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COSTITUZIONE ITALIANA E SESSUALITA’. Per tutti e per tutte (papi o papesse, re o regine), cittadini e cittadine, una importante sentenza della Corte di Cassazione. "L’omosessualità è espressione del diritto alla realizzazione della propria personalità". E una nota di commento sul bacio dei due ragazzi gay arrestati di Mons Giovanni Climaco Mapelli - a cura di pfls .

martedì 31 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Monsignor Mapelli, che invita a tenere come stella polare la legislazione europea e l’odierna sentenza della Corte di Cassazione, si augura che l’incidente di Roma sia stato soltanto un brutto equivoco [...]

La suprema corte: "Libertà di vivere senza restrizioni le proprie preferenze sessuali"
"E’ espressione del diritto di realizzazione della personalità, tutelato dalla Costituzione"
La Cassazione apre agli omosessuali:
"Devono (...)

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> COSTITUZIONE ITALIANA E SESSUALITA’. ---- Il vescovo di Ragusa, mons Urso: “Lo Stato riconosca le unioni gay”.

venerdì 13 gennaio 2012


-  Vescovo Ragusa: Stato dica si’unioni gay
-  Ad altri spettera’ la valutazione morale

(ANSA)-RAGUSA, 12 GEN- Lo Stato riconosca le unioni omosessuali.

Lo afferma il vescovo di Ragusa, Paolo Urso, in un’intervista alla testata on-line ’’Quotidiano.net’’ pubblicata anche sul sito di informazione della curia Insieme. ’’Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme - afferma - e’ importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Uno Stato laico come il nostro -aggiunge- non puo’ ignorare il fenomeno delle convivenze. Poi la valutazione morale spettera’ ad altri’’.


Il vescovo di Ragusa: “Lo Stato riconosca le unioni gay”

Lo afferma in un’intervista mons Urso: “Alla Chiesa spetta solo la valutazione morale, ma non chiamiamoli matrimoni”

di REDAZIONE *

ROMA Lo Stato riconosca le unioni omosessuali. La Chiesa si riservi invece il giudizio morale. È l’auspicio espresso dal vescovo di Ragusa, Paolo Urso, in una lunga intervista alla testata on-line «Quotidiano.net» che compare anche nel sito di informazione della curia «Insieme».

«Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme - afferma - è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato - precisa - con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo».

Monsignor Urso parla di una chiesa dalle «porte aperte» e affronta temi cruciali come l’immigrazione, il pacifismo, le convivenze, la fecondazione assistita. Ma è soprattutto sulle unioni tra gay che monsignor Urso esprime il giudizio più impegnativo. C’è - viene chiesto al vescovo - un ritardo su questi temi? «Uno Stato laico come il nostro - è la risposta - non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri».

Nel 2005, in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, mons. Urso dichiarò al Corriere della Sera che sarebbe andato a votare, lasciando libertà di coscienza ai fedeli. Si pose quindi in contrasto con l’allora presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, che aveva invece richiamato la Chiesa all’astensione. Rifarebbe quella scelta? «Senza dubbio la rifarei» risponde. «Sono stato educato - aggiunge - alla laicità dello Stato e al rispetto delle leggi civili. Quando il cittadino è chiamato a compiere delle scelte concrete, il compito della Chiesa è quello di offrire ai fedeli strumenti per decidere in autonomia e consapevolezza. Per questo ho detto alla mia gente: “Informatevi, documentatevi, vedete se questo tipo di soluzioni sono giuste e giudicate voi».

Quella di Ruini fu, secondo il prelato, «un’azione di strategia politica». «Ma io credo - conclude - che i vescovi con la politica e le sue logiche non debbano avere nulla a che fare».

* La Stampa, 12.01.2012


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