «La Cappella Sistina restaurata è uno splendore e ha riacquistato i colori originali di Michelangelo, specialmente il grande affresco del Giudizio Universale. Ci sono dei ritagli di affresco che hanno mantenuto il colore rovinato, viziato dalle candele, dai secoli, dalle celebrazioni. Quindi, ci sono dei ritagli, dei rettangoli oscuri. Se uno puntasse la telecamera per riprendere la Cappella Sistina su questo angolo oscuro e non la puntasse sullo splendore, sarebbe una falsificazione. Anche questo frammento è Cappella Sistina, certamente, ma non è il grande capolavoro. La Chiesa - prosegue Bertone - è un grande capolavoro di Dio e degli uomini e delle donne di Chiesa, nel passato della sua storia gloriosa e nell’attualità di un volume immenso di bene che la Chiesa produce in ogni parte del mondo». Per questo la «requisitoria» si chiude con una condanna: il «modo dei media di presentare la Chiesa, qualunque sia l’intenzione o la colpa, è un modo mistificatore».

A metafora non si può rispondere che con un’altra metafora; non comprendere, il cardinale Bertone, che sotto accusa non sono “i ritagli dell’affresco”, bensì lo splendore che circonda quei ritagli.

La Chiesa “è un grande capolavoro di Dio e degli uomini e delle donne di Chiesa, nel passato della sua storia gloriosa....”. La Chiesa, come comunità dei cristiani è quella voluta da Cristo; è la Chiesa che vive e opera nel mondo proponendo la solidarietà fra gli uomini, l’amore, la giustizia, l’equità; è la Chiesa che condivide i drammi che in tutte le epoche si sono verificate nel pianeta, per lenirne i catastrofici effetti; è la Chiesa che condivide le parole e l’insegnamento di Cristo e ne fa motivo di proselitismo lì dove la voce di Cristo non giunge; è la Chiesa dell’esempio vivente, l’esempio di Madre Teresa di Calcutta, l’esempio dei sacerdoti dell’America latina, l’esempio dei preti-operai e di tutte quelle persone che si sono fatte carico delle croci altrui portando la Croce di Cristo, ben consapevoli che una croce senza Cristo è troppo gravosa da portare.

Ma Bertone non rappresenta questa Chiesa; è il n. 2 della nomenclatura vaticana, ma dello Stato Città del Vaticano, quello che brilla dello splendore degli affreschi, della ricchezza degli ori, della magnificenza dei suoi musei, della solidità del suo Istituto per le Opere Religiose, conosciuto come IOR, la banca che tratta a livello internazionale con le altre banche del pianeta e non sempre in maniera limpidissima; è la Chiesa che amministra il più ingente patrimonio immobiliare privato d’Italia; è la Chiesa che gestisce l’8 per mille dei proventi dello Stato, ma ne utilizza solo il 18% per opere di beneficenza, riservando il resto alle esigenze di apparenza e non di sostanza.

I ritagli dell’affresco, dal colore rovinato, possono rappresentare l’eccezione che conferma come la Chiesa vive nel mondo e subisce le alterazioni del tempo; è la magnificenza che non corrisponde all’insegnamento di Cristo, è l’opulenza, il formalismo, l’indottrinamento, le esegesi, le epistemologie del trascendente, che allontanano il mondo della fede che non si riconosce più nelle parole private dell’esempio. Il capolavoro di Dio è il cristianesimo che è dilagato quando “i cristiani venivano dato in pasto ai leoni” e non per meriti delle gerarchie vaticane, ma per la fede del popolo cristiano.

Cercando l’imposizione forzata, identificando le radici elettivamente nell’Europa, dichiarando un primato che dovrebbe ridurre gli altri popoli e le altre religioni a fenomeni antropologici subordinati, non al cristianesimo, bensì alle gerarchie dello Stato Città del Vaticano, si capovolgono i termini del mandato di Cristo e si pretende di dare “i leoni in pasto ai cristiani”, vanificandone lo spirito.

* Il dialogo, Domenica, 02 settembre 2007


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