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Ma che Assisi!!! Ma quale ecumenismo!!! Forza "Deus caritas est"!!!

RATZINGER PROFETA ... DI SVENTURA E DI GUERRA!!! Il segretario del Papa, Padre Georg Gänswein, torna sul discorso di Ratisbona, conferma, e rilancia. Prepararsi alla mobilitazione contro l’Islam!!! - a cura di pfls

domenica 29 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] A Ratisbona nel settembre 2006 papa Ratzinger sollevò una tempesta internazionale perché aprì il suo discorso con una citazione di un imperatore medievale bizantino, secondo cui Maometto non aveva portato nulla di "buono e umano" perché esortava a diffondere la fede con la spada. Ratzinger pronunciò la citazione senza distanziarsi e ci vollero scuse vaticane a ripetizione e un’edizione aggiornata del discorso per ristabilire rapporti normali con il mondo islamico. In parecchi (...)

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> RATZINGER PROFETA ... DI SVENTURA E DI GUERRA!!! --- 2005-2010: IL PAPATO DEL DISASTRO (di Robert Mickens, vaticanista americano).

sabato 17 aprile 2010

Ma nel mondo questo papa sta perdendo la voce morale

di Robert Mickens (Liberazione, 16 aprile 2010)*

Papa Benedetto XVI siede sul Trono di Pietro da cinque anni, tra pochi giorni, e, mentre coloro che vivono all’interno del Gra (Grande Raccordo Anulare) sono troppo vicini alla corte papale per notarlo, molte persone nel mondo pensano che questo pontificato si stia avviando rapidamente al disastro.

Dopo una lunga serie di decisioni controverse prese "motu proprio" (di propria iniziativa) e senza un’estesa o seria consultazione (es.: la ripresa della Messa Tridentina, il riavvicinamento agli scismatici e antisemiti seguaci di Marcel Lefebvre, l’istituzione di quasi-diocesi per Anglicani ultraconservatori che si convertono in massa al cattolicesimo Romano, ecc.), la credibilità del papa è stata seriamente compromessa, più recentemente, dallo scandalo di abusi sessuali su minori da parte di religiosi e che, con effetto domino, si sta abbattendo sull’Europa continentale.

Ancor più offensivo è stato il rifiuto di papa Ratzinger di rispondere ad una serie di accuse che lo indicano colpevole al pari di ogni altro vescovo nel mondo che ha cercato di tenere nascosto alla stampa e alle autorità civili il fenomeno degli abusi sessuali. Documenti che risalgono all’epoca in cui era cardinale-arcivescovo di Monaco (1977-1982) e prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (1981-2005), suggeriscono che, nella migliore delle ipotesi, egli abbia delegato troppa della sua responsabilità a dei subalterni nel trattare i casi di abusi sessuali commessi dal clero; in quella peggiore, questi incartamenti rivelano che non abbia agito nella "rigorosa, trasparente e rapida" maniera, che i suoi sostenitori, invece, dicono abbia usato.

Trasparenza e rapidità non sono termini che una persona seria userebbe in riferimento all’operato di Joseph Ratzinger. Forse il contrario. Ma questo non ha impedito a gran parte dei giornali italiani di utilizzarli in quella che sembra a molti non-italiani come una difesa papalina del "troppo offeso" pontefice. I difensori del papa, che indossino la berretta rossa o che per essi scrivano, vorrebbero dipingerlo come vittima di un complotto preparato dai media internazionali e dai laicisti "nemici della chiesa". Alcuni vaticanisti includono anche dei "dissidenti cattolici".

Ma per molti che non vivono nel Bel Paese, la situazione appare diversa. Negli Stati Uniti, in Canada, Australia, Inghilterra, Irlanda e negli altri paesi che sono già stati costretti a gestire lo scandalo degli abusi sessuali fatti dal clero - Austria inclusa -, i cattolici sono sconcertati dal silenzio di papa Benedetto e arrabbiati per come i suoi fedeli alleati con la mitria lo abbiano difeso gridando al complotto.

Il deferente peana fatto dal cardinal Angelo Sodano la domenica di Pasqua in piazza San Pietro ha imbarazzato molti cattolici nel mondo ed ha soltanto dato maggior rilievo al silenzio del Papa ed ha totalmente oscurato il messaggio pasquale facendo sembrare lui e la Chiesa intera eccessivamente difensivi piuttosto che trasparenti e veritieri.

In molti paesi, i cattolici - sia conservatori sia progressisti - stanno semplicemente chiedendo al loro papa, un uomo che conoscono come fortemente dedito alla difesa della Verità, di farsi avanti e di dire la verità. Vogliono che ammetta cosa sapeva e quando lo ha saputo; cosa ha fatto e perché lo ha fatto. E se ha commesso degli errori si aspettano che, come ogni altra persona, lo ammetta e si prenda la responsabilità. Questo includerebbe un vero chiedere scusa, un vero "mea culpa", e non soltanto una calcolata espressione di dispiacere, che è quello che molti hanno avvertito nella sua inadeguata lettera di dieci pagine indirizzata ai cattolici in Irlanda.

Essi sanno perfettamente che gli ufficiali della Chiesa, inclusi quelli di Roma, hanno appena iniziato a trattare questi "crimini" perché le vittime hanno trovato il coraggio di denunciare i preti alle autorità civili (cosa che i capi della Chiesa non hanno fatto) e, in alcuni paesi, i tribunali hanno imposto alle diocesi e agli ordini religiosi il pagamento di somme ingenti come risarcimento alle vittime. La cattiva pubblicità sulla stampa ha giocato un ruolo non secondario nel costringere la svogliata gerarchia cattolica a prendere finalmente dei provvedimenti con riluttanza e inadeguatamente.

Quello che servirebbe ora per ristabilire la fiducia e la credibilità è qualcosa di più radicale che pubblicare le contorte norme procedurali della Congregazione per la dottrina, a lungo secretate, sul sito del Vaticano - dopo quasi cinque anni di pontificato.

Lo scandalo degli abusi e il suo insabbiamento secondo quasi tutti i vescovi del mondo sono diventati una crisi istituzionale - una crisi di autorità e di credibilità. Questo perché lo scandalo degli abusi sessuali (o forse il modo in cui il Vaticano lo ha malgestito) è diventato un parafulmine per altre profonde preoccupazioni che sono state a lungo ignorate da Roma. Ci sono crescenti tensioni sin dal pontificato di Giovanni Paolo II, quando lui e l’allora cardinal Ratzinger hanno risolutamente fermato il dibattito interecclesiale e la discussione su vitali e irrisolti problemi dopo il Concilio Vaticano II, come la collegialità episcopale, l’obbligatorietà del celibato sacerdotale, il ruolo della donna nella chiesa, e l’insegnamento di Roma sulla sessualità, solo per citarne alcuni.

Poi c’è una serie di iniziative nell’attuale pontificato - specie il ritorno al rito Tridentino, - che ha creato ancora più forte disagio e preoccupazione fra i "cattolici del concilio". Ciò che lega questi temi all’attuale crisi degli abusi sessuali è la dolorosa presa di coscienza tra fedeli, che siano ordinati o non-ordinati, che c’è un velenoso clericalismo che sta diventando un cancro nel corpo di Cristo; che nuove strutture siano necessarie affinché la lobby clericalista, che a lungo ha favorito l’insabbiamento ed ha incoraggiato l’ossessiva segretezza all’interno di questa piccola casta, debba essere radicalmente riformata e sostituita da una vera "communio" ecclesiale che faccia spazio ai non-ordinati nella dirigenza della chiesa.

Tutte queste tensioni, e l’inabilità della Santa Sede a gestirle, stanno generando una implosione. Ma pare che il papa e i suoi collaboratori non se ne rendano conto. Ancora. E pensano che sia una breve crisi che tra poco passerà. Probabilmente sono sostenuti in questo dalla lettura della stampa italiana che, in gran parte, è deferente al potere della gerarchia ecclesiastica e difende quello che sembrerebbe il più grande tesoro nazionale italiano, il papato. Mentre si avvicina l’anniversario di questo controverso pontificato, diventa dolorosamente chiaro anche ai più fedeli sostenitori che papa Benedetto XVI sta perdendo la sua voce morale. E quando la recupererà - se la recupererà - saranno pochi quelli disposti ad ascoltarla ancora.

* vaticanista americano


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